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Scuola, il governo affossa le cinque proposte dell’Udc

Figura dell’insegnante, sgravio orario per gli over 50, sussidiarietà, ruolo collegi docenti... Il Consiglio di Stato: no, ecco perché

Tutto rispedito al mittente
(Ti-Press)
15 febbraio 2022
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Il governo affossa - con altrettanti recenti messaggi/rapporti (sono datati 9 febbraio) - le cinque iniziative parlamentari sulla scuola inoltrate a fine maggio 2021 dall’Udc. Un pacchetto di cinque iniziative e un leitmotiv: “La scuola che vogliamo”. Quella che i democentristi vogliono. O vorrebbero, passando dalla modifica della Legge della scuola. Le proposte dei deputati dell’Udc (primo firmatario il capogruppo Sergio Morisoli) toccano più ambiti: la figura del docente, il ruolo dei genitori, i rapporti fra gli istituti e il Dipartimento educazione cultura e sport... Ma alla fine di ogni atto parlamentare l’invito dell’Esecutivo al Gran Consiglio è il medesimo ed è l’invito a respingerli: “In conclusione, per le ragioni appena esposte e richiamate le osservazioni generali di natura concettuale di cui al messaggio numero 7274, il Consiglio di Stato raccomanda la reiezione dell’iniziativa”. Il citato messaggio è il rapporto del governo contrario all’iniziativa parlamentare depositata nel settembre 2016, da Morisoli e Paolo Pamini, denominata ‘La scuola che vogliamo: realista-Pluralità di istituti nell’unità educativa’: la presa di posizione del Consiglio di Stato è del gennaio 2017, mentre la commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’ deve ancora pronunciarsi. Le iniziative presentate lo scorso 31 maggio derivano sostanzialmente da quella del 2016, inoltrata due anni prima della votazione popolare (23 settembre 2018) in occasione della quale venne bocciata la riforma ‘La scuola che verrà’ messa a punto dal Decs e avallata dal Consiglio di Stato e da un’ampia maggioranza del legislativo cantonale.

‘Idea fuori posto’. ‘17 milioni in più’

Per quanto riguarda la figura dell’insegnante, l’Udc propone di aggiungere all’articolo 46 della Legge della scuola alcuni capoversi: “Il docente è il fulcro dell’organizzazione scolastica, le strutture organizzative e amministrative degli istituti unitamente agli organismi specialistici dipartimentali sono al suo servizio e al suo supporto e non il contrario” (capoverso 3); “I docenti di istituti cantonali o comunali con più di 50 anni di età possono chiedere una riduzione dell’orario di insegnamento fino al 40% e compensare le ore con attività speciali all’interno dell’istituto scolastico, mantenendo lo stesso stipendio con una occupazione in ore settimanali analoga a quella prevista per i dipendenti dello Stato” (4); “La direzione d’istituto cantonale o comunale decide se e quando concedere lo sgravio” (5). Commenta il Consiglio di Stato: “Il nuovo capoverso 3 propone un principio molto discutibile, nel senso che, se si può comprendere e condividere l’affermazione volta a sottolineare la centralità del ruolo dell’insegnante nella scuola, definire nella legge che i gremi organizzativi del sistema scolastico siano al servizio di tutti i docenti risulta quantomeno fuori posto”. E ancora: “Indubbiamente docenti e gremi organizzativi devono lavorare assieme, concorrendo a promuovere una scuola di qualità, ma in funzione di questo lavoro comune ognuno ha la sua parte da giocare e nessuno è al servizio di nessuno”. Più chiaro di così.

Ed eccoci al nuovo capoverso 4 prospettato dall’Udc. Qui sono le cifre evocate dal governo a parlare da sole. “Nel caso massimo, nel quale tutti i docenti attuali di scuola media con più di 50 anni di età richiedessero lo sgravio orario del 40% come indicato al capoverso 4 (nella proposta oggetto del messaggio 7274 si parlava del 60%), l’onere supplementare per il Cantone sarebbe di 17,3 milioni di franchi annui - sottolinea il Consiglio di Stato -. Vi sono oggi infatti alle scuole medie 332,1 docenti ultracinquantenni (in unità a tempo pieno) e il 40% delle ore-lezione da loro lavorate a settimana corrisponde a 3’454 unità. Analogamente, per i docenti comunali, ritenuto che il numero di docenti over 50 (in unità a tempo pieno) è di 373,1 e che il 40% delle ore di lavoro settimanali corrisponde a 4’776 unità, la maggiore spesa sarebbe di 14,3 milioni annui”. Pessima notizia per uno come Morisoli che ha ispirato il decreto ‘taglia-spese’ sul quale i cittadini si pronunceranno il 15 maggio...

