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Tutta la meraviglia di una medaglia

Spiazzante, sconvolgente ma tremendamente reale: le emozioni scatenate dal bronzo di Noè Ponti, ticinese nell'Olimpo in compagnie dei più grandi

1 agosto 2021
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Prima Olimpiade, prima finale, prima medaglia. In ordine cronologico, ma soprattutto con un crescendo del grado di difficoltà che rende la medaglia di bronzo di Noè Ponti nei 100 delfino un’impresa folle, pazzesca. Verrebbe da usare l'aggettivo “irrealizzabile”, se non fosse che il 20enne cresciuto nella Nuoto Sport Locarno e poi consegnato con orgoglio al nuoto mondiale ha trasformato un sogno in una splendida e tangibile realtà. Facendo leva sulla genuinità che è un gradevolissimo marchio di fabbrica che ha attirato le simpatia di tutti gli appassionati di sport, “innamoratisi” di un ragazzo talmente normale che risulta quasi strano considerarlo il terzo delfinista più forte al mondo. O il primo, se consideriamo che Dressel e Milak sono dei marziani. Qualificarsi è un grosso merito, andare in finale rasenta l’impresa, mettere al collo una medaglia bussando alle porte dell’Olimpo da persona gradita e benvenuta, è straordinario, strepitoso. Folle. Pensare che un traguardo così lo abbia tagliato uno sportivo ticinese, confrontato alla concorrenza più accreditata a livello mondiale, è addirittura spiazzante. Tanto sconvolgente, sul piano emotivo, quanto tremendamente reale. La si gioca lì, sul piano dei sentimenti sballottati. Il bello dello sport.

Esplosione olimpica

Noè è questo, è la sintesi dell’atleta di grande successo in grado di competere ai massimi livelli della disciplina alla quale dedica da molti anni gran parte del proprio tempo, con il ragazzo a volte un po’ stralunato e spaesato molto legato alla realtà della sua regione e della famiglia, felice e orgogliosa di sorbirsi qualche levataccia per seguirne le gesta. Ne esce un mix di bravura, simpatia, semplicità, talento e successo che delineano i contorni di uno sportivo d’eccellenza che sulla ribalta internazionale ha fatto il botto. Partendo, a ben vedere, da lontano. Non che ci fossero mai stati dubbi sul suo potenziale, espresso in maniera dirompente a Tokyo, dove è pure andato oltre le attese, tuttavia bisogna pur considerare che chi l'ha preceduto nei 100 delfino, i ciati Dressel e Milak, già hanno un curriculum che “giustifica” le rispettive medaglie d’oro e d’argento, Entrambi fenomeni della disciplina, l’americano - plurititolato - ha strappato il record del mondo all’ungherese, che a sua volte l'aveva sottratto a nientemeno che sua eminenza Michael Phelps, uno che di medaglie olimpiche a casa ne ha una bacheca piena: 28, e 23 sono del metallo più prezioso. Poi c’è Noè, che la prima finale in una rassegna internazionale l’aveva conquistata agli Europei, una rassegna qualitativamente inferiore a un’Olimpiade, nella quale non era andato a podio. 

31 luglio memorabile

Ai Giochi, per contro, finale sfiorata nei 200 e il bronzo nella 100. Così, quasi senza preavviso. Come se avesse atteso di avere davvero gli occhi di tutto il mondo addosso prima di svelare tutte le carte, prima di concedersi nella sua espressione massima, quella di atleta di livello planetario capace, in un 31 luglio che resterà impresso nella storia dello sport ticinese, anzi svizzero, anzi mondiale. Passaggio cruciale di una carriera che da regionale e svizzera si trova catapultata in una dimensione mondiale. D’incanto, meraviglioso.

Aumenteranno sia le aspettative sia la pressione, ma le spalle di Noè Ponti - basta rivedere la gestione della finale dei 100 delfino per capirlo - sono larghe. Nuova sfide arriveranno, nuove imprese gli verranno richieste. Le affronterà da uomo di mondo che uscirà dalla dimensione regionale alla quale è affezionato per aprire un secondo capitolo della propria vita, in North Carolina: quello dello studente che costruisce il proprio futuro e dello sportivo che di pari passo continuerà a lavorare per la carriera di atleta che già gli ha regalato una delle soddisfazioni più belle, una medaglia in una delle discipline più olimpiche in assoluto, il nuoto.

Ma se c’è una certezza, beh è questa: Noè affronterà le prossime scadenze con la spontaneità che il mondo ha imparato ad apprezzare, con la genuinità che gli esce dagli occhi, con quel farsetto che caratterizza la risata. L'allenamento ne scolpirà il fisico, ma la sua natura e il suo carattere sono e saranno sempre quelli. La combinazione delle due cose è molto promettente. Nonché micidiale, come abbiamo potuto constatare con immensa gioia, una generosa dose di orgoglio, una bella manciata di gratitudine e un bagno di lacrime.