Sono passati cinque anni da quando è stato catturato al confine meridionale della Svizzera un esemplare di coleottero giapponese, di cui il primo vero focolaio è stato registrato nel 2020 nel Ticino meridionale.
Poi sono avvenute catture singole, soprattutto lungo i principali assi stradali e ferroviari, a dimostrazione che i mezzi di trasporto rappresentano uno dei suoi importanti mezzi di diffusione.
La Popillia japonica, nome scientifico del coleottero giapponese, appartiene infatti alla famiglia degli scarabeidi, ed è una specie infestante originaria appunto del Giappone, causa della distruzione di tappeti erbosi, piante selvatiche, da frutto e ornamentali, la cui diffusione si sta ampliando in modo preoccupante. La sua presenza in Europa risale agli anni Settanta, importato dagli Stati Uniti a inizio secolo. Nel 2014 venne rilevato un focolaio nel Milanese e da qui la successiva diffusione in Ticino, al punto da considerarlo oggi un organismo nocivo, le cui prospettive di eradicazione sono ormai considerate scarse.
La sua pericolosità deriva dal fatto di essere polifago, cioè un parassita in grado di vivere su ospiti diversi e cibarsi di varie sostanze. Sono oltre trecento le piante colonizzate dal coleottero, tra cui la vite, il mais, il melo e piccoli frutti come il mirtillo gigante americano, il lampone, la mora, il ribes.
Gli adulti sono particolarmente voraci e si nutrono della chioma di molte essenze che vengono sistematicamente defogliate, dei pistilli di alcuni fiori e, nel caso di grandi infestazioni, anche di frutti ancora acerbi. Le larve, invece, si sviluppano nel terreno e si nutrono di radici, soprattutto quelle delle graminacee, che vengono sistematicamente attaccate e indebolite. I danni non sono di poco conto, in particolare quelli causati dagli adulti: si va dalle rosicchiature su foglie, frutti ancora acerbi e fiori, mentre le larve causano l’apparizione sulla cotica erbosa di chiazze di erba secca e brunastra. È quindi imprescindibile assumere comportamenti idonei di prevenzione e lotta. Ma anche e soprattutto conoscere bene questo parassita.
Il coleottero giapponese assomiglia molto al comune maggiolino degli orti, dal quale tuttavia si differenzia per i ciuffi di peli bianchi sui lati dell’addome e sull’ultimo segmento addominale. Alle nostre latitudini il parassita compie una generazione all’anno, con gli adulti che sfarfallano tra giugno e settembre, ma soprattutto nel mese di luglio. La loro vita media è piuttosto breve, tra le 4 e le 6 settimane, ma la riproduzione è invece importante, considerando che una femmina depone in media 50 uova in buche nel terreno a circa 5-10 centimetri di profondità. Un habitat reso ancora più accogliente se umido e irrorato di acqua, per cui si raccomanda di non irrigare prati e campi sportivi nei mesi estivi.
Al contrario è fatto obbligo di notificare al Servizio fitosanitario cantonale eventuali ritrovamenti sia di adulti che di larve. Il controllo personale, soprattutto sui bagagli e l’autovettura prima di spostarsi da territori in cui è stata segnalata la presenza del coleottero, è estremamente importante, proprio per evitarne ulteriori diffusioni.
Nello stesso modo è fondamentale ripulire i veicoli e i macchinari agricoli impiegati nella zona infestata da terriccio e resti vegetali, così come è richiesto un controllo personale sui vestiti, avendo precauzione di non trasportare i vegetali con radici fuori dalla zona di lotta. Piccoli consigli ma necessari per arginare un fenomeno altrimenti difficile da arrestare e dagli ingenti danni all’ecosistema locale: le larve – ricordiamolo – divorano le radici delle piante e sono particolarmente dannose per i nostri spazi verdi.