sci alpino

Lo spettacolo torna sulla neve

Riparte, con grandi ambizioni rossocrociate, dal tradizionale appuntamento di Sölden una stagione di Coppa del mondo, intensa (forse troppo) e avvincente

Gli manca solo l’oro mondiale per completare il palmarès
(Keystone)

Da Sölden – dove la stagione inizia sabato con il gigante femminile – a Soldeu – sede delle finali in Andorra –, passando dalla Francia e più precisamente da Courchevel/Meribel per i Mondiali. Il mondo dello sci alpino è pronto a rimettersi in moto nella speranza di trovare dei tappeti bianchi all’altezza (a proposito, è già a rischio la prima tappa svizzera, quella di settimana prossima a Zermatt-Cervinia per le prime gare di velocità maschili), perché scene come quelle di Zagabria non fanno bene a nessuno, e uno spettacolo all’altezza di quanto visto negli ultimi inverni. Così come è richiesto un passo in avanti alla Fis stessa è richiesto un passo in avanti nella gestione, da parte degli stessi addetti ai lavori, con polemiche che riguardano gli eccessivi spostamenti (gli uomini avranno delle gare in Nordamerica a novembre-dicembre e altre in febbraio-marzo), così come una commercializzazione inefficace del prodotto sci, oltre alle preoccupazioni ambientali che ormai impregnano il mondo degli sport invernali.

Odermatt il grande favorito

Il deputato numero 1 a fornire il suddetto spettacolo è lo svizzero Marco Odermatt che nella scorsa stagione, in particolare in Gigante (è salito sul podio in tutte le gare), ha esibito delle vere e proprie opere d’arte in movimento. Il 25enne ha portato a casa il suo primo globo di cristallo e ora è chiamato alla più difficile delle imprese: quella di confermarsi, con la pressione di doverlo fare, tuttavia chi se non lui è in grado di riuscirci, la seconda manche del gigante olimpico è lì a dimostrarlo. Il nidvaldese inoltre appare concentrato e rilassato, tanto quanto determinato: «Le attese sono nello stesso orizzonte dello scorso anno. Mi sento pronto per Sölden, ma non come gli altri anni». In estate infatti Odermatt ha dedicato qualche giorno in meno al gigante, a favore della velocità. «La stagione è lunga e la prima gara assegna tanti punti quanto l’ultima e quest’anno non ho il tempo di riprendere la velocità dopo Sölden». Odermatt dovrà comunque dar prova di riuscire a gestire una maggiore notorietà e attenzione, da parte dei tifosi, «quando vado al ristorante mi siedo sempre in modo da guardare verso il muro e non verso gli altri avventori e quando cammino per strada faccio del mio meglio per non essere riconosciuto», così come degli sponsor «Con il mio manager di lunga data Michael Schiendorfer siamo sulla stessa lunghezza d’onda, sa cos’è fuori discussione. E per tutto il resto ne discutiamo assieme».

A provare a negare il bis a Odermatt saranno verosimilmente Aleksander Kilde e Alexis Pinturault in prima fila. Il norvegese nello scorso inverno è stato l’unico a contenere (più o meno) il distacco a distanze non siderali, grazie al primo posto nelle classifiche di Discesa e di SuperG, oltre a confermare questi risultati, Kilde dovrà dunque trovare il modo di aumentare il suo bottino in Gigante. Pinturault dovrà invece in primo luogo domare la concorrenza in Slalom, la disciplina più incerta dello scorso inverno.

Gut-Behrami è finalmente in forma

In campo femminile invece si prospetta nuovamente un duello entusiasmante tra la statunitense Mikaela Shiffrin, tornata (quasi) al top nella scorsa stagione, e la slovacca Petra Vhlova, allenata dal ticinese Mauro Pini, che punta più dell’avversaria su buoni risultati nelle discipline tecniche. In caso di défaillance di una delle due favorite ci sono un paio di sciatrici pronte ad approfittarne fra cui l’italiana Sofia Goggia, che in velocità (a patto di non incorrere in cadute) è sempre pronta a fare la voce grossa, e perché no, anche Lara Gut-Behrami, potenzialmente in grado di piazzarsi fra le migliori in tre discipline su quattro. Bisognerà però verificare le sue condizioni, dopo che nella scorsa stagione era stata a lungo debilitata da un’infezione polmonare con sintomi simili a quelli della mononucleosi: «A un certo punto devo essermi ammalata. Quando esattamente, non lo so», dopo aver provato anche una cura, infruttuosa, con il cortisone e solo in estate è completamente guarita, mentre in allenamento, e anche a casa a Udine, è seguita da un terapeuta, «sono dettagli che alla fine della stagione possono fare una grande differenza», per agevolare anche la fase di recupero: «Non mi rigenero come quando avevo diciotto anni».

Dopo quattordici anni di gare in Coppa del Mondo la ticinese si ripresenta con rinnovata motivazione, pur vivendo alla giornata: «Abbiamo cercato un modo per farmi gareggiare in tutte e tre le discipline. Non voglio passare un altro inverno come l’ultimo. Non è sempre facile per me. Devo imparare ad accettare che, dopo un periodo così lungo, occorra del tempo per tornare al top. D’altra parte, non avrei mai pensato di poter essere così in forma a trent’anni. Mi sento fisicamente meglio di quando ne avevo venti. Probabilmente, è una conseguenza delle sessioni di allenamento con Alejo Hervas e dal punto di vista tecnico negli ultimi due inverni sono rimasta sulla strada giusta. Non ci sono cantieri aperti, quando sono sugli sci scivolo subito a meraviglia. È una bella sensazione».

Per quanto riguarda il futuro a lungo termine invece, tutto è ancora aperto: «Ci sono giorni in cui penso che la partecipazione ai Giochi olimpici di Milano/Cortina d’Ampezzo (2026) non dovrebbe essere un problema. Ma ci sono anche momenti nei quali non sono sicura che lo sci di competizione mi piaccia ancora e mi chiedo se forse avrei voglia di provare qualcosa di nuovo».

Gli altri svizzeri invece lotteranno piuttosto per una coppetta di specialità, come Beat Feuz e Corinne Suter in Discesa libera o Wendy Holdener, Ramon Zenhäusern e Daniel Yule in Slalom. Tanti altri invece i nomi di coloro che puntano a ottenere diversi piazzamenti sul podio e dei successi, come Michelle Gisin, Joana Hählen, Priska Nufer, Loïc Meillard, Gino Caviezel, Tanguy Nef e Niels Hintermann. Abbiamo in fondo tutti ancora in mente gli splendidi risultati olimpici di Pechino. Il loro contributo (così come quello delle seconde linee) sarà comunque importante a livello di squadra per riprendersi dall’Austria il primo posto nella classifica per nazioni; l’anno scorso erano mancati poco più di 250 punti. Un’inezia, considerando che vengono assegnati i punti ai migliori trenta e che le gare sono un’ottantina (quest’anno saranno quarantatre per gli uomini e quarantadue per le donne). E dove c’è equilibrio c’è anche, appunto, spettacolo. VB/Ats