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Quello che conta i rinoceronti

Un gigante protetto dai ranger del Nepal

I contatori di rinoceronti
11 dicembre 2021
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“Ciao, mi chiamo numero 33”. A dirlo è Kanchan Thapa. Ride, mentre ci racconta la sua storia, che è legata strettamente al WWF Nepal e al suo lavoro di “contatore di rinoceronti”. “Avevo 27 anni quando ho iniziato a lavorare per il WWF – prosegue –. Qui è tradizione non chiamarsi per nome, ma a seconda del nuovo esemplare di rinoceronte contato. E io, a suo tempo, nella mia squadra avevo contato il 33esimo rinoceronte”. A 18 anni dai suoi primi passi come ambientalista, Kanchan oggi è a capo dei programmi per la fauna selvatica al WWF Nepal. Durante questi anni, Kanchan ha lavorato con oltre 24 specie di animali selvatici in Nepal, concentrandosi principalmente su tigri, rinoceronti e leopardi delle nevi. Tante le sue esperienze: dalla prima indagine sulle tigri a Shuklaphanta nel 2004, alla progettazione del primo protocollo di monitoraggio delle tigri del Paese nel 2008, fino alla realizzazione della prima indagine genetica non invasiva delle popolazioni di questo felino. Anche se ha sempre avuto un’affinità con le tigri, il rinoceronte gli è rimasto nel cuore; il suo primo incarico professionale è stato il monitoraggio di un rinoceronte con collare radio nella Babai Valley nel 2003.

La prima avventura!

“La prima volta che mi è stato assegnato il mio nome di ‘battaglia’ era il 21 marzo 2005, solo tre giorni dopo l’inizio della conta dei rinoceronti vicino al confine più orientale del Parco Nazionale di Chitwan. Erano le 8 del mattino, ed ero lì a dorso dell’elefante Dipendra Gaj. La conta, infatti, viene fatta così per essere sicuri che nessuno dei dipendenti rimanga ferito da un rinoceronte”, spiega Kanchan. “Alla mia sinistra c’era ‘Numero 32’, e alla mia destra ‘Numero 31’. Ogni squadra è composta da uno che conta, un mahut (il conduttore di elefanti) e un elefante. Anche se da allora ho partecipato a più di cinque conteggi nazionali di rinoceronti, la tecnica, il processo e la durata rimangono gli stessi: il metodo dell’osservazione diretta, con singoli rinoceronti contati a dorso d’elefante, per un periodo di un mese, mentre le squadre setacciano sistematicamente i blocchi di habitat dei rinoceronti. Questi blocchi di habitat includono praterie alluvionali paludose e foreste fluviali – il tipo di habitat preferito dai rinoceronti – così come le foreste di Sal”. E poi avvista un rinoceronte che ancora non era mai stato osservato prima. E nei walkie-talkie della squadra risuona il nome: “Numero 33. Roger. Numero 33”. Kanchan si emoziona. A quel punto vengono controllate e annotate le descrizioni dell’animale. “Era un rinoceronte maschio adulto – prosegue –, alto due metri, con un corpo grigio dall’aspetto preistorico, una pelle corazzata e un corno uncinato, in piedi a soli 10 metri. Ho annotato le sue caratteristiche insieme alla data e all’ora. Che fosse maschio me l’ha detto il mahut. Lui aveva più esperienza di me”.

Un successo tutto nepalese

Per evitare il doppio conteggio, la squadra si assicura che i rinoceronti contati si muovano dietro la linea di monitoraggio. Durante il processo, le squadre gridano continuamente i numeri delle loro squadre adiacenti per evitare qualsiasi lacuna nella linea degli elefanti e assicurarsi che nessun rinoceronte venga perso nel conteggio. Ovviamente, si può sbagliare di due, tre esemplari. Ma si è rivelato un sistema sicuro e affidabile. Si conta solo la mattina, per non stancare gli elefanti e, come da protocollo, un veterinario effettua un’ispezione giornaliera della salute e della forma fisica dell’elefante, mentre gli altri membri si impegnano nella logistica per il giorno successivo. Oggi la localizzazione GPS è utilizzata per tracciare, registrare e rivedere la formazione e il movimento delle squadre. Questi dati vengono poi analizzati ogni sera, quando si discute di potenziali lacune che devono essere considerate, possibilità di doppio conteggio, e logistica e piano per il giorno successivo. Il conteggio dei rinoceronti può sembrare semplice, eppure l’intero evento, pur essendo avventuroso, è fisicamente e mentalmente estenuante e talvolta pericoloso, poiché c’è sempre la possibilità di incontrare un animale selvatico. Kanchan è felice nel vedere il numero dei rinoceronti crescere costantemente, da soli 409 nel 2005 ai 752 di oggi – quasi il doppio rispetto al mio primo conteggio dei rinoceronti 16 anni fa. Non solo: gli sforzi del governo, del WWF e delle comunità locali hanno anche portato a 365 giorni di zero bracconaggio di rinoceronti. Tra il 2010 e il 2021 è stato raggiunto questo obiettivo ben 7 volte.

I passeri

In Svizzera sono presenti 3 specie del genere “Passer”. La Passera mattugia, la Passera d’Italia e la Passera europea. La prima ha una taglia più minuta delle altre due, (lunghezza 120 cm) ed è riconoscibile per la presenza di una macchietta nera sulla guancia bianca. Le altre due (lunghezze 140-150 cm) si distinguono per il colore della parte superiore della testa dei maschi; nella Passera d’Italia è interamente marrone, nella Passera europea è invece grigia nella fascia centrale. Le femmine sono marroncino chiaro e indistinguibili fra loro. La Passera europea è la specie dominante a Nord delle Alpi, mentre in Ticino è invece la Passera italiana a essere nidificante esclusiva a sud di Bellinzona; le due hanno una sovrapposizione di areale nel Sopraceneri. La P. europea nidifica solo a nord di Bellinzona e Locarno. Poco si sa dei loro spostamenti e sulla presenza invernale, in particolare per quella europea (nella foto). Ficedula, che sta realizzando uno studio sulla distribuzione invernale degli uccelli, rivolge ai lettori l’invito a osservare bene i passeri in zona urbana sino alla fine di gennaio e di segnalare individui con la testa grigia a sud di Bellinzona e Locarno. Naturalmente anche l’assenza di individui con la testa grigia, che significa che ci sono solo Passere d’Italia, è un dato importante per la ricerca. Si possono inviare le segnalazioni allo 079 207 14 07 o a segreteria.ficedula@gmail.com. In passato i passeri erano molto più comuni, per la struttura dei tetti che offrivano cavità per nidificare. Inoltre, l’uso estensivo del suolo agricolo e la presenza diffusa di pollai costituivano degli ottimi presupposti di vita per queste specie in simbiosi con l’uomo. I passeri sono la sentinella di biodiversità urbana e delle zone agricole e predano gli insetti alieni invasivi.