Secondo l'ultimo rapporto della Fao, nel 2030 la produzione ittica totale supererà i 200 milioni di tonnellate
Secondo l'ultimo rapporto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) sullo "Stato della Pesca e dell'Acquacoltura Mondiale" nel 2030 la produzione ittica totale è destinata a superare i 200 milioni di tonnellate.
Dal 1961 il consumo di pesce per scopi alimentari è aumentato con un tasso medio annuo del 3,1%, quasi doppio rispetto alla crescita della popolazione mondiale (1,6%), e superiore al consumo di tutti gli altri alimenti proteici di origine animale, aumentato del 2,1%.
Sono dati evidenziati da Slow Fish - la rassegna di Slow Food dedicata al mare e ai suoi prodotti che sarà in presenza a Genova dall'1 al 4 luglio - dopo un convegno in streaming in occasione della giornata mondiale degli oceani. L'associazione rilancia il messaggio sulla necessità di tutelare questa risorsa.
I mari più svuotati dal punto di vista della pesca sono il Mediterraneo e il Mar Nero con il 62,5% di stock sovrasfruttati, il Pacifico sudorientale con il 54,5% e l'Atlantico sudoccidentale con il 53,3%. A livello mondiale la pesca industriale, sebbene sia praticata da un numero molto ridotto di pescherecci, comporta annualmente la cattura di circa 30 milioni di tonnellate di pesce per il consumo umano, e circa 35 milioni di tonnellate che sono trasformate in mangimi, impiegando al massimo 1 o 2 milioni di pescatori con un consumo annuo di 37 milioni di tonnellate di carburante.
Al contrario, la piccola pesca, quella cui Slow Fish dedica risorse e spazi per favorirne la tutela e lo sviluppo, è praticata dall'82% delle imbarcazioni, dà lavoro ad oltre 12 milioni di persone, che producono circa 30 milioni di tonnellate di pescato all'anno, il quale si traduce interamente in prodotto alimentare umano, con un consumo di carburante di solo 5 milioni di tonnellate.