A tornare mestamente al mittente è anche il terzo capitolo de ‘La scuola che vogliamo’, che tratta quella che per l’Udc dovrebbe tendere a “un’organizzazione sussidiaria e nuovi ruoli che riequilibrino competenze e responsabilità tra chi produce la scuola (istituti) e chi la dirige (dipartimento)”. A partire dalla proposta di assegnare un budget globale all’istituto di scuola media pubblica statale cantonale e dargli lo statuto di Unità amministrativa autonoma (Uaa). Proposta fatta a pezzi dal Consiglio di Stato, considerando come “la norma proposta intende introdurre anche aggettivi cari agli iniziativisti sconosciuti dalla nostra legislazione scolastica ed è inerente alla sola scuola media, ma viene proposta nel quadro di una disposizione che tratta di istituti scolastici più in generale. La confusione giuridica prodotta dalla modifica della Legge della scuola e non della Legge sulla scuola media risulta problematica”. Dopo questa premessa, si passa ai contenuti: “L’imposizione di un obbligo in questa direzione è una rigidità non auspicata, contraria alla legislazione settoriale sulle Uaa e non conosciuta da alcun settore dell’Amministrazione cantonale”. A essere fatta a pezzi è pure la proposta di imposizione di creare, modificando l’articolo 26, un Consiglio di istituto in ogni ordine di scuola e obbligatorio alla scuola media: “Ancora una volta si segnala come si voglia introdurre una novella legislativa per le sole scuole medie nella legge applicabile a tutte le scuole, violando il principio che separa le norme generali da quelle applicabili ai singoli ordini scolastici”, è la netta risposta governativa. In più, “al capoverso 4 lettera a) si chiede al Consiglio d’istituto di discutere anche dei problemi concernenti i rapporti tra scuola, allievi, genitori e ambiente economico oltre a quelli tra gli stessi soggetti e l’ambiente sociale. Non si comprende bene per quali ragioni tutti gli istituti debbano considerare eventuali problemi di questa natura”.

A essere spazzata via è anche la richiesta che il Collegio docenti dell’istituto preavvisi positivamente la nomina del direttore e del vicedirettore: “Il concetto sarebbe un unicum nelle nomine cantonali, poiché in nessun’altra situazione è previsto il preavviso dei collaboratori o di un consesso che li rappresenti per la nomina di un dirigente”, annota il Consiglio di Stato. Insomma, anche una lezione di civica oltre a una bocciatura sonante.

Per quanto concerne invece il quarto capitolo democentrista, quello su livelli e differenziazione, il governo respinge con fermezza la richiesta di valutare con una nota a 1 a 6 ogni allievo. Note che, ricorda il Consiglio di Stato, “attualmente pur fermandosi al massimo di 6 e pur proponendo al 4 la sufficienza in tutti gli ordini scolastici, partono dal 3 nella scuola elementare, dal 2 nella scuola media e dall’1 nelle scuole post obbligatorie”. La norma proposta dall’Udc “definisce inoltre genericamente i passaggi dalle elementari alle medie e dalle medie al secondario II, principio che attualmente è definito nella legislazione speciale e che è bene rimanga ancorato a quel contesto giuridico”. Come se non bastasse, “si segnala come l’obbligo di una licenza per accedere a una scuola professionale duale sia anche in contrasto con il diritto federale, che non prevede questa condizione”...

Morisoli: l’Esecutivo ha fatto copia-incolla

Dal rapporto governativo (2017) sull’iniziativa parlamentare democentrista del 2016 ai rapporti con cui l’Esecutivo prende posizione sulle cinque iniziative targate sempre Udc «sono trascorsi cinque anni ma è come se per il Consiglio di Stato non fosse nel frattempo successo nulla», dice Sergio Morisoli contattato dalla ’Regione’. «In pratica ha fatto un copia-incolla e allora - aggiunge il capogruppo - viene da chiedersi se il governo sia veramente preoccupato per i problemi legati al mondo scolastico. Le nostre cinque iniziative, che ora verranno esaminate dalla commissione scolastica del Gran Consiglio, sollevano temi emersi sia durante la campagna in vista del voto popolare del 2018 sulla ‘Scuola che verrà’, sia dopo il risultato delle urne. Dalla nostra iniziativa del 2016 abbiamo estrapolato questioni secondo noi centrali, come per esempio il ruolo del docenti e i livelli». Quanto al decreto legislativo sul quale si esprimeranno a maggio i cittadini e che si prefigge il pareggio dei conti cantonali entro il 2025 agendo prioritariamente sulla spesa pubblica, Morisoli tiene a precisare: «Come Udc, abbiamo sempre affermato che sulla scuola siamo disposti a spendere. È tenendo sotto controllo la spesa in generale che si trovano le risorse per l’istruzione».