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L’Amazzonia d’Europa

Una riserva della biosfera su cinque Paesi

Il Danubio, maestoso, attraversa la Serbia
18 dicembre 2021
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Con il mondo che sta affrontando crisi climatiche e naturali, la designazione da parte dell’Unesco di una regione che si estende attraverso Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria e Serbia come prima “riserva della biosfera di cinque Paesi” è un passo storico verso una nuova era per le persone e la natura in Europa. È anche un modello internazionale per la conservazione regionale, la resilienza climatica e lo sviluppo sostenibile. La riserva della biosfera, nata appena tre mesi fa, copre 700 km dei fiumi Mura, Drava e Danubio. Parliamo di quasi 1 milione di ettari in quella che è stata definita “l’Amazzonia d’Europa” per la sua fiorente biodiversità – rendendola la più grande area protetta fluviale del continente. Tutto questo è stato possibile grazie a un progetto nato negli anni 90. La fondazione tedesca EuroNatur si occupava dello sviluppo di un’area protetta nel bacino del Danubio. Nel 2000 il Wwf ha deciso di sostenere il progetto, con l’obiettivo di ampliare l’area protetta. Dopo 21 anni, ci siamo riusciti e questo è il primo passo verso la rivitalizzazione di 25mila chilometri di fiume in tutta Europa e la protezione del 30% del territorio europeo.

Mura-Drava-Danubio

“Come dimostra il sistema Mura-Drava-Danubio, le pianure alluvionali possono essere fonte di molteplici benefici ambientali, sociali ed economici. Tuttavia, siamo riusciti a degradarne fino al 90% in Europa”, spiega Eva Hernandez, responsabile di Living European Rivers presso il Wwf. “La Commissione europea deve garantire che la prossima legge sul ripristino della natura stabilisca ambiziosi obiettivi vincolanti di ripristino per questi habitat, in modo che possano mostrare il loro pieno potenziale, a beneficio sia della natura che delle persone”. Il Wwf, infatti, chiede che gli obiettivi di ripristino legalmente vincolanti siano fissati per il 15% dei fiumi da riportare a uno stato di libero scorrimento entro il 2030. Questo può essere fatto attraverso la rimozione delle barriere fisiche come le dighe e il ripristino delle pianure alluvionali. Obiettivo che si vuole raggiungere anche in Svizzera. Con i suoi ecosistemi naturali unici, la nuova riserva Mura-Drava-Danubio sostiene una straordinaria biodiversità e il sostentamento di 900mila persone. Vantando la più alta densità di aquile bianche in riproduzione dell’Europa continentale, la regione ospita lontre, castori e storioni in via di estinzione. È anche un importante sito di sosta per più di 250mila uccelli migratori ogni anno. La riserva della biosfera rappresenta un importante contributo al Green Deal europeo, oltre a contribuire all’attuazione della nuova strategia di biodiversità dell’Ue. È anche una dimostrazione internazionale di come la protezione di aree naturali uniche deve essere integrata con lo sviluppo sostenibile.

Amazon of Europe Bike Trail

“Nella sua strategia sulla biodiversità, l’Ue si è impegnata a proteggere il 30% delle proprie terre e dei propri mari entro il 2030. La creazione della riserva Mura-Drava-Danubio è in linea con l’ambizione del Green Deal dell’Ue”, ha detto Claire Baffert, Senior Water Policy Officer del Wwf European Policy Office. “La decisione di proteggere l’‘Amazzonia d’Europa’ è un faro di speranza che dovrebbe essere replicato in tutto il continente”. La nuova riserva della biosfera è il risultato di anni di lavoro dedicato da parte delle autorità dei cinque Paesi con un notevole sostegno da parte del Wwf, la Fondazione Mava, i comitati dell’Unesco per l’uomo e la biosfera e molti partner locali per la conservazione. E non ci si ferma qui: si sta preparando il progetto Amazon of Europe Bike Trail. Si tratta di 27 tappe all’interno della biosfera per oltre 1’250 chilometri di pista ciclabile. La riserva, dunque, che una volta era costituita da tredici aree naturali separate, oggi rappresenta un maxi-progetto visionario, che metterà al sicuro animali a rischio estinzione e anche le comunità locali ne potranno trarre vantaggio, prendendosi cura di questo scrigno pieno di biodiversità. Natasha Kalauz, amministratrice del Wwf Adria, fa notare che «in tempi di crisi climatica e di una estesa estinzione delle specie, proteggere le nostre ultime aree naturali diventa una questione di sopravvivenza. La proclamazione della riserva della biosfera è un passo importante verso un futuro verde e sostenibile in cui non c’è spazio per pratiche negative come nuovi progetti idroelettrici, un’ampia regolamentazione dei fiumi o l’estrazione di sedimenti».

Una rondine d’inverno

Una rondine d’inverno? Sì, è una delle rondini ticinesi. Le più comuni e conosciute sono il Balestruccio e la Rondine comune. Queste due ora sono a trascorrere l’inverno in Africa, unitamente al Topino, una terza specie migratrice transahariana, dove possono trovare molti insetti di cui si nutrono in quantità. Torneranno in Ticino in aprile. La quarta specie è la Rondine montana. Si differenzia dalle “cugine” per morfologia, dimensioni, colori ed ecologia. Questa specie ha la taglia a metà fra le altre due (lunghezza 14-15 cm; apertura alare 32-35 cm). L’aspetto è quello di una “rondine” ma è di colore bruno-grigio uniforme. Presenta una serie di macchie bianche sulle timoniere. Il volo tiene spesso la coda a ventaglio che mostra quindi il bianco. Il volo può essere ondulato attorno agli edifici sui quali nidifica in un nido aperto sopra come la rondine comune. In passato era tipica delle zone rocciose d’altitudine. Nel corso degli ultimi decenni il suo areale si è progressivamente spostato verso il basso ed è entrata sporadicamente nelle zone edificate dove questa rondine “alpina” si installa spesso sulle facciate degli edifici più alti. Alla fine degli anni 80 erano conosciuti quattro punti di presenza invernale irregolare nel nostro cantone con pochi individui. Trent’anni dopo, nei primi tre inverni di ricerca del nuovo atlante invernale la situazione è molto diversa. La presenza invernale ora è regolare in decine di punti e con numerosi individui in oltre trenta comuni, soprattutto nel Sottoceneri, lungo le rive dei laghi nei punti più caldi e soleggiati come lungo i corsi d’acqua lenti e riparati. Ficedula rivolge un appello ai lettori de laRegione perché segnalino sino a fine gennaio la presenza di questa specie o più in generale di “rondini” allo 079 207 14 07. www.ficedula.ch