Il ticinese nominato Freestyle Moguls and Aerials Race Director dalla Federazione internazionale di sci
Non ha mai avuto terra ferma troppo a lungo, ma d’ora in poi (ufficialmente fra qualche mese) per sapere dov’è bisognerà cercare dov’è piazzata la ‘bandierina’ relativa alla sua posizione su un mappamondo. «Il mio predecessore percorreva l’equivalente di tre giri della Terra all’anno. Vedremo di farne magari qualcuno in meno», ci dice con una risata, una delle tante durante l’intervista.
In effetti quello ricevuto da Andrea Rinaldi, è un incarico planetario. La Federazione internazionale di sci lo ha nominato Fis Freestyle Moguls and Aerials Race Director. Il che, per i non addetti ai lavori, si traduce in «direttore di gara. Colui che si occupa principalmente – spiega – di coordinare un evento. In pratica, regola l’operato di tutte quelle figure che ruotano attorno a una competizione: organizzatori, delegato tecnico, allenatori, giudici, televisioni. Il direttore di gara deve verificare che queste persone lavorino in sintonia, per fare in modo che la competizione si svolga regolarmente e nel rispetto dei tempi».
Il canadese al quale subentrerà aveva una posizione a tempo pieno, «quindi presumo che sarà lo stesso per me», ride. Un cambio di rotta professionale – non è il primo, per questo vulcanico 47enne di Rivera –, che «a livello privato mah, vedremo cosa comporterà. Va detto che mia moglie è abituata a vedermi viaggiare molto e i figli, ora grandi, quando erano piccoli già mi vedevano partire spesso. Per alcuni anni sono poi stato più stabile, ora tornerò a spostarmi. E poi mia figlia mi ha già detto che verrà con me. È come il papà» e via una risata.
Il Race Director interviene dall’inizio alla fine di un appuntamento: «Lo pianifica, ci si avvicina e il giorno dell’evento è lì e lo ‘fa girare’». Un po’ più di tempo libero Rinaldi lo avrà durante l’estate, periodo in cui se ci si sposta, è per andare a conoscere gli organizzatori, in particolare degli appuntamenti di Coppa del mondo, dei Giochi olimpici e dei Mondiali. «Questi incontri sono volti a stabilire come strutturare l’evento e a verificare come stia procedendo la preparazione». I mesi estivi sono anche dedicati a vari compiti organizzativi, «ad esempio pianificare un calendario anche a lungo termine e che tenga conto di determinati criteri, come prevedere spostamenti intelligenti». In tal senso, piuttosto consolidato è il programma della tournée di Coppa del mondo, che prevede in dicembre lo svolgimento delle gare in Europa (in particolare in Scandinavia) e a gennaio in Nord America; mentre la seconda metà di stagione è rivolta all’Asia, continente molto forte sia negli aerals che nei moguls; specialmente Kazakistan, Cina, Giappone. «L’Asia e l’Est in generale si sono mossi parecchio in queste discipline funamboliche. Tutto ciò che è esercizio acrobatico, è nella loro tradizione. Non è perciò un caso che sia i Mondiali, sia le Olimpiadi prossimi si svolgeranno in Cina, e che i Mondiali del 2023 sono in programma in Georgia».
Il ruolo di direttore di gara del freestyle riveste anche una funzione strategica per lo sviluppo delle due discipline. «La Svizzera, soprattutto negli aerials, è una molto forte. La sinergia perfetta c’è quando si organizza un evento di Coppa del mondo in un Paese che ha un atleta in grado di vincere. Riuscire a portare la CdM di aerials, o quella di gobbe, in Svizzera sarebbe molto interessante». E da questo punto di vista Rinaldi può fungere da collegamento. «Va pur detto che nel freestyle la concorrenza tra organizzatori non è molto forte. A differenza dello sci alpino, che peraltro è l’unico settore della Fis che ha problemi di abbondanza (e a ben guardare più che altro per le gare maschili), nel freestyle non c’è la fila. La Coppa del mondo ha un programma ben strutturato e vanta una lunga tradizione; ma se si propone qualcuno interessato alla preparazione di una tappa, a differenza dell’alpino in cui per entrare nel circuito è decisamente più difficile, non devi dirgli che deve mettersi in coda perché non c’è posto o non ci sono weekend liberi. Abbiamo una ventina di organizzatori per ventotto eventi; quindi c’è spazio per altri».
