Tennis

Il Ticino della racchetta fa quintina

Alle finali Interclub Junior di Winterthur i colori rossoblù saranno rappresentati da 5 compagini. Una in più dell'anno scorso

26 ottobre 2019
|

Cinque squadre ticinesi parteciperanno alle finali Interclub junior di Winterthur. Una in più rispetto allo scorso anno, quando tre dei quattro team presenti, conquistarono l’argento (Capriasca U15 ragazze, Preonzo U15 ragazzi, Bellinzona U12 ragazze); una in meno del massimo possibile. Il torneo tra club è in effetti organizzato in modo da garantire alla fase finale una presenza il più possibile rappresentativa di tutte le regioni della Svizzera; e quest’anno il Ticino avrebbe potuto qualificare, nel migliore dei casi, sei squadre, ossia una per categoria. «Si tratta di una scelta politica adottata da sempre, da SwissTennis», spiega Riccardo Margaroli, vicepresidente Associazione regionale tennis Ticino (Artt) e responsabile settore giovanile. Per questo, oltre al fatto che la partecipazione è riservata ai giovani classificati R4-R9, lasciando di fatto fuori i migliori (con classifica da R3 in su), «il fatto che a Winterthur arrivi una squadra in più o meno, non è indice del livello complessivo dello stato del tennis ticinese giovanile».
Il valore di una competizione che richiama l’ormai fu Coppa Davis, risiede nell’occasione di creare un bell’ambiente attorno a un club. «Fare gruppo è un aspetto che al tennis, in quanto sport individuale, manca. Avere almeno un’opportunità per viverlo all’interno di una squadra, con tutti i vantaggi delle dinamiche che ne derivano, è ‘straottimo’».

Sempre meno agonisti: si riparte dai Kids
Per provare a invertire la tendenza che vede in Ticino, come in Svizzera, sempre meno giovani dedicarsi alla pratica agonistica, «dopo diversi anni» Artt è riuscita a riservare l’Interclub dei piccolissimi ai bimbi alle prime armi. «È un punto di partenza importante. Il numero di coloro i quali si avvicinano al tennis o lo praticano, è sempre buono e i corsi di base ben frequentati. A diminuire sono invece quelli che scelgono di imboccare la strada dei tornei ufficiali. Abbiamo perciò deciso di consentire ai soli classificati R8 e R9 di partecipare nella categoria Kids Under 10. Ne è sortito un bellissimo Interclub, in cui molti, maschi e femmine, hanno vissuto la prima esperienza agonistica, senza avere la preoccupazione di perdere 6-0 6-0 da un R6 o R7. Si è così assistito a parecchie partite equilibrate. Come Federazione abbiamo poi riproposto la fase finale, cui hanno preso parte tutte le squadre U10 e l’esperienza si è conclusa con una festa».
Pensata in questo modo, la categoria Kids si rivela un buon veicolo promozionale e può invogliare qualche giovanissimo a cimentarsi con la competizione anche singolarmente. «Reazioni positive sono arrivate pure dai genitori, che hanno visto in campo figli capaci di lottare e poterlo fare, perché confrontati con avversari simili. In un contesto del genere, vincere o perdere ha un’importanza secondaria. Certo, chi vince è più contento; però l’obiettivo finale è che i bambini possano vivere un’esperienza positiva e non frustrante». Attorno a questa visione s’è riusciti a trovare, infine, «l’accordo di tutti i club, che hanno capito che mettere in campo piccoli giocatori dalle forze impari, aveva poco senso». I ragazzini più alti in classifica, già più avvezzi alla competizione, non sono stati privati di Interclub, ma li si è fatti giocare nell’U12 Lega B. «Anche questo campionato si è dimostrato molto bello». L’inevitabile differenza fisica tra U10 e U12, che può spaventare, non di rado specialmente i genitori, è compensata da «capacità, tecnica e tattica che i piccolini posseggono ‘in anticipo’ rispetto ai più grandicelli».

Sport e studi, osano ancora in pochi
Il tennis non è uno sport a buon mercato. «Ma non credo che il costo sia tra i motivi principali che spiegano la diminuzione del numero di chi lo fa per competizione. Giocare a livello agonistico o meno, suppongo sia piuttosto una questione di propensione al sacrificio, da parte della società in generale. La competizione è impegno: non tutti sono disposti a prenderselo, genitori compresi. La gestione ricade praticamente per intero sulle famiglie e, pensiamo al trasporto agli allenamenti o alle trasferte per i tornei, è dispendiosa anche in termini di tempo».
Punto ancora dolente è l’abbinamento studi-sport, «nonostante in Ticino, in collaborazione col Dipartimento educazione, cultura e sport, si siano compiuti molti progressi. Per i ragazzi d’élite sono state create ottime opportunità: scuola per sportivi a Tenero, possibilità di diluire i quattro anni del liceo su cinque, permessi di assenza per motivi sportivi già a livello di scuola media. Restando alle Medie, quattro anni or sono a Lugano s’è avviato un progetto pilota di classe sportiva per il secondo biennio. È vero, per un giovane di Biasca o Mendrisio non è una soluzione; ma è un inizio. Purtroppo non si è riusciti ad avviare un programma analogo a Bellinzona per mancanza di numeri».
Sebbene oggi esistano strutture e possibilità che permettono di portare avanti parallelamente formazione e sport, Università comprese, rimane ancorata la cultura non sportiva. «Quante volte i genitori, ai figli che praticano sport, dicono “Ma prima la scuola!”? Giriamo la prospettiva. Le chiedo: lei, mamma, pensa che suo figlio diventerà il maggior luminare al mondo della fisica nucleare? No? E dunque gli fa interrompere gli studi? Chi è davvero un genio a livello scolastico, sceglierà automaticamente la formazione come via primaria. Parliamo invece della maggioranza. L’impegno che richiede un’attività agonistica (e il discorso vale pure per un percorso artistico o musicale), è ampiamente ripagato da una serie di benefici psicologici, morali, fisici e sociali. E le ore messe in uno sport non si perdono: questi ragazzi imparano a organizzarsi, acquisiscono disciplina e diventano autonomi».
Resta il fatto che in Ticino, rispetto alla Svizzera interna, sono ancora pochi i giovani che provano a «fare davvero sul serio». Da un lato, restando nel tennis, mancano i cosiddetti licei sportivi. Un tentativo in passato non era riuscito, in primis per mancanza di numeri; oltre che per il peso che continua a esercitare un certo campanilismo».

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