laR+ IL COMMENTO

Il no al pedaggio è condivisibile, ma ha un futuro incerto

La posizione del Consiglio di Stato si basa su ragioni solide, ma il 69% della popolazione svizzera le pensa diversamente. E siamo in periodo di elezioni

In sintesi:
  • La recente mozione di Marco Chiesa non aiuta il governo cantonale
  • A rimetterci sarebbero i pendolari ticinesi, non i vacanzieri
Tema destinato a far ancora discutere
(Ti-Press)
5 luglio 2023
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Sembra chiaro a tutti, o dovrebbe esserlo, che un eventuale pedaggio per transitare nel tunnel autostradale del San Gottardo difficilmente ridurrà i chilometri di coda nei periodi ‘caldi’ dell’anno. Lo dimostrano Gran San Bernardo, Brennero e Monte Bianco, dove il traffico non è diminuito con l’introduzione di una ‘tassa’ per il passaggio, anche se salata. I vacanzieri che si spostano sulle quattro ruote, in crescita nonostante l’aumento dei costi della benzina e l’inflazione, con poche probabilità si farebbero scoraggiare da 50 franchi in più sul budget per le agognate ferie.

All’ipotesi di un pedaggio al Gottardo il Consiglio di Stato ticinese ha espresso un chiaro no. Per diverse ragioni. Ma soprattutto perché un pedaggio costituirebbe una difficoltà ulteriore per quella parte della nostra economia che sempre più vuole orientarsi verso la Svizzera interna e un cattivo messaggio per il (talvolta fragile) sentimento di ‘svizzeritudine’ cantonale. Quella che arriva da Palazzo delle Orsoline è quindi una posizione comprensibile e condivisibile. Che potrebbe però avere vita difficile in un altro Palazzo. Il Palazzo federale. Il motivo: il 69% della popolazione svizzera – secondo un’indagine di Tamedia, che tuttavia ha sondato poco l’opinione a sud delle Alpi – sarebbe favorevole alla ‘tassa’ di transito. E in campagna elettorale, in vista del voto di ottobre, l’opinione della maggioranza dei cittadini potrebbe risultare più seducente di quella dell’esecutivo ticinese. La partita è insomma aperta. Non è una buona notizia, dato che fino a qualche anno fa la proposta di introdurre il pedaggio aveva scarse speranze di essere presa sul serio. E allora non aiuta la posizione – tutt’altro che allineata a quella del Consiglio di Stato – del ’senatore’ Marco Chiesa, attualmente unico rappresentante del Ticino alla Camera alta. Quel ramo del parlamento federale dove gli interessi del Cantone cui l’eletto/a appartiene devono (o dovrebbero) prevalere su quelli del rispettivo partito. Il presidente nazionale dell’Udc è infatti autore di una recente mozione che vuole incaricare il Consiglio federale di allestire una revisione legislativa per l’introduzione di un pagamento richiesto a chi attraversa le gallerie autostradali alpine. Gottardo ovviamente compreso. Pedaggio che, nelle intenzioni di Chiesa, dovrebbe essere ‘neutralizzato’ per gli automobilisti elvetici tramite sconti su altre voci di spesa. Detto altrimenti: pedaggio sì, ma solo per gli stranieri. Così come non facilitano le cose al Consiglio di Stato i Verdi liberali ticinesi che, convinti della necessità di chiamare alla cassa chi varca le Alpi con pedaggi che in bassa stagione “costerebbero meno di un caffè”, rimproverano all’esecutivo cantonale la mancanza di volontà nell’affrontare il problema. Insomma, sul tema non c’è unità di intenti.

Eppure a complicarsi, con l’introduzione del pagamento, sarebbe soprattutto la situazione dei pendolari che regolarmente si devono recare in Svizzera interna e che, anche nella versione ‘a impatto zero’ di Chiesa, si troverebbero confrontati con una burocrazia aggiuntiva. Pendolari ticinesi che, qualora venisse introdotto un pedaggio, guarderebbero sicuramente con una certa invidia i colleghi di Zurigo. Lunedì, alla presenza di un entusiasta Albert Rösti, è stata inaugurata la terza corsia del tunnel del Gubrist, uno dei principali colli di bottiglia della rete viaria nazionale, con 120mila transiti giornalieri. “A nessuno è venuto in mente di mettere un pedaggio lì”, hanno fatto notare dalle nostre parti, lamentando (senza tutti i torti) una differenza di trattamento sul problema del traffico.