Assumendo il nuovo incarico Andrea Rinaldi lascerà il ruolo in seno a Swiss-Ski, dove è Head Coach Moguls. «La Federazione svizzera di sci è ‘cliente’ della Fis, perciò esiste un conflitto di interesse. Mentre per quanto riguarda la carica di direttore marketing della Valbianca Sa, discuteremo con il Consiglio di amministrazione, per capire se permangono interesse e possibilità reciproci di proseguire la collaborazione e, se sì, in quale forma. In ogni caso rimarrò sempre molto vicino ad Airolo». Finirà invece di sicuro la vita da insegnante. L’impegno quale docente di informatica alla Scuola professionale per sportivi di élite a Tenero, di cui fu tra i primi assunti, «non è compatibile con il nuovo incarico. E poi è quasi vent’anni che son lì eh...».
A un orizzonte nemmeno troppo lontano si presentano le Olimpiadi invernali 2026, assegnate a Milano-Cortina. «I Giochi a ‘due passi’ da casa (le gare di freestyle sono previste a Livigno) sono un ulteriore stimolo. Sarà interessante tornare ai Giochi in Italia come Race Director, dopo aver vissuto quelli del 2006 a Torino da allenatore».
In attesa di entrare ufficialmente in carica, le idee di Rinaldi sui passi che vorrebbe compiere sono già piuttosto chiare. «All’ultimo colloquio con la Fis, dissi che ci sono un paio di aspetti che reputo importanti. Uno: sistemare la Coppa Europa. I circuiti continentali, negli ultimi anni, sono stati un po’ lasciati a loro stessi. Certo funzionano, però vorrei portarvi più qualità e professionalità. In questo senso sono ipotizzabili sia un ringiovanimento del personale, così da farvi arrivare una ventata di novità; sia la creazione di più collegamenti con la Coppa del mondo. E due: è necessario incrementare la copertura televisiva. Il freestyle segna share altissimi durante le Olimpiadi: ai Giochi in Corea, ad esempio, la finale femminile gobbe è stata la disciplina Fis più guardata in assoluto. Abbiamo una formidabile vetrina ogni quattro anni e, da quando freestyle e snowboard sono stati uniti, un po’ più di visibilità pure in occasione dei Mondiali. Poi, però, quando prende avvio la Coppa del mondo spariamo dagli schermi. Dobbiamo perciò riuscire a migliorare la distribuzione televisiva a livello mondiale: registriamo ottimi ascolti in Giappone, Russia e Usa; però perdiamo molto in Europa, dove le discipline forti sono salto con gli sci (il torneo dei Quattro Trampolini, che si svolge tra Austria e Germania fa indici altissimi) e alpino. Per capire quanto sia alto il potenziale del freestyle, basta un paragone: una finale di una gara di CdM in Cina è stata vista da settanta milioni di spettatori. Settanta! Il Lauberhorn, storica discesa libera tra le più spettacolari del circuito maschile, raggiunge potenzialmente diciotto milioni di persone. Ecco, direi che esistono margini di miglioramento enormi». Lo afferma con un trasporto tale, da (quasi) convincere chi scrive a non perdersi la prossima gara in tv.
Entusiasta per questa nuova avventura professionale, dunque? «Sì, sì, sì». Lo dice proprio tre volte. «Per ora è come se avessi iniziato l’apprendistato – ride ancora –. Sto cercando di imparare il più possibile il mestiere e capirne le dinamiche. Dopo, si comincerà a correre. Sarà una bella scommessa. L’ennesima bella scommessa. Ma io sono fiducioso». Non se ne avevano dubbi.