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Perù, allevamento sostenibile

In Ecuador vincono gli ambientalisti

All’interno della foresta amazzonica
(© Gustavo Carrasco / WWF-Peru)
11 novembre 2023
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È uno dei luoghi più affascinanti del pianeta: la foresta amazzonica. Con i suoi 6,7 milioni di km², è la più grande foresta pluviale contigua e si estende in otto Stati del Sudamerica. In Perù, la foresta “Madre de Dios” costituisce il 15% della regione amazzonica del Paese, un vero e proprio hotspot di biodiversità. Ma la preziosa foresta pluviale continua a essere distrutta. Una delle maggiori minacce è rappresentata dall'agricoltura industriale e dagli allevamenti: le aree forestali vengono utilizzate per il pascolo, l'allevamento di bestiame o la coltivazione di soia per l'alimentazione del bestiame. Per questo motivo il WWF ha avviato un progetto che crea una situazione vantaggiosa per tutti. Nell'Amazzonia peruviana, l'allevamento di bestiame è una delle più importanti fonti di reddito per le famiglie locali. Inoltre, i bovini sono importanti per l'approvvigionamento alimentare locale perché non vengono esportati. A prima vista, quindi, sembra che quest’attività sia incompatibile con la protezione della foresta pluviale. Ma un progetto pilota che il WWF Perù ha lanciato a Madre de Dios nel 2019, dimostra che esiste una soluzione perché l'allevamento sostenibile può persino aiutare a proteggere questa magnifica foresta.

Pascolare nella foresta

Per il progetto, il bestiame è stato spostato dalle praterie alla foresta pluviale e attualmente ci sono 300 allevatori di bestiame che utilizzano circa 40’000 ettari di terreno. Il progetto crea una situazione vantaggiosa per tutte le parti coinvolte. L'approvvigionamento alimentare della popolazione locale continua a essere garantito e il bestiame sta meglio perché vive in un paesaggio naturale. Non da ultimo la foresta pluviale non viene disboscata, ma può rimanere il più vicino possibile allo stato naturale. Il WWF lavora anche in Perù per migliorare i metodi di gestione agricoli e ripristinare la fertilità del suolo. Per questo motivo, la popolazione locale viene coinvolta condividendo conoscenze ed esperienze. Ciò consente, tra l'altro, di ridurre l'uso di sostanze chimiche per fertilizzare il suolo e di promuovere il benessere del bestiame attraverso una migliore alimentazione. Le famiglie di allevatori hanno beneficiato in modo significativo di questo programma, ad esempio attraverso il lavoro sul campo in cui è stata approfondita la conoscenza delle pratiche agro-ecologiche sostenibili. Quanto appreso è stato poi implementato su dieci appezzamenti di terreno: i risultati finora ottenuti hanno portato a un aumento di bestiame per ettaro: da 1 a 3,5 e a un notevole aumento del peso degli animali. La foresta, dunque, rimane protetta ed è meno colpita da incendi devastanti. Visti i benefici, questo progetto verrà portato avanti cercando di coinvolgere un gruppo maggiore di agricoltori.

Buone notizie dall’Ecuador

Con un referendum in Ecuador, i cittadini hanno deciso che la produzione di petrolio nell'Amazzonia ecuadoriana deve essere vietata proteggendo così il Parco nazionale Yasuní. Hanno quindi votato contro l'estrazione di combustibili fossili e per la protezione della foresta pluviale. Siamo particolarmente soddisfatti di questo risultato, perché il WWF ha fatto della conservazione della foresta amazzonica una priorità globale. Questo successo lo si deve agli indigeni, che da anni lottano per i propri diritti. Cinque anni fa era stata l’allora ventiquattrenne Nina Gualinga, una donna indigena leader della comunità Kichwa di Sarayaku, nell’Amazzonia ecuadoriana a farsi portavoce del problema. A 18 anni ha rappresentato i giovani Sarayaku all'udienza finale della Corte interamericana per i diritti umani in Costarica, vincendo una causa storica contro il governo per aver violato i diritti e il territorio dei Sarayaku con trivellazioni petrolifere. Oggi continua a rappresentare la comunità e a chiedere i diritti degli indigeni e un'economia libera dai combustibili fossili in varie sedi nazionali e internazionali. "Fin da bambina ho difeso attivamente la foresta amazzonica e il nostro popolo. È importante capire che i popoli indigeni giocano un ruolo fondamentale nella protezione dell'Amazzonia e del mondo intero. Sono cresciuta circondata dalla natura e dagli animali, in un luogo dove coltiviamo il nostro cibo e beviamo l'acqua direttamente dai fiumi. Ho sempre avuto molto rispetto per gli esseri umani e la natura, per la vita. Mi è stato insegnato che tutto è collegato. L'uomo, gli animali, le piante, la terra. Noi lo chiamiamo equilibrio naturale, l'equilibrio tra gli esseri umani, la natura e gli esseri spirituali, si può anche chiamare ecosistema”.

I guardiani della foresta

Da taglialegna a protettori della foresta: questa è la storia dei guardiani della foresta di Bajo Caguán. Nella regione colombiana, il WWF ha avviato un progetto in cui le persone che un tempo coltivavano piante di coca o disboscavano la foresta, vengono oggi addestrate per diventare guardiani della foresta, rintracciando i disboscamenti illegali, documentando la biodiversità della regione e cercando di riforestare le aree disboscate. Gli allevatori e i contadini sono consapevolmente coinvolti nelle misure di protezione. Insieme a loro, si cercano soluzioni per preservare la foresta esistente. Finora sono già state formate 48 persone e altri gruppi seguiranno. L'obiettivo attuale del WWF è quello di arrivare ad avere sei gruppi di quindici guardiani della foresta ciascuno. Per il progetto sono necessarie diverse risorse: dispositivi Gps, binocoli e radio a uniformi, computer e stampanti. Il successo ottenuto finora dà ragione a questi nuovi eroi delle foreste e dimostra che questa strategia funziona. Nelle regioni in cui sono attivi i guardiani delle foreste, la deforestazione è infatti diminuita del 50%. Queste persone una volta non avevano altra scelta che chinarsi davanti alle organizzazioni criminali, oggi invece sono persone libere e sostenute, che proteggono la foresta. Ma rimane un mestiere pericoloso: le zone protette sono costantemente controllate e l’intera comunità collabora. I guardiani vengono formati in scuole speciali, dove da una parte imparano varie tecniche su come preservare il territorio e dall’altra sono loro a dare consigli su come agire in determinate aree.