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Muschi, artisti di sopravvivenza

Come favorire la crescita dei muschi

Un bell’esemplare di Bryum capillare

Piccoli, discreti e per questo spesso negletti. A torto, tuttavia! I muschi sono un elemento fondamentale degli ecosistemi e possono avere effetti benefici anche sulla nostra qualità di vita. Diretti discendenti delle prime piante che dall’acqua hanno fatto il salto sulla terra ferma, si riproducono mediante le spore (come i funghi e le felci). Si differenziano dalle altre piante terrestri per l’assenza di tessuti vascolari e di sostegno specializzati, il che impedisce loro di svilupparsi in altezza. Crescono quindi in piccoli cuscinetti o formano dei tappeti su vari substrati, dalla corteccia degli alberi, alla nuda roccia, fino al suolo aperto. Sono presenti in tutti gli ambienti del pianeta, tranne l’acqua salata. Molte specie amano gli ambienti freschi e ombreggiati, come i boschi, ma altre sono in grado di crescere in ambienti estremi, come l’alta montagna o i muri di cemento. Alcune specie hanno un’alta resistenza al gelo e sono in grado di fare la fotosintesi anche a -9 °C. Tutti i muschi sopportano bene l’essiccamento: non muoiono e, una volta reidratati, sono in grado di riattivare velocemente il metabolismo e fare la fotosintesi (in alcuni casi anche dopo 20 anni). Dei veri e propri artisti di sopravvivenza!

Ticino, terra di rarità

Il Cantone Ticino conta uno straordinario numero di habitat favorevoli ai muschi. Le torbiere formate dai muschi sfagni sono forse l’esempio più noto. Si tratta di ambienti estremamente vulnerabili e pregiati dal profilo naturalistico e per questo motivo protetti a livello federale e cantonale. Specie rare e minacciate crescono anche in habitat insoliti e poco attraenti per altri gruppi di piante, come anfratti ombreggiati, substrati poco fertili o secchi. Ne è un esempio la specie Anacamptodon splachnoides, ritenuta fino a pochi anni fa estinta in Svizzera e ritrovata solo recentemente nel Locarnese. Questo muschio cresce quasi esclusivamente nelle cavità dei tronchi di vecchi alberi (scientificamente chiamate dendrotelme), offrendo a sua volta riparo a specie di insetti adattati a questo ambiente. In un habitat completamente diverso si trova invece il muschio Pseudoleskea artariae: amante delle rocce calcaree, ben esposte e luminose, costituisce uno dei rarissimi semi-endemismi in Svizzera per quanto riguarda i muschi. Al mondo sono note solo poche stazioni nei dintorni di Lugano, per cui il Cantone Ticino ha nei suoi confronti, come per altre specie rare e minacciate, un’elevata responsabilità riguardo alla sua protezione e conservazione. Esemplari di queste specie rare, così come di quelle comuni, sono conservati nelle collezioni briologiche del Museo cantonale di storia naturale a Lugano, a disposizione dei ricercatori scientifici. Il Museo si occupa di ricercare e documentare i muschi in Ticino e offre regolarmente dei corsi di formazione. Maggiori informazioni su www.ti.ch/mcsn.

Piccoli organismi, un grande contributo

I muschi contribuiscono in modo determinante al funzionamento degli ecosistemi. Sono infatti degli importanti produttori primari, soprattutto in ambienti con risorse limitate, come l’alta montagna, la tundra, le paludi e le torbiere. Essendo spesso i primi organismi a colonizzare un substrato, giocano anche un ruolo decisivo nella formazione del suolo, favorendo l’accumulo di materie organiche e la colonizzazione da parte di altre specie. I muschi stessi sono dei micro-ecosistemi, nei quali vivono innumerevoli piccoli organismi, come insetti e altri artropodi. Sono inoltre dei rilevatori della qualità degli ambienti e possono portare benefici anche a noi essere umani. In ambiente urbano, per esempio, oltre ad agire come ‘trappole’ per le polveri fini migliorando la qualità dell’aria, influenzano anche la temperatura. Sono infatti in grado di assorbire e accumulare molta acqua in breve tempo, che poi rilasciano lentamente nell’ambiente, favorendo così un clima urbano piacevole. La loro capacità di assorbimento e ritenzione dell’acqua riduce anche il rischio di inondazioni, perché diminuisce il carico idrico nelle canalizzazioni. Gli sfagni, dei muschi con cellule speciali che sono in grado di accumulare grandi quantità d’acqua, formano le torbiere, il più grande deposito naturale di carbonio. In questo ambiente, durante tutto l’anno, sono presenti delle condizioni di ristagno idrico che bloccano la decomposizione, a tal punto che la materia organica si accumula formando la torba. Così facendo gli sfagni immagazzinano più carbonio di tutto il resto della vegetazione del mondo, contribuendo a porre un freno al cambiamento climatico. Un ettaro di torbiera può infatti intrappolare più di una tonnellata di CO2 all’anno e conservarla per migliaia di anni.

Cosa posso fare per favorire i muschi?

Delle circa 1’100 specie di muschi presenti in Svizzera, ben il 38% è in pericolo di estinzione (secondo l’ultima Lista Rossa delle briofite minacciate del 2004). Le minacce sono varie, dalla distruzione dell’ambiente, alla raccolta indiscriminata, fino al cambiamento climatico. In ambito urbano la minaccia principale sono le pulizie troppo radicali di muri, piazzali e selciati e l’eliminazione, per una questione prettamente estetica, dei muschi dai prati. Le specie protette sono circa 40 a livello nazionale e 120 a livello cantonale. Per proteggere le specie minacciate e favorire i muschi in generale è sufficiente attuare delle semplici misure. Ad esempio, considerando che in genere i muschi non arrecano danni al substrato di crescita, si può rinunciare a pulire in modo troppo accurato muri, piazzali e selciati. Anche l’eliminazione dei muschi dal prato può essere evitata, cercando al contrario di favorirne la crescita dove l’erba ha difficoltà a crescere, per esempio sotto le chiome degli alberi. Un’altra misura importante è la rinuncia ad acquistare torba o substrati che la contengono. L’estrazione della torba per vari usi (in particolare per la combustione e per il giardinaggio, dove è utilizzata come additivo per il terriccio) è devastante, perché – oltre a distruggere ambienti estremamente unici – libera velocemente il carbonio immagazzinato in migliaia di anni, che, per combustione o decomposizione si trasforma in CO2. Il danneggiamento delle torbiere è una fonte importante di emissioni di gas a effetto serra (circa il 5% di tutte le emissioni antropogeniche globali).