Alla scoperta della salamandra
Una sorgente è molto di più di un semplice punto d’acqua: in quasi tutte le culture, da tempo immemore, la sorgente è simbolo di vita e di rigenerazione, intimamente legato alla dimensione del Mito e del Sacro. In tempo di siccità ne apprezziamo ancor più il valore. È l’affascinante punto d’incontro tra mondi diversi: grazie ai percorsi segreti dell’acqua e alla geologia del sottosuolo, il mondo sotterraneo si rivela alla superficie, la falda freatica si ossigena creando ruscelli e torrenti, l’ambiente acquatico si fonde con quello terrestre generando un mosaico di vegetazione simile a giardini in miniatura. Tutto ciò avviene in uno spazio di pochi metri quadrati. L’ambiente sorgivo, o fontinale, è costituito infatti dal punto di affioramento dell’acqua sotterranea e dalla zona umida che si sviluppa nelle sue immediate vicinanze. Non esiste una transizione netta tra l’ambiente sorgivo e il ruscello che ne è alimentato, ma generalmente le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche tipiche dell’ambiente sorgivo si esauriscono già dopo i primi 10-15 metri dal punto di affioramento.
Pur essendo ecosistemi di piccole dimensioni, molte sorgenti presentano una ricca biodiversità e sono habitat estremamente preziosi. In Svizzera le troviamo dalla pianura fino in alta montagna, in ambienti aperti come pure nel bosco, e spesso costituiscono elementi unici nel paesaggio. Numerose specie rare e minacciate di estinzione dipendono dagli ambienti sorgivi per la loro sopravvivenza. Libellule, salamandre, piccoli molluschi, insetti acquatici e Niphargus (minuti crostacei chiamati anche “gamberetti di grotta”), sono solo alcune delle piccole meraviglie che vivono negli ambienti sorgivi. Che cosa rende così speciali questi ambienti? Uno dei fattori chiave è la stabilità dei parametri legati all’acqua, in primo luogo la temperatura e la portata. In un normale corso d’acqua, la temperatura varia in maniera importante durante l’anno, superando ad esempio i 20°C nei mesi estivi e avvicinandosi al punto di congelamento in inverno; anche la sua portata varia in modo rilevante: ridotta ad esempio a un rigagnolo nei periodi siccitosi, ma straripante e limacciosa dopo un intenso temporale. Al contrario, la maggior parte delle sorgenti è un’oasi di tranquillità per gli organismi che vi vivono: la portata e la temperatura sono pressoché costanti durante l’anno, con acque fresche e ossigenate sia in estate che in inverno, e con variazioni di portata minime e poco repentine. È per questo che la fauna e la flora delle sorgenti è molto diversa rispetto a quella che si trova in fiumi e torrenti.
Molti animali che popolano gli ambienti sorgivi appartengono a specie minacciate di estinzione. Spesso si tratta di forme di vita di piccole dimensioni (insetti acquatici, larve di libellula, molluschi, gamberetti di grotta) e che conducono una vita discreta. Minacciata e discreta, ma un po’ più facile da osservare almeno in Ticino, è la salamandra pezzata: inconfondibile grazie alla sua livrea nera intensa e lucida sulla quale spiccano delle vistose macchie gialle. Come tutti gli anfibi, ha bisogno dell’acqua per riprodursi. Al contrario delle rane, però, che depongono delle uova dall’aspetto gelatinoso, la femmina della salamandra trattiene le uova fecondate in modo da proteggere le prime fasi dello sviluppo delle larve; dopodiché, generalmente in primavera, essa va in cerca dell’acqua e vi immerge la parte posteriore del corpo, partorendo in media da 20 a 40 larve di 2-3 centimetri di lunghezza. Poiché le larve resteranno in acqua per un periodo da 3 a 5 mesi prima di diventare piccole salamandre, la femmina deve essere molto accorta nella scelta del luogo: i posti migliori sono i ruscelli boschivi con presenza di piccole pozze, con corrente debole, acque ossigenate e possibilità di rifugio sotto sassi e foglie cadute. Ma attenzione: una grossa piena primaverile o estiva, o un periodo di secca, possono compromettere tutto; per questo le salamandre che scelgono una buona sorgente per deporre le larve sono vincenti: acque fresche e ossigenate tutto l’anno, e senza variazioni repentine di portata anche con piogge abbondanti.
