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Foreste preziose

Salvare il Kenya dall’erosione

Un prato in fiore a Kajiado, Kenya
(© Greg Armfield/WWF-UK)
27 aprile 2024
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Le foreste sono tra gli strumenti più potenti nella lotta contro la crisi climatica e l’estinzione delle specie. Ma non solo: nel Kenya meridionale, un progetto del WWF dimostra come il ripristino dei paesaggi migliori significativamente le condizioni di vita delle popolazioni locali.

Siccità

L’Africa orientale, infatti, è una delle regioni del mondo che sta già soffrendo particolarmente per la crisi climatica. Per quattro anni, la stagione delle piogge è mancata in gran parte della Somalia, dell’Etiopia e del Kenya. Solo in Kenya, all’inizio del 2023, circa 4,4 milioni di persone erano colpite da insicurezza alimentare. Anche la fauna selvatica ne ha risentito: alla fine del 2022, oltre 6’000 grandi mammiferi come elefanti, giraffe e bufali sono morti a causa della siccità nel Parco nazionale di Amboseli, nel Kenya meridionale. Nell’autunno del 2023, il clima è arrivato all’estremo: ha piovuto in modo particolarmente intenso per settimane. Decine di persone sono morte a causa delle inondazioni e migliaia hanno perso le loro case. L’acqua non solo ha reso inabitabili le abitazioni, ma ha spazzato via anche il bestiame distruggendo quel poco che la siccità aveva lasciato nei campi. Le aree con pochi alberi sono state particolarmente colpite da questi eventi climatici estremi.


Sorgenti

Le foreste contribuiscono a mantenere l’acqua nel terreno. Nei periodi di siccità, assicurano che le sorgenti non si prosciughino, mentre durante le precipitazioni estreme rallentano la forza delle piogge sul terreno e aiutano la preziosa acqua a defluire. Gli effetti microclimatici della forestazione non devono essere sottovalutati. “Gli alberi sono produttori di pioggia – spiega il dottor John Kioko del WWF Kenya –. Estraggono l’umidità dal suolo con le loro radici e la rilasciano nell’aria attraverso le foglie, con un effetto rinfrescante. In presenza di alberi, l’acqua evapora di più, aumentando così la probabilità di precipitazioni”. Inoltre, la vegetazione impedisce l’erosione, cioè la perdita di terreno fertile, dovuta all’acqua torrenziale dopo le tempeste e al vento nei periodi di siccità. L’erosione del suolo è un problema molto serio in Africa orientale. Il Ministero dell’Ambiente keniota stima che la percentuale di terreni colpiti sia di poco inferiore al 90%, con quasi due terzi dell’area minacciata. Questo deterioramento del suolo – gli esperti lo chiamano degrado – è direttamente collegato alla deforestazione. La superficie forestale del Kenya è diminuita sensibilmente negli ultimi decenni. Tuttavia, poiché sempre più terreni perdono le loro qualità di coltivabilità, adattabilità ai pascoli e serbatoi d’acqua, aumenta anche la pressione per utilizzare le aree rimaste intatte: le persone si spingono sempre di più in aree precedentemente incolte, i conflitti con gli animali selvatici aumentano e la distruzione delle foreste avanza.

Storie di successo

Per spezzare il circolo vizioso della deforestazione nell’Africa orientale, il WWF si sta concentrando sul ripristino dei paesaggi forestali. Ne è un esempio un progetto nel distretto di Kajiado South, nel Kenya meridionale. L’area si trova tra quattro parchi nazionali: Amboseli a ovest, Chyulu Hills a nord, Tsavo West a est e, appena oltre il confine con la vicina Tanzania, il Kilimanjaro a sud. Il possente massiccio della montagna più alta dell’Africa sovrasta le pianure di Kajiado, visibile da lontano. Il paesaggio al di fuori delle città è costituito da terreni privati e agricoli, oltre che da un mosaico di aree fluviali e forestali, praterie e macchie verdi.

Il progetto

Qui vivono elefanti, rinoceronti neri, gnu, gazzelle, zebre, leopardi e molte specie di uccelli. Ma ci sono anche persone e quindi non solo insediamenti più o meno grandi, ma anche terreni agricoli, troppo spesso recintati. Le recinzioni creano problemi agli animali selvatici i cui corridoi di migrazione si trovano tra i quattro parchi nazionali. Gli abitanti della regione – esclusi quelli che vivono di allevamento nomade di bestiame e/o organizzano safari – coltivano principalmente mais, fagioli, patate e cipolle. Ma l’agricoltura pluviale funziona solo ai piedi del Monte Kilimanjaro; più in basso, nelle pianure, l’agricoltura dipende dall’irrigazione. Anche i paesaggi naturali sono andati persi nel Kajiado Sud negli ultimi decenni. Tra il 2001 e il 2021 le aree forestali e arbustive si sono ridotte rispettivamente dell’87% e del 68%, mentre l’erosione del suolo ha degradato la qualità di terreni agricoli e pascolo. In collaborazione con le autorità locali, le organizzazioni e le comunità del posto, il WWF ha iniziato a invertire questa tendenza e a ripristinare i paesaggi forestali su un’area di 5’000 ettari. L’obiettivo è di estenderli ad altri 20’000 ettari, in modo da migliorare le condizioni di coltivazione dei seminativi e di allevamento degli animali da pascolo, nonché le condizioni di vita in generale.

