Ticino

Festival di Locarno, sì al credito di 3,4 milioni annui

Ma in Gran Consiglio scoppia la polemica. Sirica: 'Stagiaire poco pagati'. Agustoni innesca la discussione, ma si decide di non votare il rinvio della trattanda

Ti-Press
27 maggio 2020
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Da 2,8 a 3,4 milioni l’anno, dal 2021 fino al 2025. Quella appena votata dal Gran Consiglio è un’iniezione di liquidità, ma soprattutto di fiducia, per il Locarno Film Festival. Un evento “che ha raggiunto un’importanza strategica”, sottolinea la correlatrice del rapporto Alessandra Gianella (Plr). Di più: “Negli anni, Piazza Grande si è guadagnata la medaglia di miglior salotto cinematografico all’aperto, diventando luogo d’incontro per appassionati di tutte le età, turisti, cinefili e professionisti”. Ma non solo, perché “per gli esercizi di ristorazione locali il periodo del festival rappresenta un aumento della cifra d’affari dal 65 al 92,2%, e la rassegna ha una ricaduta generale sul territorio stimata tra 20 e 30 milioni di franchi”. Coronavirus a parte, riprende la capogruppo liberale radicale, “l’esistenza e il successo di una manifestazione di questo calibro in un territorio come quello della Svizzera non possono essere dati per scontati perché il panorama internazionale è cambiato, e la concorrenza è sempre più agguerrita: il Festival di Locarno non può fermarsi”. In questo momento, “un semplice mantenimento dello status quo porterebbe a un inevitabile ridimensionamento della manifestazione: in gioco non c’è solo il suo futuro, ma quello di un’ampia fascia di settori che grazie al Locarno Film Festival negli anni sono potuti crescere creando ricchezza, posti di lavoro e benessere”.

Il Festival, prosegue il correatore socialista Henrik Bang, “veicola l’immagine di un Cantone dinamico e intraprendente, sia su scala nazionale che internazionale: un luogo aperto al cinema in tutte le sue forme, con moltissime attività come la Locarno Academy, il programma Locarno Kids e le sinergie con tutte le realtà che abitano il Palacinema”. 

Il Locarno Film Festival è “un patrimonio cantonale, nazionale e internazionale”, annota per il Plr Alessandro Speziali. Perché “ci porta a proiettarci nel dibattito cinematrografico, una boccata di ossigeno che ci permette di emergere da un ripiegamento a volte patologico. Senza dimenticare l’indotto che si crea attorno a Piazza Grande, il Festival è uno strumento anche e soprattutto di sviluppo regionale, stimola il mondo del lavoro e anche le piccole ditte”.

A premere forte il freno è la Lega, con Boris Bignasca che sornione replica: “Non esageriamo… cerchiamo di rimanere con i piedi per terra, non facciamo propaganda e rimaniamo vicini alla realtà, senza fare l’agiografia del presidente Marco Solari”. Certo, concede, “è uno dei pochi eventi che riesce ad avere ancora un’importanza internazionale, e non ci opporremo al credito e nemmeno al suo aumento”. Ma, continua, ci sono “oltre 100 milioni di spesa pubblica per la cultura, siamo tra i primi cantoni in Svizzera: la domanda però si pone, con che criteri si spendono questi soldi?”. In altre parole: “Li finanziamo con soldi non nostri, ma dei contribuenti: vigileremo, come sempre, che ci siano ricadute efficaci sul territorio”. Detto ciò, arriva comunque il sostegno anche da Via Monte Boglia.

Critiche bloccate sul nascere a nome del Ppd da Claudio Franscella: “Che il Festival sia una risorsa imprescindibile lo dimostra proprio questa situazione di crisi dopo il coronavirus, una volta annunciata l’impossibilità di celebrare l’edizione estiva si è subito aperto a nuove sfide, nuove alternative, soprattutto verso sistemi e piattaforme digitali. Grazie alle sue competenze ha mantenuto intatto il rapporto di fiducia che lo lega non solo all istituzioni, ma al mondo privato che in qualità di partner è rimasta a fianco della manifestazione: un segnale importante, il Festival non viene mai meno alla sua vocazione. Occorre investire perché meno film importanti vuol dire meno spettatori, meno ospiti, meno indotto per tutto l’evento e per il nostro Cantone”.

