Sci

Uno spettacolo (di Lara), si spera!

Lara Gut-Behrami attesa protagonista nel superG di oggi, gara d'apertura dei Mondiali di Åre, che per Mauro Pini si prospettano vibranti ed emozionanti

5 febbraio 2019
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Gli occhi degli appassionati di sci per due settimane saranno rivolti al Nord. Lassù, dove il sole non sorge mai o sorge “troppo”, prendono il via oggi i Mondiali, appuntamento clou della stagione. Lassù al Nord è salito anche Mauro Pini, ex allenatore, che ben conosce le piste su cui si assegneranno i titoli. «Non sono particolarmente difficili e per gli atleti non sono nuove. Ad Åre in Coppa del mondo si corre a inizio stagione, quando la luce rende scarsa la visibilità; o alla fine, con luce e visibilità diverse». Questi mondiali sono pressappoco a metà tra l’uno e l’altro periodo; perciò le condizioni saranno ancora differenti. Giocheranno un ruolo importante – come sempre, peraltro – le condizioni meteorologiche. «Le incognite maggiori saranno il grande freddo (negli scorsi giorni si è arrivati fino a meno 20 gradi) e il vento, che spesso lassù soffia». Se le basse temperature sono «gestibili», problemi potrebbero darle le raffiche. «Per organizzatori e atleti sarà importante superare la prima settimana, dedicata alle prove di velocità. Le piste di discesa e superG partono infatti sopra il limite del bosco; dove le correnti possono essere forti. Le prove tecniche, che si svolgeranno la seconda settimana, sono invece tracciate sotto il limite alberato, perciò destano meno preoccupazione. Questa situazione non è comunque prerogativa di Åre: in tutte le grandi manifestazioni, Mondiali o Olimpiadi che siano, disputate regolarmente le gare di velocità, tutti tirano un sospiro di sollievo».

Se le temperature rimarranno suppergiù invariate, la neve sarà molto diversa rispetto alle gare europee. «Vale a dire molto secca, paragonabile a quella d’inizio CdM in Nord America. Non parlerei di un vero e proprio vantaggio; ma chi ama le condizioni d’oltreoceano, qui in Svezia potrebbe sentirsi un po’ più a suo agio. Non indifferente sarà anche il peso dei materiali; visto che taluni si adattano maggiormente a questa neve rispetto ad altri. Un’altra variabile sarà la presenza o meno di ghiaccio in pista».

Fondamentale sarà la capacità di adattamento a una situazione così diversa a confronto delle ultime competizioni; anche se alcuni atleti hanno avuto a disposizione più giorni. In effetti chi non ha partecipato alle gare femminili di Maribor (gigante e slalom) e chi non era in lista per quelle maschili a Garmisch (poi annullate causa maltempo), si è trasferito in Svezia prima e ha avuto più tempo per prendere confidenza con le piste. «Per quanto, come detto, i tracciati siano ben conosciuti da tutti e quindi non dovrebbero causare troppi problemi, programmare tappe di CdM a ridosso di un Mondiale non ha senso. A mio parere il weekend scorso avrebbe dovuto essere libero. Non vedo la necessità di pianificare gare ‘last minute’ (addirittura inspiegabile, a mio modo di vedere, la situazione per i velocisti, che avrebbero dovuto correre nel fine settimana e per i quali la prima prova in vista della discesa mondiale è prevista già oggi), per poi costringere gli atleti a partire in tutta fretta e affrontare una lunga trasferta. Ancora una volta la Federazione internazionale di sci dimostra di non essere assolutamente capace di prendersi la responsabilità di gestire meglio il calendario». Una delle conseguenze purtroppo più evidenti, evidenzia Pini, è la serie di infortuni che mettono fuori gioco anche i più forti. «I primi a fare la voce grossa dovrebbero essere gli stessi atleti; come pure le federazioni nazionali. Il fatto è che queste lottano per avere ogni anno delle gare nel proprio Paese. Il risultato è un calendario sempre fittissimo. Almeno un’alternanza migliore tra velocità e prove tecniche andrebbe fatta e si potrebbe trovare».

Suspense rossocrociata sino alla fine

Nel settore maschile Pini non esclude sorprese in velocità; tanto più che «quella di discesa non è chissà che come pista». Nel 2007, proprio ad Åre, in superG vinse lo sconosciuto italiano Patrick Staudacher partito col numero 1. Per contro uno «spettacolo grandissimo lo aspetto nelle discipline tecniche, in cui il livello è elevatissimo». Tra gli atleti che ambiscono a essere protagonisti, ci sono due frecce rossocrociate che si lanceranno tra i paletti stretti. Nello slalom che chiuderà la quindicina mondiale, Ramon Zenhaeusern e Daniel Yule hanno il podio nelle gambe. «Che siano due è un bene: evita che la pressione sia su uno solo». Reduci da un’esperienza olimpica importante «che aiuterà il giorno della gara», partiranno nel primo gruppo. «È un’occasione da non perdere e se non arrivassero medaglie beh sì, si potrebbe parlare di delusione».

