È quanto sostiene il Consiglio di Stato, che invita il parlamento a rinnovare il credito da 1,9 milioni a favore del Centro di competenze agroalimentari
La sempre maggiore concorrenza dei prodotti esteri, difficile da contrastare a causa dell’aumento dei costi di produzione indigena, rende necessario continuare la strategia per incrementare la qualità della produzione locale e la sua valorizzazione sul territorio. È quanto scrive il Consiglio di Stato ticinese, che chiede al Gran Consiglio di rinnovare – attraverso l’approvazione del relativo decreto legislativo – il sostegno di 1,9 milioni di franchi destinato al finanziamento per la gestione di organizzazioni interdisciplinari, che rappresentano la produzione agricola, la trasformazione, la distribuzione, la ristorazione e il turismo. Un importo ridotto rispetto al quadriennio precedente, quando vennero stanziati 2 milioni di franchi. Al momento, scrive sempre l'Esecutivo cantonale, l'unica organizzazione di questo tipo riconosciuta ai sensi della lesse sull'agricoltura è il Centro di competenze agroalimentari Ticino (Ccat). Che si occuperà quindi di portare avanti il lavoro avviato negli scorsi anni.
“L’obiettivo dell’iniziativa – scrive il governo nel messaggio – è in particolare quello di mettere in rete gli attori degli ambiti principali dei settori agroalimentari e affini (ad esempio, il turismo) e al tempo stesso di sfruttare l’opportunità di creare valore aggiunto a favore del territorio cantonale”.
All’interno del Ccat sono rappresentati i diversi attori che compongono il settore agroalimentare: per la produzione primaria, l’Unione Contadini Ticinesi (Uct); per la filiera del vino, Ticinowine; per la distribuzione, i Distributori Ticinesi (Disti); per la ristorazione, la Federazione Esercenti Albergatori Ticino (Gastro Ticino); per l’albergheria, HotellerieSuisse Ticino; per il turismo, l’Agenzia turistica ticinese (Att) rappresentata dall’Organizzazione turistica regionale del Mendrisiotto e Basso Ceresio (Otr-Mb); per la filiera della carne, la Società mastri macellai salumieri e per il Cantone, la Sezione dell’agricoltura.
Il Centro di competenze, che è guidato da un comitato direttivo composto da rappresentanti dei settori citati in precedenza, svolge diverse attività. Tra queste, la promozione dei marchi già esistenti nella filiera agroalimentare con particolare attenzione al ‘Marchio Ticino’. “Il Cat si è dimostrato un importante partner per i settori della produzione, trasformazione, distribuzione, della ristorazione e dell’albergheria e del turismo capace di generare un impatto sul territorio del quale beneficiano oltre agli attori della filiera, anche il turismo e le regioni periferiche, e questo anche in un’ottica di medio-lungo termine” scrive il Consiglio di Stato. Inoltre, “rappresenta una piattaforma di coordinamento volta a integrare le richieste e le iniziative di detti attori delle filiere agroalimentari che permette di dare più dinamismo al settore e fungere da catalizzatore del processo collettivo di valorizzazione e consumo dei prodotti locali”.
Nel messaggio vengono anche citati i risultati ottenuti dall’iniziativa negli ultimi anni. Tra questi: la promozione del progetto denominato Ticino a tavola al quale hanno aderito ben 103 ristoratori cucinando con prodotti locali circa 111'300 piatti all’anno con una cifra d’affari annua di circa 2 milioni di franchi e il “progetto mensa” che consiste nel sensibilizzare sull’importanza di favorire un maggior impiego di prodotti del territorio nella ristorazione collettiva (mense scolastiche, ospedaliere, private e di case anziani) incrementando l’approvvigionamento con prodotti locali.