L’importanza della filiera bosco-legno
Nel 2011 il Consiglio di Stato ha commissionato uno studio sulla filiera bosco-legno in Ticino. L’obiettivo era quello di verificarne la sostenibilità e lo sviluppo nell’ottica della Nuova politica regionale (Npr). L’analisi e le conclusioni sono risultate favorevoli al settore del legno e la filiera ha assunto il riconoscimento cantonale.
Federlegno.ch ha quindi il mandato di stimolare, sostenere e promuovere concretamente sul campo la nascita di iniziative di filiera attraverso gli attori economici del settore. Questi ultimi vanno dai proprietari boschivi agli artigiani (falegnami, carpentieri). L’obiettivo economico è creare nuove opportunità per il prodotto legno indigeno e far ricadere l’indotto sull’occupazione locale, in particolare nelle regioni periferiche.
I proprietari dei boschi
La struttura portante della catena economica legata al bosco-legno parte quindi dai proprietari di bosco privati e pubblici. I Patriziati hanno un ruolo di primo piano nel processo di filiera, in quanto entità ben organizzate e con una profonda conoscenza del territorio e del suo patrimonio boschivo.
Le imprese forestali
Direttamente legate ai proprietari di bosco, troviamo le imprese forestali, le quali hanno il loro "core business" nel taglio e commercio del legname grezzo. Queste ultime hanno sviluppato nel tempo anche diversi servizi aziendali complementari, in sintonia con i nuovi bisogni di gestione della foresta. Tra questi citiamo per esempio la cura e la manutenzione di ambienti naturali ricchi di biodiversità o la costruzione di opere di consolidamento contro i pericoli naturali attraverso l’impiego di legname indigeno.
Le segherie e i semi-lavorati
Detto dei primi attori della filiera (proprietari boschivi e imprese forestali), la catena economica del legno prosegue verso le segherie e il prodotto semi-lavorato. In Ticino, il presidio industriale di questo segmento è affidato alla segheria Filippi SA di Airolo che soddisfa la domanda quantitativa proveniente dal mercato. Negli ultimi anni sono state avviate diverse segherie mobili che permettono una maggiore flessibilità di lavorazione del tondame direttamente nel bosco o al deposito del cliente. Queste segherie rispondono a bisogni puntuali su scala locale, compensando la ridotta produzione con un ottimo livello qualitativo del segato.
Gli artigiani del legno
Gli anelli finali della filiera bosco-legno sono il segmento della carpenteria e quello della falegnameria con il prodotto finito; in questi due settori l’utilizzo del legno indigeno è presente in nicchie. Un impianto industriale di ultima generazione in funzione presso la citata segheria ad Airolo permette alle carpenterie ticinesi di accedere a prodotti primari come ad esempio gli elementi lamellari per l’edilizia in legno.
Il mercato immobiliare legato al mondo del legno sta oggi vivendo un vero e proprio boom di commesse: le costruzioni in legno vengono richieste da più committenti pubblici e privati. In Ticino sono state costruite recentemente anche palazzine multipiano a reddito promosse da grandi investitori istituzionali. Le falegnamerie ("L’uomo che fa"), che ancora producono mobili e serramenti in proprio, si riforniscono in parte dalle segherie ticinesi, dove spesso anche una singola consegna mirata di segato permette la realizzazione di manufatti unici di nicchia.
Le potenzialità dell’intera filiera bosco-legno indigena rimangono a tutt’oggi intatte. Il "legante" di identificarsi nell’utilizzo della materia legno accomuna tutte le categorie professionali e facilita la comunicazione attraverso la catena economica. Le maestranze, in larga maggioranza indigene, si riconoscono dunque nel contributo alla cura e gestione del territorio anche quale scopo ideale. La filiera bosco-legno ticinese nel complesso comprende oltre 150 imprese con 1’400 collaboratori e una cifra d’affari totale stimata in ca. 180 milioni di franchi. Gli apprendisti in formazione sono oltre 220, un dato che conferma il sicuro interesse verso questo settore.
Rilancio dell’economia del legno duro di latifoglia
Federlegno.ch ritiene un compito strategicamente prioritario rilanciare l’economia del "legno duro" di latifoglia perlomeno quale complemento di reddito alle usuali attività delle imprese della filiera. Castagno, tiglio e robinia sono le essenze più diffuse e la loro presenza sul territorio trova ampia distribuzione nel Sottoceneri e nei fondovalle superiori. Con l’aggiunta del faggio, esse costituiscono anche gran parte del prelievo complessivo annuo di legname in Ticino.
