Sci

È una Svizzera d'altri tempi

La grande stagione di Cdm degli sciatori elvetici permette di sognare di tornare a battere l’Austria dopo 33 anni d’attesa

11 febbraio 2020
|

Una domenica d’altri tempi, in una stagione d’altri tempi, per una Svizzera d’altri tempi. I quattro gradini del podio (tra cui i due più alti) occupati due giorni fa da Corinne Suter, Wendy Holdener, Loïc Meillard e Thomas Tumler rispettivamente nel superG di Garmisch e nel gigante parallelo di Chamonix rappresentano infatti un’impresa che ai colori rossocrociati mancava dal 18 dicembre 2010, quando Silvan Zurbriggen fece sua la discesa in Val Gardena davanti all’austriaco Baumann e a Didier Cuche e allo stesso tempo Nadja Jnglin-Kamer (2ª) e Lara Gut (3ª) salirono sul podio della discesa di Val d’Isère vinta dalla Vonn.

Un risultato quello del weekend che non fa altro che sottolineare l’ottimo inverno degli atleti elvetici, con lo stesso Meillard che si è già messo in tasca la coppetta del parallelo e i connazionali Feuz (discesa) e Suter (nelle due discipline veloci) in testa alle graduatorie di specialità, senza dimenticare Yule in agguato (3°) in quella di slalom. Un inverno che potrebbe culminare in maniera ancora più storica, visto che la Svizzera a circa due terzi della stagione (53 gare su 84 disputate) guida la classifica per nazioni con 6’562 punti, 497 in più dell’Austria, ed è quindi lanciata verso l’impresa di scalzare quest’ultima da un trono sul quale siede ininterrottamente da 32 anni, dopo che a sua volta nel 1988 aveva messo fine a 7 stagioni di dominio di una selezione elvetica trascinata dai vari Pirmin Zurbriggen, Maria Walliser, Erika Hess, Vreni Schneider e le ticinesi Michela Figini e Doris De Agostini.

«È bellissimo vedere gli sciatori svizzeri a questi livelli, ma soprattutto mi viene da dire finalmente – commenta Mauro Pini, oggi tra le altre cose responsabile del settore alpino di TiSki ma già allenatore dei discesisti svizzeri prima e dell’intera squadra femminile rossocrociata poi, nonché di Tina Maze –. Era ora di tornare a marcare il terreno con personalità e autorità come non accadeva da troppo tempo, tanto che è da una vita che la Svizzera non si impone nella classifica per nazioni e che l’Austria non viene battuta».

E proprio le difficoltà delle aquile austriache (solo 5 successi tra uomini e donne in questa Coppa del mondo contro i 21 di quella passata, 9 dei quali del solo Marcel Hirscher, ritiratosi al termine della stagione) sono una delle ragioni del dominio rossocrociato... «Senza nulla togliere ai risultati dei nostri atleti, è evidente che tutti stanno approfittando in particolare di un grande buco generazionale dell’Austria, come d’altronde loro avevano approfittato delle nostre mancanze negli anni passati. Ci sta, sono momenti storici che si ripetono negli anni e in questo senso non sono troppo sorpreso di vedere la Svizzera davanti, ma ciò non toglie che il fatto di essere in testa alla classifica per nazioni abbia un certo prestigio, anche perché bisognava farsi trovare pronti per approfittare delle difficoltà altrui e per questo bisogna applaudire l’ottimo lavoro effettuato in questi anni dai vertici di Swiss-Ski».

Un lavoro che sta pagando un po’ in tutte le discipline... «Nella velocità non mi sorprende di vederci davanti a tutti, anche perché saranno sempre meno le Nazionali in grado di rimanere competitive in questo ambito. Non parlo dei singoli ma a livello di gruppo, perché sul piano dei costi e delle possibilità di allenarsi come si deve, le cose stanno cambiando. Gli unici ad avere ancora un ghiacciaio in casa siamo noi e gli austriaci, mentre ad esempio gli italiani e i francesi fanno già più fatica, per cui è anche una conseguenza delle particolari circostanze. Questo senza nulla togliere ai meriti dei nostri atleti e degli allenatori, che in particolare hanno avuto la pazienza e la tenacia di puntare per 6-7 anni su un gruppo di giovani slalomisti che oggi è molto compatto e sta ripagando la fiducia con grandissimi risultati».

Risultati che stanno arrivando in un’annata senza Mondiali (i prossimi si terranno nel febbraio 2021 a Cortina) e a “metà” del cammino tra le Olimpiadi di Sochi 2018 e quelle di Pechino 2022... «Oltre agli atleti che dovranno trovare la continuità necessaria per restare ai vertici, dovranno essere bravi i tecnici e i dirigenti a programmare tutto nei minimi dettagli in modo da tenere alta la qualità del lavoro e se possibile crescere ancora. Ma non ho dubbi, a Pechino saremo protagonisti».

