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La guerra del pesce

Progetti lungimiranti per le coste

Pesca del salmone in Alaska
(© naturepl.com/Jeff Rotman/WWF)
6 agosto 2022
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Immaginate un futuro in cui le persone e i Paesi si fanno la guerra e litigano per il pesce. Non c’è nemmeno bisogno di fantasticare perché in realtà sta già succedendo. E non dobbiamo nemmeno andare lontano per trovare i vari contrasti: basti pensare che nel Mediterraneo l’Ue spesso e volentieri deve intervenire perché il pescato di pescatori siciliani o spagnoli viene sequestrato da militari di Paesi nordafricani e viceversa. Il malumore è salito nelle ultime settimane, dopo che l’Unione europea ha ridotto i giorni di pesca. Come se non bastasse Francia e Inghilterra è da diverso tempo che litigano sulle licenze. La verità è che le comunità, composte da centinaia di milioni di persone, hanno perso fonti di cibo e di reddito a causa della crisi climatica che ha costretto le popolazioni ittiche a migrare lontano dagli habitat tradizionali per sopravvivere. L’instabilità sociale incombe perché la ricchezza che gli oceani possono offrire sta diventando sempre più precaria. In mare aperto esistono zone dove pirati e malviventi pescano senza rispettare regole internazionali, rivendendo poi il pescato ai Paesi ricchi del mondo. Quel futuro, dunque, è già adesso.

I nomadi marini

Gli stock ittici sono in movimento. Mentre i cambiamenti climatici determinano mutazioni nei cicli oceanici e meteorologici, anche le popolazioni ittiche si stanno spostando. Un recente studio sulla migrazione ittica indotta dal clima riporta che il 23% degli stock ittici collegati alle acque territoriali dei Paesi si sposterà nei prossimi otto anni. Entro la fine del secolo, la percentuale si avvicinerà al 50%. Questa migrazione è preoccupante. Tra la Seconda guerra mondiale e il crollo dell’Unione Sovietica, un quarto di tutte le dispute interstatali militarizzate è stato combattuto per la pesca, e i dati degli ultimi quattro decenni mostrano che, invece di diminuire, i contrasti sono aumentati di 20 volte. Vi sono già indicazioni che la pesca insostenibile, compresa la pesca eccessiva e le catture accessorie, abbia sostituito la pirateria come principale minaccia alla sicurezza marittima del nostro tempo. Oltre ai conflitti, con l’aumento della concorrenza e della scarsità, molti Paesi e comunità costiere le cui popolazioni ittiche si stanno allontanando sperimenteranno livelli vertiginosi di fame, disoccupazione e stress sociale che sfoceranno in migrazioni di massa e disordini civili. Per questo motivo il WWF collabora per trovare soluzioni a lungo termine. La scienza può prevedere le migrazioni dei pesci e il WWF ha la capacità di collaborare con governi, imprese, gruppi ambientalisti, per i diritti umani e comunità per intraprendere azioni preventive in tutto il mondo. Questo al fine di evitare disastri e illegalità e costruire forniture alimentari resistenti e mezzi di sussistenza sostenibili. Abbiamo gli strumenti per rafforzare le catene di approvvigionamento dei "cibi blu", ovvero gli alimenti prodotti dall’oceano, dai laghi e dai fiumi.

Proteggere per prosperare

In diversi punti del mondo, esperti del WWF e comunità locali stanno sviluppando una gestione integrata della pesca con soluzioni basate sulla natura che si fondano sulla scienza. Proteggendo e ripristinando la natura nei nostri oceani e lungo le nostre coste, e lavorando con i pescatori su politiche e pratiche per massimizzare i loro mezzi di sussistenza senza mettere a rischio le popolazioni ittiche da cui dipendono, anche l’intero ecosistema sarà più resiliente. Come WWF siamo convinti che quando gli oceani prosperano, il pianeta prospera. Per questo motivo lavoriamo per un mondo in cui gli oceani sani siano di beneficio su larga scala per il pianeta, le persone, la prosperità e la pace. A questo scopo stiamo lavorando in diversi luoghi per costruire quel mondo. Ad esempio, Bristol Bay, in Alaska, dove la comunità del posto festeggia il ritorno dei salmoni ai siti di riproduzione ogni estate e continuerà a farlo se la regione sarà protetta in modo permanente. Per alcune popolazioni invece è stato necessario spostarsi, a causa dell’innalzamento del mare e le temperature alte. Presso il Golfo di Guayaquil, Ecuador – storicamente ricco di pesci e crostacei – pescatori artigianali ecuadoriani, il governo e il WWF stanno lavorando per proteggere e ripristinare le zone. In Madagascar, infine, le recenti siccità e i cicloni hanno causato estrema insicurezza alimentare e sfollamenti. Anche qui proviamo a dare il nostro contributo per migliorare la situazione. Affrontare il cambiamento climatico è l’esigenza principale. Le comunità delle regioni nord-occidentali stanno anche elaborando soluzioni di sostenibilità a lungo termine per i loro paesaggi marini.

In viaggio con la Blue Panda

Il Mar Mediterraneo, culla di una civiltà fiorente e di una ricca biodiversità marina, è in pericolo. Secoli di sovrasfruttamento non regolamentato lo hanno messo in serio pericolo. Un universo unico di piante, animali e patrimonio culturale ha bisogno di noi. La nostra vita e il nostro sostentamento sono legati alla salute di questo mare. Una barca che esplora il Mediterraneo con amore e rispetto, la Blue Panda, lavora duramente per far conoscere l’universo sottomarino a chi sta in superficie e per ispirare le comunità ad agire per conservare questo tesoro unico. Ogni anno questa barca a vela del WWF si ferma in Italia, Francia, Spagna, Tunisia, Corsica, ma anche Grecia e Turchia. Si occupa di ripulire i fondali da reti fantasma, di organizzare eventi con turisti e comunità locali su come ridurre la plastica e come pescare in maniera ecosostenibile, e di sostenere i piccoli pescatori. Il suo viaggio è iniziato a giugno e si concluderà a novembre, sei mesi di viaggio per aiutare chi del mare ci vive. In alcune aree i pesci autoctoni, a causa dell’aumento delle temperature del mare, sono infatti scomparsi lasciando spazio a pesci nuovi. L’obiettivo della Blue Panda è portare la voce del mare alle comunità locali lungo le sue coste e ai milioni di visitatori che ogni anno ne godono le ricchezze. Inoltre, la Blue Panda rafforza il movimento dei "Mediterranean Keepers" che lottano per salvare i tesori del Mediterraneo per le generazioni future. Insieme, vogliamo garantire che almeno il 30% di questo ambiente unico sia effettivamente protetto entro il 2030.