Mattia Bellucci, residente a Chiasso, rimane uno dei pochi a proporre un repertorio variegato. Nel Challenger di Lugano ha però alzato bandiera bianca
Il torneo di Lugano non è ancora entrato nella fase più calda, ma questa mattina il Conza era già un calderone ribollente di emozioni grazie alla presenza dei numerosi tifosi di Mattia Bellucci (Atp 184). Nato a pochi chilometri dal confine e cresciuto a Castellanza, paese di quasi 14mila persone, da ormai qualche mese risiede in pianta stabile a Chiasso. E, dunque, l’appuntamento sulle rive del Ceresio era immancabile. Il suo cammino è stato tuttavia piuttosto breve: il 22enne è stato battuto in tre combattuti set, 6-7 (7/9) 6-4 e ancora 6-4 i parziali, dal potente Billy Harris (181). «Nonostante la partenza un po’ a rilento, sono riuscito a raddrizzare il match. Il servizio ha funzionato, meno l’incisività da fondo campo... Nei momenti di parziale difficoltà, o comunque di punteggio tirato, la componente emotiva è stata di nuovo troppo presente». Un tallone d’Achille su cui cercherà di lavorare. I colpi proposti sono però stati di elevati contenuti, fra scambi millimetrici e giocate da applausi. «Siamo rimasti in campo parecchio e, quindi, sia fisicamente che mentalmente l’incontro è stato molto dispendioso. Credo di essermi mosso in modo diligente, qualcosa che in generale mi riesce abbastanza bene, ma ogni tanto prevale ancora la fretta». L’italiano attacca e difende usando creatività e una miriade di traiettorie: Bellucci è capace di alternare smorzate e colpi a effetto impossibili, o quasi, da prevedere. Di ubriacare insomma a suon di palle corte, slice e diritti il suo dirimpettaio fino a destabilizzarlo, togliergli il ritmo e portarlo fuori dalla zona di comfort.
Il mancino educato del 22enne è stato dapprima alimentato dal padre e in seguito dall’attuale allenatore Fabio Chiappini, bravo a incoraggiare questa peculiare varietà di repertorio. E non solo la potenza, come spesso accade oggigiorno. La chiave di volta è stata il 2022, stagione in cui ha conquistato due titoli challenger e chiuso in 153 posizione (ossia ben 500 in meno in soli dodici mesi) nella classifica mondiale. Una parabola incredibile, per chi ha maturato poca esperienza su palcoscenici internazionali. I buoni auspici hanno continuato anche l’annata seguente, vista la sua prima qualificazione a un torneo del Grande Slam. «È stato emozionante, qualcosa di molto intenso; tornare in Australia è stato appagante. Ho bellissimi ricordi, anche se purtroppo quest’anno non è andata come sperato. È sempre piacevole iniziare la stagione con un appuntamento del genere, il mio preferito». Il lombardo ha tuttavia poi riscontrato qualche difficoltà incappando in tante eliminazioni al primo turno sino a Wimbledon, in cui nell’ultimo turno delle qualificazioni ha ceduto il passo al nostro Dominic Stricker (assente di peso nel Challenger di Lugano), e perdendo una ventina di posizioni. Una stagione di transizione nel circuito maggiore, insomma. «Non sto lavorando male, ma ho ancora un po’ di problemi ad accettare queste controprestazioni perché comunque quella del 2022 era stata una crescita abbastanza esponenziale. L’assestamento era però fisiologico. Ora cerco di stabilizzarmi a livello challenger e, in questo periodo, credo di esserci riuscito». Bellucci ha bisogno ancora un po’ di costanza, ma la sua identità sportiva è ben definita: apprezza i campi veloci, in cui può sfruttare la capacità innata di leggere il match. E, infatti, la superficie preferita è il cemento. «Quest’anno eviterò quasi del tutto la terra rossa, giocherò solo il Roland Garros, cercando in seguito di investire un pochino di più (dato che non ho punti da difendere) proprio sul cemento. Quindi andrò in Cina, facendo la spola in tutta l’Asia, dedicando la maggior parte della stagione a questa superficie». Di lui dicono che è un ragazzo entusiasta. Un’anima genuina, che di fronte a una parete di racchette si emoziona come un golosone in pasticceria. Ama inoltre essere alla moda, d’altronde si autodefinisce sneacker addicted. Le aspettative sono alte, la top cento, ma Bellucci rimane con i piedi ancorati ben a terra. «Questa è l’intenzione più concreta che posso avere, nonostante le tante difficoltà che mi trovo ad affrontare giornalmente. Sono però abbastanza positivo».
I colori rossocrociati impegnati sulle rive del Ceresio hanno invece avuto fortune alterne. A sorridere è stato ’solo' Alexander Ritschard (198), capace di rimontare il lituano Ricardas Berankis (254). Dal canto loro Rémy Bertola (396), Leandro Riedi (162), Mika Brunold (553) e Johan Nikles (1024) hanno salutato anzitempo il torneo in singolare. Il ticinese si è inchinato in due set a Otto Virtanen (126), campione in carica, mentre il 22enne di Frauenfeld è stato piegato dall’ex numero uno juniores Alexander Blockx (307). Brunold ha resistito solo un parziale al cospetto del tedesco Henri Squire (271) e Niklas è stato battuto senza quasi colpo ferire dal finalista dell’ultima edizione Cem Ilkel (318). Nel doppio, in cui domani scenderà in campo anche il padrone di casa Luca Margaroli, Marc-Andrea Hüsler e il suo compagno di merende André Göransson hanno sorriso e parecchio; il già citato Ritschard e Gijs Brouwer hanno alzato bandiera bianca.