Le rivelazioni: ‘Yule e Suter certo, ma non dimentichiamo Meillard’

Posto che per elementi quali Beat Feuz, Wendy Holdener e in parte anche Ramon Zenhäusern, Michelle Gisin e il fenomeno Marco Odermatt non si può certo parlare di sorprese, le vere rivelazioni dell’anno in casa rossocrociata sono Corinne Suter e Daniel Yule, che in questo inverno hanno già raccolto rispettivamente quattro podi (2 vittorie) la 25enne svittese nelle discipline veloci e cinque (3 successi) il 26enne vallesano tra i paletti stretti.

«Conosco Corinne dagli anni 2010-2011, quand’era ancora giovanissima, per cui sapevo di cosa era capace e vederla finalmente ai massimi livelli è una sorpresa relativa – afferma Mauro Pini –. Non bisogna dimenticare che nel 2014 ha vinto l’oro sia in discesa sia in superG ai Mondiali juniores prima di rompersi il crociato ed essere costretta a saltare tutta la stagione 2014/2015. In questi anni ha pagato lo scotto del ruolo di predestinata, non riuscendo a gestire la pressione, ma finalmente dopo Are (i Mondiali del 2019, in cui ha portato a casa un argento nella disciplina regina e un bronzo in superG, ndr) si è sbloccata. Quanto a Yule, non ci si può che togliere il cappello, perché confermarsi su questi livelli in slalom con la concorrenza altissima che c’è nel settore maschile è davvero difficile, prima ancora che fisicamente dal punto di vista mentale. Quello che sta facendo quest’anno è davvero grandioso».

C’è poi un altro elemento che Pini si sente di lodare, anche perché assieme al già citato Odermatt copre una disciplina, il gigante, nella quale negli ultimi anni i rossocrociati stanno faticando sia tra gli uomini sia tra le donne... «Ci si dimentica un po’ troppo facilmente di Loïc Meillard, che sta disputando un’ottima stagione, nella quale è già salito sul podio in tre discipline diverse: parallelo (1°), gigante (2°) e combinata (3°). In gigante sta assicurando un ottimo livello, gli manca un po’ lo slalom (in cui aveva conquistato un secondo posto nel dicembre 2018, ndr) ma non è lontano e soprattutto a 23 anni può ancora crescere molto. E lo sta facendo».

Gut-Behrami: ‘Lara sta lottando contro i mulini a vento’

L’unica nota forse davvero stonata della stagione in casa rossocrociata è rappresentata dalla ticinese Lara Gut-Behrami, che dal grave infortunio subito al ginocchio ai Mondiali di St. Moritz 2017 non è più riuscita a tornare ai livelli che le avevano permesso l’anno prima di conquistare la Coppa del mondo generale. Da quel maledetto 10 febbraio 2017, la 28enne di Comano ha raccolto solo cinque podi (tutti in superG, una sola vittoria nel gennaio 2018 a Cortina) in Coppa del mondo, contro i 22 nell’anno e mezzo precedente. In questa stagione non è andata oltre al terzo posto centrato a Bansko due settimane fa, in una gara che «la Lara dei tempi migliori avrebbe vinto a occhi chiusi su una pista del genere e viste anche le difficoltà delle avversarie – afferma Pini, che ricordiamo ha allenato la ticinese nei suoi primi anni di attività agonistica –. Mi dispiace molto per lei, ma sta sciando male, ci sono alcuni aspetti tecnici come ad esempio la posizione e la conduzione dello sci che non funzionano e che non riesce a correggere».

Per Pini, le difficoltà della Gut non possono più essere legate all’infortunio del 2017, anche perché «è passato troppo tempo e tanti altri sciatori hanno dimostrato che si può tornare alla grande. Credo che il problema sia prima di tutto a livello mentale, di stimoli e di atteggiamento. Ancora l’altro giorno in un’intervista è stata piuttosto polemica parlando di allenatori e del modo in cui vengono trattate le atlete rispetto ai colleghi maschi. A prescindere dai contenuti, non penso sia la strada giusta».

L’ex tecnico fa poi notare un particolare... «Nelle foto dei festeggiamenti di squadra per le vittorie di Suter a Zauchensee e a Garmisch, mancava proprio Lara. E questo è un aspetto importante, perché quando le cose vanno male la forza del gruppo può aiutare, anzi è fondamentale e a lei che è sempre rimasta un po’ fuori dalla squadra questo sostegno adesso manca. Si ritrova un po’ a lottare con i mulini a vento, rappresentati in un certo senso dal gruppo unito che va avanti e, adesso che non è più la leader, non l’aspetta».