Sirica: ‘Stage sottopagati’. Agustoni scatena la discussione. Ma non si vota il rinvio

Un “convinto sostegno” arriva da Fabrizio Sirica: “Il vuoto di questa estate sarà impossibile da colmare, e porterà ai nostri occhi la sua fondamentale importanza”. Questo perché “non è una rassegna rinchiusa in una gabbia dorata elitaria e snob, ma c’è un’intera città si fonde con il mondo festivaliero”. Ma riguardo a chi lì ci lavora accende la miccia: “Alcune condizioni lavorative sono perlomeno ardue: per certe mansioni potrebbero esserci correttivi, rendiamo il Festival oltreché un’eccellenza culturale anche un’eccellenza per i diritti di chi lavora”. Sul tema si è avviata una discussione, innescata dal capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni, sul rinvio o meno della trattanda per legare il credito a una forma di partenariato sociale. Lo stesso Sirica ribadisce che “condizioni negative ci sono soprattutto per gli stagiaire, illegali no. E sono da regolamentare, per dare soldi pubblici”. La risposta dei relatori Bang e Gianella è che i lavori in vista del 2021 sono già in atto. In questo mese che si perderebbe, spiega il socialista, “si perderebbe la programmazione”. Riprende la parola Bignasca, per dire che “avere delucidazioni riguardo a come vengono trattati a livello salariale gli stagisti è il minimo”. Franscella ridimensiona: “Sono stage per giovani alle primissime esperienze lavorative, farsi le ossa vivendo nei meccanismi di un grande evento internazionale: alcuni di essi vengono regolarmente assunti, con lo stipendio corretto. Vengono messe in discussione paghe di 1’000 franchi al mese? Sono studenti che si mettono a disposizione per stage di breve durata, facciamo chiarezza perché sennò è solo confusione”. Per Manuele Bertoli, direttore del Decs, “è un po’ strano che la cosa salti fuori ora: ci sono molti privati coinvolti, la titubanza di un rinvio che non servirebbe a risolvere il problema vi lascio immaginare come verrebbe percepita. Posso impegnarmi a chiarire l’organizzazione delle questioni salariali e quali sono gli spazi di manovra”. Il tutto si sgonfia con la decisione di Agustoni di non chiedere il rinvio dopo le rassicurazioni di Bertoli e dopo che Sirica ha affermato che la sua non fosse una denuncia di "illegalità contrattuali", ma con l’assicurazione di Lorenzo Jelmini “di scrivere assieme a Raoul Ghisletta al Festival di Locarno per chiedere l’istituzione di un contratto collettivo di lavoro”.

Tornando al dibattito, “se non puntiamo sui numeri vincenti i soldi, si puntano su quelli sbagliati: fidiamoci della società civile in questo caso” taglia corto per l’Udc Sergio Morisoli, anche se il sì al credito non sarà unanime per i democentristi. Beninteso, “anche noi abbiamo delle critiche, ma nessuno di noi vuol censurare e dirà mai agli organizzatori ‘questo sì, questo no’. I soldi in più che concederemo sono anche per un cambio di passo, dovuto alle esigenze del momento per rimanere in concorrenza con altri”. E ricorda: “La concorrenza non è una parolaccia, è quella che fa migliorare e diventare più innovativi e creativi”.

Per la verde Samantha Bourgoin questo credito, aumento dello stesso compreso, “è un investimento felice. Vedo rami sani, destinati a crescere bene, che renderanno l’albero sempre più forte e porteranno sempre più frutti. Porta Locarno, il Ticino e la Svizzera in tutto il mondo a un livello alla pari dei festival più prestigiosi. La sua buona immagine diventa la nostra buona immagine”. Sostegno al credito per il periodo 2021-2025 anche da Più donne e Partito comunista.