Ticino

‘Nuova legge ristoranti, chiarezza sul ritiro del messaggio’

La commissione parlamentare chiede di sentire il capo del Dipartimento istituzioni. Censi, relatore: dal governo per ora spiegazioni insufficienti

(Ti-Press)
23 novembre 2021
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Il recente e improvviso ritiro da parte del Consiglio di Stato del messaggio per la modifica della Legge cantonale sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione, la Lear, è risultato indigesto alla commissione parlamentare ‘Costituzione e leggi’. Che ora vuole saperne di più sul passo compiuto dal governo. Al quale ha quindi scritto nei giorni scorsi chiedendo di sentire il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi ed eventualmente suoi collaboratori. È infatti il Dipartimento guidato dal ministro leghista che ha/aveva allestito il messaggio, poi varato dall’Esecutivo nell’aprile 2018. E, a oltre tre anni di distanza, revocato, con risoluzione governativa di mercoledì 27 ottobre. Una decisione che il Consiglio di Stato ha comunicato con una lettera di una pagina e mezza alla commissione incaricata dell’esame dei cambiamenti normativi da lui prospettati. Nella missiva indirizzata alla ‘Costituzione e leggi’ sostiene fra l’altro di aver appreso dalla stampa “dell’avanzamento dei lavori inerenti alla revisione della Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione elaborata da Andrea Censi e fatta propria dalla vostra commissione”. Una revisione totale della Lear con la quale il deputato della Lega e primo vicepresidente della ‘Costituzione e leggi’ mira a sburocratizzare e a rendere meno costoso l’accesso alla conduzione di un esercizio pubblico. Pur essendo consapevole che “l’attuale versione” della Lear “non sia ottimale e debba essere rivista”, il governo tiene "a ribadire che, così come impostata, la revisione da voi proposta non è appropriata, a maggior ragione se si considerano le implicazioni e l’importanza del progetto”. Per l’audizione di Gobbi la commissione suggerisce due date: il 30 novembre oppure il 7 dicembre.

‘Un passo che poteva compiere prima’

«In occasione dell’audizione - dice Andrea Censi, contattato dalla ‘Regione’ - vorremmo avere dal Consiglio di Stato delle spiegazioni chiare e plausibili sul ritiro del messaggio. Il problema che non fosse aggiornato per un adeguamento della legge alla realtà e alle esigenze odierne, alcune emerse anche durante la pandemia, il governo lo aveva già sollevato in una lettera inviata alla commissione nel gennaio di quest’anno. Come mai allora solo alla fine dello scorso mese ritira un messaggio che reputa obsoleto? Come motiva una simile tempistica?». Questi e altri i quesiti «che desideriamo porre al governo». Secondo Censi, insomma, quanto indicato dal Consiglio di Stato nell’ultima missiva «non è sufficiente per giustificare» il ritiro del messaggio. «La lettera mi sembra non priva di incongruenze - rileva il granconsigliere leghista -. Ripeto, l’Esecutivo avrebbe potuto ritirare il messaggio in gennaio: invece ha lasciato andare avanti la commissione, che in questi nove, dieci mesi ha continuato a lavorare sulla revisione della Lear alla luce comunque del messaggio».

‘È forse una nuova prassi?’

La ‘Costituzione e leggi’ si è però spinta più in là. «È vero, come relatore - aggiunge Censi - ho colto l’occasione per proporre una riforma della Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione ispirandomi pure al modello grigionese. Suggerisco fra l’altro di dare maggiori competenze ai Comuni nel settore, senza che ciò si traduca in un aumento della spesa per gli enti locali, e di abolire il diploma cantonale di esercente, e di riflesso il relativo corso, ma mantenendo la patente con l’inserimento nella nuova Lear di requisiti severi come quello sulla solidità finanziaria della persona che ambisce a condurre un ristorante o un bar. Suggerisco anche l’obbligo per chi opera nel ramo di seguire un corso sul corretto uso delle derrate alimentari, a tutela della salute dei clienti». Una riforma, assicura il granconsigliere, «oggetto di audizioni» e «condivisa dalla maggioranza della commissione». Resta il fatto che il Consiglio di Stato ha ritirato il messaggio. «Non vorrei che diventasse la prassi e cioè che quando una commissione parlamentare prospetta qualcosa non in linea con i desiderata del governo, quest’ultimo ritira il proprio messaggio: è un altro tema che come ‘Costituzione e leggi’ - fa ancora sapere il suo primo vicepresidente - intendiamo affrontare nell’audizione». Tornando al caso concreto, «mi sarei aspettato dal Consiglio di Stato una richiesta di incontro con la commissione prima di optare per la revoca del messaggio. Scrive di aver appreso dai media dell’avanzamento in una certa direzione dei lavori della commissione, poi però non ci chiede un incontro per sapere come stiano effettivamente le cose. Mi pare - osserva Censi - un modo di procedere singolare».

Nonostante la revoca del messaggio governativo, la riforma prefigurata da Censi potrebbe essere proposta con un’iniziativa parlamentare. Il primo vicepresidente della commissione non si sbilancia, per ora: «Attendiamo l’esito dell’audizione, dopodiché al nostro interno valuteremo il da farsi».