Così come una delusione sarebbe non vedere Beat Feuz portarsi a casa un alloro in discesa. Il bernese è tra i due-tre grandi favoriti. Ma lassù al Nord «in velocità, maschile e femminile, le variabili che influiscono sul risultato sono numerose. Il ventaglio di papabili all’oro è dunque più ampio, rispetto alle gare corse in CdM nelle ultime settimane».

Nelle donne: l’oro in mira per Lara Gut: ‘Ce l’ha nella testa e nelle gambe’

Sono convinto che quello di Åre sia il superG “di” Lara». Mauro Pini ha pochi dubbi: Gut-Behrami è tra le favorite nella disciplina «di cui è sempre la numero uno. Lo ha dimostrato nelle ultime settimane», pur in un periodo di difficoltà in discesa e gigante. «La medaglia l’ha in mira: ce l’ha in testa e nelle gambe. Se oggi funzionerà tutto come deve, sul podio sale. Non sarebbe una sorpresa, bensì la conferma della sua superiorità». Mai titolata, la caccia al metallo più prezioso che le manca «non deve sentirla come un dovere, piuttosto una grande occasione. Anche perché se tra gli uomini il numero di chi può mirare ai primi tre posti è maggiore, tra le donne il ventaglio è più ristretto». L’altro asso nella manica elvetica è Wendy Holdener, che può mirare alto in gigante e soprattutto in slalom. «Credo che abbia raggiunto la maturità con cui trasformare in energia positiva la pressione di essere la sola svizzera che può puntare a una medaglia nelle discipline tecniche. Il carattere ce l’ha; forte anche dell’esperienza di Mondiali a St. Moritz e Olimpiadi. Sarà piuttosto il suo staff a dover gestire bene tutto».

In Svezia dirà addio Lindsey Vonn, star indiscussa dello sci femminile e questo a prescindere da peraltro impressionanti cifre (con 82 successi). «Se ne sentirà la mancanza. La sua è stata presenza fondamentale in un settore che, più di quello maschile, risente assai della perdita di atlete del suo calibro, come furono Maria Riesch, Tina Maze, Renate Götsch».

I Mondiali segneranno il simbolico passaggio di consegne con la connazionale Mikaela Shiffrin – che tra l’altro non prenderà parte alla discesa, mentre per quel che riguarda la combinata deciderà dopo il super-G–; per quanto, con 56 vittorie, la 23enne ha da tempo raccolto il testimone di una Vonn messa fuorigioco più dagli infortuni che dalle avversarie. «Campioni come Shiffrin e Hirscher sono una ‘manna’ per lo sci. Come annoiarsi, vedendo il modo in cui gestiscono l’attesa delle folle che li osanna e cavano sempre il meglio di sé?».

Negli uomini: ‘Punto su Feuz, occhio a Odermatt’

Campione in carica, bronzo olimpico in Corea, sul podio in 10 delle ultime 11 gare. Numeri di Beat Feuz, che secondo Mauro Pini «una medaglia la porterà a casa. Se però non ci riesce in discesa, in superG sarà dura. In questa disciplina inserirei piuttosto Mauro Caviezel. Il grigionese aveva iniziato bene la stagione e sulla fredda neve svedese potrebbe ritrovare le sensazioni del Nord America». Occhio anche a Marco Odermatt, outsider di lusso «che su piste così, in velocità potrebbe tirare fuori la giornatona». Vincitore di 5 (cinque!) ori ai Mondiali junior (Feuz, a titolo di paragone, nel 2007 ne centrò ‘solo’ 3), al primo anno in CdM «sta mostrando una capacità notevole a entrare in materia. È già ‘sul pezzo’ e ha un grande futuro davanti a sé». In gigante si sente la mancanza «di una locomotiva come Justin Murisier», infortunato. Loïc Meillard è un po’ in calo, «ma sarei cauto a togliere dai giochi uno con il suo talento».

Nel “resto del mondo”, Marcel Hirscher è a un oro dal connazionale Toni Sailer (ma ha una medaglia in più in totale) e può diventare l’uomo più titolato ai Mondiali. «È incredibile. Di lui impressionano voglia e rabbia agonistica, ma soprattutto la continuità: se sbaglia, è perché non trova il giusto assetto, ché tecnicamente e mentalmente è inarrivabile». Ad Åre si chiuderà la carriera di Aksel Lund Svindal e «sarà un momento forte. Perdere un atleta del suo calibro è un peccato. Mai sopra le righe, sempre sorridente e disponibile; ma capace di trasformare questa gentilezza in sana rabbia agonistica in partenza. Il norvegese è davvero l’immagine bella dello sport».