Rinaturalizzare

Concretamente, ciò significa piantare alberi per rinaturalizzare una sorgente e il corso d’acqua più ampio, in modo che molte persone possano utilizzare l’acqua a valle. Ma quello che il WWF sta facendo a Kajiado Sud va ben oltre il rimboschimento. Forest Landscape Restoration (FLR) è il nome dell’approccio che mira a ripristinare un intero paesaggio con tutte le sue funzioni ecologiche ed economiche. Per citare solo le più importanti: il ripristino dei paesaggi forestali dovrebbe contribuire a immagazzinare il carbonio e quindi a ridurre le emissioni di gas serra. Un maggior numero di alberi dovrebbe fornire un habitat per animali e piante, garantire temperature locali più basse, migliorare il flusso dell’acqua nei fiumi, assicurare pozzi e sorgenti vicino agli insediamenti, fermare l’erosione del suolo, aumentare i raccolti agricoli, migliorare le condizioni per il pascolo degli animali, fornire legna per cucinare e, infine, fornire cibo come frutta, verdura e medicine sotto forma di erbe medicinali.


Risultati

I primi risultati sono già impressionanti. Insieme all’autorità forestale keniota, il WWF ha creato un vivaio modello a Loitokitok, che coltiva piantine soprattutto di specie autoctone come l’olivo dell’Africa orientale, il ginepro africano, il ciliegio africano, il gelso e l’albero del corallo. 32’000 giovani alberi su un’area forestale di 25 ettari hanno così iniziato la loro carriera di miglioratori dell’ecosistema, piantati da oltre 1’000 membri di due comunità locali. Anche i vivai privati della regione partecipano attivamente alle misure FLR, così come i proprietari dei negozi di Loitokitok, che hanno assunto la sponsorizzazione di giovani alberi davanti ai loro negozi. Grazie ai 35’000 alberi appena piantati, il verde è presente ovunque nella piccola comunità, dove anche il WWF ha vari uffici: nel cortile della scuola, accanto alla chiesa, tra le case private e i negozi e persino nella prigione. Con tre cooperative dell’acqua, che insieme contano oltre 800 soci, sono iniziati i lavori di rinaturalizzazione di due sorgenti. Nel prossimo futuro verranno piantati circa 4’500 alberi. Mentre su un’area di 13 ettari sono stati piantati circa 6’000 alberi per migliorare la qualità dei pascoli, in parte gravemente degradati. Questo è stato fatto in collaborazione con un’associazione di 350 proprietari terrieri. Anche la creazione di banche di semi – conosciute anche come banche di germoplasma – mira a migliorare le condizioni di pascolo. Nel 2023 il WWF e i suoi partner hanno distribuito semi d’erba a sette cooperative lattiero-casearie nel Kajiado Sud, che sono stati poi piantati. Queste banche sono gestite da gruppi di donne Masai, che li vendono anche nei mercati locali.

La prevenzione

La maggior parte dei giovani alberi del progetto Forest Landscape Restoration in Kenya cresce su terreni agricoli. Solo dal novembre 2023 sono stati piantati oltre 100’000 alberi. Sono stati creati anche terrazzamenti, scavati fossati e piantata erba per la stabilizzazione. In questo modo si intende prevenire l’erosione e immagazzinare meglio l’acqua nel terreno. Per rivegetare i paesaggi erbosi e di pascolo del Kajiado Sud si stanno utilizzando diverse tecniche sostenibili di coltivazione della terra come, ad esempio, i cosiddetti “bunds” del suolo. Si tratta di fosse semicircolari che vengono scavate per rompere lo strato indurito in superficie e intercettare il deflusso dell’acqua piovana in modo che non possa dilavare il terreno fertile. Questo grazie anche al rallentamento causato dai muri di pietra. Un’altra tecnica tradizionale è il recupero degli alberi, o Kisiki Hai in Swahili. Chi la conosce può far crescere nuovi alberi dai ceppi potando e proteggendo alcuni germogli.

Tuttavia, il solo reimpianto non è sufficiente. È fondamentale proteggere il nuovo verde. Ciò richiede una gestione coerente del pascolo, poiché le aree da ripristinare possono rigenerarsi solo se il bestiame ne resta lontano per almeno due anni. Per regolare questo aspetto, l’area del progetto FLR è ancora una volta orientata verso una tradizione Masai collaudata, il terreno di Olopololi. Si tratta di un terreno comunale che viene utilizzato per il pascolo solo in momenti ben precisi. Un gruppo di lavoro composto da membri della comunità di allevatori regola i tempi e la durata, in modo che l’erba dell’appezzamento Olopololi possa ricrescere.

Oltre alle misure di reimpianto, il WWF e i suoi partner locali stanno organizzando una serie di corsi di formazione. A metà del 2023, 15 gruppi di donne con 175 membri avevano già ricevuto una formazione sull’allevamento di bestiame da latte, 200 persone avevano frequentato corsi di apicoltura, 20 agricoltori avevano ricevuto una formazione sulla produzione di mangimi per animali e altri 20 agricoltori avevano approfondito le loro conoscenze sulla coltivazione di frutta e verdura nella foresta. A fine 2023, 100 giovani avevano completato la formazione per poi svolgere il lavoro pratico di rivegetazione nel Kajiado Sud come squadra tecnica o come assistenti. Coniugare il sapere antico dei Masai e delle comunità locali alla conoscenza degli esperti che operano sul territorio e studiano nuovi meccanismi di protezione e rimboschimento: questo è l’obiettivo principale del WWF. Una tecnica che sta portando i suoi frutti e che non solo aumenta e tutela la biodiversità, ma protegge intere comunità dalla crisi climatica.