Per preservare gli ambienti sorgivi, è necessario disporre di informazioni precise: dove si trovano? Sono naturali e ancora intatti? Vi si trovano specie tipiche e/o minacciate di estinzione come salamandre, larve di insetti, crostacei o molluschi?
Con il progetto pilota del piano d’azione Strategia Biodiversità Svizzera “Sulle orme del valore dell’acqua” l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) promuove il rilevamento, la conservazione e la valorizzazione degli ambienti sorgivi in tutto il territorio della Confederazione. Spiega il biologo Alberto Conelli, membro del Servizio di consulenza per gli ambienti sorgivi incaricato dall’UFAM: “Il numero di Cantoni attivi nel rilevamento e nella valutazione dei propri ambienti sorgivi è in crescita: alcuni di essi sono già in una fase molto avanzata e stanno attuando misure concrete di protezione e valorizzazione. Dal 2022, anche il Cantone Ticino è attivo con un progetto pilota di censimento e valutazione degli ambienti sorgivi”. Specifica ancora Conelli: “Una volta identificati questi ambienti di pregio, si possono applicare varie misure di protezione, e tutte passano attraverso la sensibilizzazione di proprietari e gestori. Talvolta è sufficiente la posa di una semplice recinzione attorno al punto di affioramento per evitare che la sorgente venga irrimediabilmente compromessa. Gli ambienti degradati possono inoltre essere recuperati grazie a misure di valorizzazione come lo spostamento o l’ottimizzazione di abbeveratoi per il bestiame, o la restituzione di un deflusso residuale adeguato quando l’acqua prelevata non viene utilizzata. Vi sono poi misure complesse di rivitalizzazione, quali lo smantellamento di captazioni obsolete o fuori servizio, oppure la rimessa a cielo aperto di ruscelli sorgivi intubati”.
Gli ambienti sorgivi sono ecosistemi estremamente vulnerabili a qualsiasi intervento umano. Basta un piccolo sbarramento per innalzare il livello dell’acqua, il calpestio del bestiame all’abbeverata, o un’opera di presa ad uso irriguo o potabile, ed ecco che la preziosa zona di interazione tra acque sotterranee e acque di superficie si ritrova danneggiata, e la comunità di organismi alterata o distrutta. Negli ultimi decenni, in Svizzera, le sorgenti hanno suscitato interesse quasi esclusivamente per lo sfruttamento dell’acqua, con la conseguente scomparsa di molti ambienti sorgivi. Il risultato è purtroppo eloquente: in pianura non esistono praticamente più sorgenti in condizioni prossime allo stato naturale. Le cause: intensificazione dell’agricoltura, crescente numero di insediamenti e vie di comunicazione, captazioni. Nel Giura, la percentuale di sorgenti in uno stato più o meno prossimo alle condizioni naturali è pari al 18 per cento, mentre sull’Altipiano essa è nell’ordine dell’1 per cento. In Ticino, non esistono ancora dati in questo senso, ma nei boschi e nelle valli discoste, come pure nei comparti di montagna relativamente intatti, si possono trovare ancora ambienti sorgivi di valore. Ma la pressione rimane elevata a causa della crescente richiesta di acqua ad uso agricolo o potabile e per impianti di innevamento artificiale, di bonifiche e di altre opere edilizie. A ciò si aggiunge il cambiamento climatico: l’aumento degli eventi siccitosi si è tradotto negli ultimi decenni in una diminuzione sensibile delle portate delle sorgenti.