Con un mese di ritardo a Levi s’alza il sipario sulla Coppa del mondo al femminile. Holdener: ‘Quando sarò soddisfatta? Quando scierò come in allenamento’
Gli infortuni, per una volta, l’hanno lasciata in pace. In un’estate lunghissima, con una stagione che non voleva saperne di partire, e che scatterà infine nel weekend sulle nevi finlandesi di Levi. Dove Wendy Holdener ha tutta l’intenzione di far nuovamente parlare di sé nello slalom. E pur se la prima vittoria nella disciplina preferita continua a farsi attendere, la ventinovenne svittese guarda con fiducia a un’edizione di Coppa del mondo femminile che scatta con un mese di ritardo. «Sarei stata pronta per Sölden, e avrei gareggiato volentieri. Malgrado tutto, però, sapevo che quel gigante sarebbe arrivato un po’ troppo presto».
Per quale ragione?
Perché se bisognava essere pronte tanto presto per un’unica gara la cosa avrebbe generato un certo stress: una data più tardiva avrebbe reso tutto più semplice sul piano della pianificazione. In ogni caso non mi lamento. Fino all’annullamento di Sölden alle mie spalle avevo una preparazione ottimale, ecco perché avrei partecipato volentieri al parallelo di Lech. Quanto a Levi, c’era da tempo la certezza che quegli slalom avrebbero avuto luogo.
Una preseason tanto lunga coincide con ore e ore di preparazione fisica, ma tu sei tra le sciatrici che amano quel tipo di lavoro: dove trovi la motivazione?
Da una parte, se c’è qualcosa di positivo riguardo all’allenamento fisico è che puoi lavorare su ogni parte del corpo, in altre parole stai facendo del bene a te stessa. Non sono molte le persone che possono permettersi di concentrarsi su se stesse, ecco perché ne approfitto. Dall’altra parte, più sono in forma, più sono pronta per le gare: è questo che mi dà una fiducia supplementare. E non è che abbia altre possibilità per essere all’altezza delle prestazioni che riuscivo a offrire prima.
Com’è ormai consuetudine, non farai le due discese e il superG di Lake Louise. Qual è la strategia in vista delle prove di velocità?
Amo molto la velocità, ma per me un tale impegno deve avere un senso. Dopo tutto, mi sono già chiesta se il pendio di Lake Louise mi convenisse, ma alla fine abbiamo deciso di lasciar perdere, anche perché è l’ultima volta che si terranno quelle prove. E non conoscendo la pista, mi mancherebbero dei punti di riferimento.
Invece di volare a Lake Louise, dopo il gigante e lo speciale di Killington hai quindi scelto di fare ritorno in Svizzera.
Sì, perché ciò mi permetterà di avere più tempo per allenarmi, ma soprattutto per prepararmi alle prove di velocità a St. Moritz.
A dire il vero, però, è soprattutto tra i paletti stretti che da dieci anni ormai fai parte della ristretta cerchia delle migliori: in cosa potresti migliorare?
Nelle prove tecniche, specialmente nello slalom, non si finisce mai d’imparare. C’è talmente tanto lavoro dietro, ci sono davvero così tante cose da perfezionare… È su quello che lavoriamo intensamente, e sono estremamente motivata.
Riguardo alla tecnica, hai detto di voler adottare una postura più alta, tenendo gli sci più uniti. Hai assimilato i cambiamenti?
La maggior parte delle volte, sì. Di tanto in tanto ci saranno senz’altro momenti in cui gli sci saranno nuovamente più lontani tra loro, ma non è grave.
Quello della prima vittoria in slalom che continua a non arrivare dev’essere un tema fastidioso, v’è da immaginare: quant’è difficile continuare a rincorrere quell’obiettivo e malgrado ciò riuscire a ricavarne una motivazione supplementare?
Non trovo che sia una domanda così terribile. Non so se la gente veda le cose diversamente da come le vedo io. L’anno scorso, ho provato un piacere estremo quando, a Kranjska Gora, ero in testa dopo la prima manche e mi sono ritrovata nella situazione di poter lottare per la vittoria. Quest’anno l’obiettivo deve nuovamente essere quello di sciare al medesimo livello per poter competere con le più brave. In generale, nelle ultime due edizioni di Coppa del mondo non sono stata così vicina alle migliori come viene generalmente percepito.
Buona domanda. Diciamo che sarò soddisfatta quando avrò mostrato il mio miglior livello. Quando avrò sciato come faccio in allenamento.
Avresti affrontato le cose con altrettanta disinvoltura dieci anni fa? In altre parole, che differenza c’è tra la Wendy Holdener di oggi e quella d’un tempo?
Sinceramente non ricordo del tutto ciò che succedeva dieci anni fa, anche se ho tenuto un diario di ciò che faccio nello sci. Tuttavia, troverei appassionante concedere oggi un’intervista con le stesse domande che mi erano state poste dieci anni prima. In ogni caso, posso dire che rispetto ad allora ambizione e passione sono rimaste le stesse.
Di certo, ricorderai però quando a Levi, dodici anni or sono, ti lanciasti nel tuo primo slalom di Coppa del mondo...
Ciò che ricordo è che non riuscii a piazzarmi tra le prime trenta, e ne rimasi molto delusa. L’anno prima mia nonna morì, e io volevo brillare per lei. Già all’epoca avevo grandi obiettivi, ecco perché per me ancor oggi molte cose sono simili. Spero solo che la grande esperienza acquisita nel frattempo mi permetta di mantenere la medesima calma che già avevo quando ero una sedicenne.