Per questo motivo, negli scorsi anni è stato varato un complesso progetto di filiera di "valorizzazione del legname di latifoglia". L’intento, attraverso moduli mirati, è quello di reinserire gradualmente l’utilizzo del legno di latifoglia nei diversi segmenti di categoria professionale. L’obiettivo primario è il rilancio e il reinserimento del legno d’opera di latifoglia nel tessuto artigianale della filiera. Un materiale pregiato e apprezzato già nell’antichità e fino a pochi decenni or sono ancora soggetto a una forte domanda sul mercato indigeno ed estero. Purtroppo, da inizio anni 90 questo mercato ha ceduto esponenzialmente il passo ad altri materiali fino ai giorni nostri dove praticamente è rimasto attrattivo unicamente nei prodotti di paleria e dell’energia-legno.
Con il castagno quale essenza principe del Ticino, si è voluta focalizzare l’attenzione tramite la messa a disposizione per carpenterie e falegnamerie di un prodotto finito in legno di latifoglia: la "travatura lamellare di Castagno". L’ottimo risultato raggiunto con la produzione dei primi elementi incollati testati è stato presentato con successo agli attori della filiera.
Legname per la costruzione di barrique
Nel solco del tema latifoglie, federlegno.ch ha dato avvio a un ulteriore progetto sulla robinia in collaborazione con l’istituto federale di ricerca WSL e Agroscope. In Ticino e nel Moesano i popolamenti di "Robinia Pseudoacacia" coprono infatti una superficie di ca. 900 ha. Si è voluto testare questo legname per la costruzione di "barrique adatte all’affinamento di distillati". Lo scopo principale era quello di creare un prodotto finito di robinia indirizzato a viticoltori e proprietari di cantine. Terminato l’assemblaggio si è dato avvio alle prove di affinamento in botte con il distillato messo a disposizione da Agroscope. Il risultato è stato illustrato nel dicembre 2021 alla presenza di numerosi interessati.
Tra i progetti relativi alla filiera bosco-legno c’è anche l’uso del legno per la costruzione di barrique.
Certificazioni di qualità per il legno autoctono
Il "Legno Svizzero" e il "Marchio Ticino" sono i tasselli dove federlegno.ch sta spingendo in ragione dei risultati ottenuti nei primi moduli e dell’entusiasmo riscontrato attorno al prodotto locale. Nel concreto, il "Legno Svizzero" è una certificazione che attesta un’impresa che utilizza il legno tagliato su suolo nazionale, mentre il "Marchio Ticino" è una certificazione complementare che attesta un prodotto e permette di proteggere al meglio sia il castagno sia la robinia (che non crescono a Nord delle Alpi) dall’importazione estera.
Il legno ticinese sta vivendo una vera e propria rinascita anche sotto il profilo energetico. La drammatica situazione della guerra in Ucraina con la conseguente impennata dei prezzi dell’energia, nonché i timori legati alla continuità delle forniture di gas, hanno portato alla necessità di guardare con maggiore attenzione al contributo del legno quale fonte energetica a livello nazionale e cantonale. Il segmento delle biomasse legnose permette infatti una diversificazione degli approvvigionamenti riducendo la dipendenza dall’estero. Questo permette di contrastare il caro-energia e promuovere al contempo lo sviluppo regionale e la transizione energetica.
La strategia energetica svizzera e cantonale incentrata sul calore rinnovabile comprende di diritto la componente legnosa. Per la filiera bosco-legno ticinese questo significa una maggiore adozione di piccoli-medi impianti centralizzati di reti di teleriscaldamento ma anche moderne stufe a legna che, grazie ai recenti progressi tecnologici, abbinano alto rendimento ed efficienza energetica con basse emissioni.
In Ticino il consumo di energia-legno contribuisce a supportare la cura del patrimonio boschivo. Inoltre, la filiera genera un indotto occupazionale locale particolarmente prezioso nelle regioni più discoste. Le previsioni pessimistiche sui prezzi delle energie fossili già all’orizzonte per il prossimo autunno, stanno spingendo le nostre imprese forestali a stoccare grandi volumi di riserve di legname a scopo energetico.
Il legno ticinese fuori dalla porta di casa è dunque una fonte sicura e abbondante che garantisce forniture puntuali e stabilità del prezzo al netto dei rincari legati ai processi di lavorazione meccanica.
La maggior parte delle grandi aziende fornitrici di energia del cantone ha nel cassetto dei progetti di reti di teleriscaldamento a legna prossimi all’avvio. L’auspicio di federlegno.ch è che vengano attivati celermente anche quale diversificazione strategica.
La nostra unica materia prima rinnovabile presente sul suolo nazionale torna prepotentemente in auge in molteplici settori. L’ora del legno è scoccata!
Danilo Piccioli - Direttore di federlegno.ch