Per il direttore del Dipartimento delle istituzioni una delle priorità resta il ‘miglioramento della già buona collaborazione fra Cantonale e Comunali’
Quando si parla di Polizia in Ticino meglio andare con i piedi di piombo. Il nervo scoperto del ‘corpo unico’ è altamente sensibile e basta una parola di più, o di meno, per sollevare interventi, prese di posizione e anche qualche critica. Ultimo in ordine di tempo, il nervosismo mostrato dopo alcune dichiarazioni rilasciate dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. L’occasione? Una frecciatina sui radar. Secondo il ministro il numero di controlli effettuati dalle polizie comunali sarebbe eccessivo. E la tendenza potrebbe far pensare che l’utilizzo elevato di questo strumento non si limiti alla sola prevenzione. Oppure, per l’altra faccia della medaglia, la volontà di Gobbi di portare acqua al proprio mulino, la polizia unica, appunto.
Uno scenario, peraltro, contrastato dall’Associazione delle polizie comunali ticinesi che ha ribadito la propria contrarietà dopo aver preso atto degli sviluppi del dossier in Gran Consiglio. Ovvero, l’avvenuta elaborazione, da parte del liberale radicale Giorgio Galusero, della bozza di rapporto favorevole all’iniziativa del dicembre 2020 di Raoul Ghisletta (Ps), sottoscritta da altri sedici deputati di partiti diversi.
Onorevole Gobbi, la sua affermazione, ‘le Polizie comunali fanno troppi controlli radar’ ha creato malumore. Qualcuno, nell’ambito delle polcom, l’ha definita ‘fallace e assurda, strumentale per favorire il discorso di polizia unica, evidentemente’. Come risponde a questa considerazione?
Non c’era alcun riferimento alla polizia unica, che rimane un tema di stretta competenza parlamentare, tenuto conto della mozione in discussione. Chi ha voluto dare questa connotazione a una mia constatazione ha gettato lo sguardo in una direzione sbagliata, travisando completamente il senso del messaggio inviato ai Municipi.
Raccogliendo, da parte nostra, delle osservazioni sulla questione radar, da sempre molto sensibile, non solo per l’utente della strada, pare che il numero dei controlli non dica nulla se non anzi fuorviare il discorso. In effetti ogni controllo ha durata diversa. Esempio, cinque controlli di un’ora (delle polcom) pare non abbiano evidentemente l’impatto di un controllo che dura 72 ore della Polizia cantonale. È d’accordo?
Non entro in questioni strettamente tecniche, anche se osservo che le variabili in campo sono molteplici: cinque ‘radar blitz’ di un’ora delle Polizie comunali, per esempio, spesso ‘fotografano’ più auto di un controllo sulle 72 ore della Polizia cantonale, che viene quasi subito segnalato a tutti gli automobilisti e quindi diventa per un periodo di alcuni giorni un deterrente preventivo a chi solitamente non rispetta i limiti di velocità in quel determinato tratto di strada. Il discorso però non è legato a questo. È soprattutto un richiamo su due aspetti: da un lato occorre dare priorità al significato preventivo che deve avere una postazione radar, per non generare un sentimento di vessazione nelle cittadine e nei cittadini; dall’altro lato migliorare sempre di più la già buona collaborazione Polizia cantonale/Polizie comunali sugli interventi di questa attività di polizia sull’intero territorio ticinese.
Come viene gestita la pianificazione della piattaforma radar, sulla quale si è anche pronunciato il presidente dell’associazione delle polizie comunali, Orio Galli, in un’intervista rilasciata a laRegione, riconoscendo la necessità di una revisione?
La piattaforma radar è stata un primo importante passo promosso a suo tempo dal Consiglio cantonale dei comandanti e accolto favorevolmente da tutti coloro che si occupano di controlli radar. Ora dobbiamo ulteriormente migliorare quanto di buono fatto, passando da questo coordinamento e sulla base delle esperienze degli ultimi anni. Una mozione presentata nel 2019 dall’allora granconsigliere Piero Marchesi chiede che tutta la gestione sia affidata alla Polizia cantonale. Personalmente sarei anche d’accordo, ma non possiamo dimenticare tout court le Polizie comunali, con le loro competenze e la loro autonomia. Il rapporto del gruppo di lavoro ‘Polizia ticinese’ in fase di ultimazione dovrebbe in questo senso aiutarci, perché definisce i compiti specifici e gli assi di intervento delle ‘comunali’ e della ‘cantonale’, stabiliti da questo tavolo di lavoro congiunto. Il mio auspicio per il 2023 – ed è il senso dello scritto inviato ai Municipi – è quello di trovare un modo coordinato, adeguato e rivolto alla prevenzione sul fronte dei controlli radar.