Sportellate

Non c'è Rosas senza spine

Continuano, anche per una certa dose di sfortuna, i problemi di gestione dell'Acb per la famiglia Bentancur

26 ottobre 2023
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Pare davvero non possa esserci pace per questo Bellinzona e per la famiglia Bentancur, che da quando è al timone del club – insieme a innegabili successi come il ritorno nel calcio che conta – ha infilato una bella serie di gaffe, inciampi, eccessi e colpi di sfortuna. Sembra infatti figlia della cattiva sorte, fino a prova contraria, la scoperta che il nuovo allenatore Rosas Montero – in carica da sole tre settimane –, al contrario di quanto millantasse, non risulti in possesso del patentino Uefa Pro, indispensabile per poter allenare nel nostro campionato. Il tecnico spagnolo sarebbe fornito soltanto di un documento Uefa A, certificazione che oltretutto risulterebbe revocata.

Con ogni probabilità, i vertici granata si sono fidati di quanto l’allenatore ha sostenuto, e cioè che le sue credenziali fossero in regola, perché altrimenti sarebbe stato un clamoroso autogol, dato che infatti ogni irregolarità prima o poi finisce per essere scoperta e punita. E così oggi a Rosas Montero non solo è vietato sedere in panchina, ma addirittura viene impedito di ricoprire qualsiasi ruolo ufficiale nel football professionistico elvetico. Ed è un gran peccato, perché nei pochi giorni di lavoro all’ombra dei Castelli aveva mostrato di saperci fare, almeno stando ai risultati conseguiti dalla squadra, che avevano finalmente iniziato a confortare tutti quanti.

Come se una maledizione fosse caduta sull’Acb, dunque, pare destinata a continuare l’instabilità che ammanta il club da quando, un anno e mezzo fa, ha fatto ritorno in Challenge League. A caratterizzare l’avventura nella capitale della famiglia Bentancur, infatti, è stata fin qui una sequela di episodi che con la tranquillità hanno poco da spartire. Innanzitutto, lo scorso anno, ci fu una campagna acquisti di indubbio valore, fatta di grossi nomi che non sono però mai riusciti a diventare un gruppo, e i risultati lo hanno dimostrato: altalenanti all’inizio e pessimi per il resto della stagione, che se non si chiuse con la retrocessione fu solo per miracolo. Certo non avevano contribuito a dare equilibrio i continui cambi di allenatore, ben quattro, a cui la squadra aveva dovuto far fronte. Già è difficile vedere miglioramenti con un solo avvicendamento nel corso di un’annata, figuriamoci cosa mai si possa ottenere rivoluzionando a ogni piè sospinto lo staff e il modo di lavorare.

Operare coi Bentancur, che hanno carattere fumantino, non dev’essere troppo facile, e qualche tecnico avrà pensato bene di tagliare la corda. Va però riconosciuto che, nella scelta degli allenatori, la dirigenza è stata in qualche caso anche sfortunata, come ad esempio con Sesa – che appena ha trovato una sistemazione più comoda ha fatto di tutto per farsi cacciare – o con Chieffo, che all’inizio di questa stagione ne ha combinate peggio di Bertoldo. Problemi, però, non ce ne sono stati soltanto a livello tecnico: è innegabile infatti che il rapporto fra patron e sostenitori granata – per colpa probabilmente di reciproca diffidenza – è stato conflittuale fin dall’inizio, e non solo col tifo organizzato, ma con la piazza in generale. E contrattempi, non va dimenticato, si sono verificati pure a livello burocratico: prima della faccenda del patentino fantasma di Rosas Montero, infatti, c’era stata – sul finire dello scorso campionato – la spinosa questione relativa al presunto conflitto di interessi di Pablo Bentancur senior, la cui attività di agente di giocatori mal si armonizzava col suo fungere, anche se non ufficialmente, da padre e padrone della società granata, posizione poco chiara che aveva addirittura messo in discussione il rilascio della licenza per la stagione seguente da parte dei vertici del calcio nazionale.

La patata bollente oggi è come detto il destino di Rosas Montero: la dirigenza dice che si sta muovendo presso gli organi preposti per risolvere il caso al più presto, anche con l’ausilio di un avvocato, coinvolto non si sa bene se per tutelare Acb e allenatore – insieme – al cospetto delle istituzioni pallonare oppure, chissà, se per difendere la società contro il presunto raggiro subito dal tecnico malagueño.