QATAR 2022

Gelson Fernandes, il Mr. Africa della Fifa

L’ex nazionale svizzero da agosto è al servizio della federazione internazionale per lo sviluppo del movimento africano. ‘Lo dovevo al bambino che ero’

20 novembre 2022
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Ammette che la scelta è stata difficile, persino straziante. «Solo la mia famiglia sa quanto mi è costato».

Tagliare il cordone ombelicale non è stato facile per Gelson Fernandes. Dal 1° agosto, l’ex vicepresidente del Sion lavora presso la Fifa nel ruolo di "Direttore delle associazioni affiliate in Africa". La sua ambizione è semplice: sviluppare il calcio in tutto quel continente nel quale l’ex nazionale rossocrociato è nato 36 anni fa. «Mi sento in debito con il bambino che ero. Devo dargli la possibilità di avere successo se fosse rimasto a Capo Verde – dice Fernandes –. La mia scelta è stata guidata solo da questo motivo».

In tre mesi e mezzo, Gelson Fernandes ha visitato circa 20 nazioni africane. «Prima di tutto, dovevo presentarmi. Sono stato anche in grado di misurare tutte le differenze tra le federazioni. Parliamo di mezzi, di passato, di problemi di governance, di instabilità politica. Ho cercato di trasmettere il messaggio del presidente della Fifa, Gianni Infantino. Un mesaggio semplice: il gioco deve venire prima di tutto, la palla deve sempre rotolare.

Gelson Fernandes si dice impressionato dal coinvolgimento di Gianni Infantino. È un grande presidente per la Fifa – afferma con enfasi –. La Svizzera dovrebbe essere orgogliosa di avere uno dei suoi in una posizione così importante». L’ex internazionale con 67 "caps" ricorda che non è stato il dirigente vallesano a scegliere il Qatar per i Mondiali del 2022. «La designazione dell’Emirato del Golfo è avvenuta molto prima della sua elezione. Cosa volevate che facesse? Non avrebbe potuto fermare la costruzione degli stadi».

La Coppa del mondo in Qatar ha ufficialmente preso avvio e Gelson Fernandes dà appuntamento per il 18 dicembre. «Saremo in grado di fare una prima valutazione dopo la finale. E sono convinto che sarà positiva. L’appassionato di calcio ora vuole assistere alle partite. Spero che il suo desiderio sia esaudito nel migliore dei modi durante questi Mondiali».

A Doha, il compito principale di Gelson Fernandes è quello di occuparsi delle cinque squadre africane in gara: Marocco, Tunisia, Ghana, Senegal e, naturalmente, Camerun, che giovedì affronterà la Svizzera. «L’obiettivo è offrire loro le migliori condizioni possibili per esprimere il massimo potenziale. Avranno bisogno di un po’ di fortuna – ha detto –. Il valore di tutte le squadre è molto simile. Il destino di una partita può essere deciso da un pizzico di buona sorte».

L’autore del gol che nel 2010 in Sudafrica aveva permesso alla nazionale elvetica di battere la grande Spagna, sarà ovviamente in prima fila il 24 novembre per la partita Svizzera-Camerun, che si preannuncia già cruciale. «La Svizzera deve concentrarsi su se stessa e fare affidamento sulle proprie qualità – ha aggiunto –. Ma il risultato sarà molto aperto. Dovremo fare i conti con una serie di fattori: la pressione del risultato e il caldo in particolare...».

Una certa neutralità...

Anche se la sua nuova posizione gli impone di rimanere neutrale, vogliamo credere che il cuore di Gelson Fernandes batterà per la Svizzera. La presenza del cugino Edimilson nei 26 selezionati rafforza questa sensazione. «Murat Yakin scoprirà presto che Edi può essere importante ovunque», dice.

Gelson Fernandes, che vive ancora in Vallese, è felice del ritorno in forma del cugino. «Il prestito allo Young Boys gli ha dato una spinta in più. E gli ha fatto capire che giocare in un campionato importante è un’opportunità. L’ha saputa cogliere non appena tornato a Magonza».

A casa, colui che per la Fifa è diventato Mr. Africa, guarda tutte le partite del Sion. «È il mio club, il club del mio cuore. Per mesi sono stato al fianco del suo presidente Christian Constantin. Ho visto come riesce, da solo, a tenere in vita questa società. Non si può rimanere insensibili alla passione che sprigiona. Lasciarlo non è stato affatto facile. Ma mi dico anche che non stavo occupando il posto che mi avrebbe permesso di dare il massimo». Un ruolo che alla Fifa è convinto di aver trovato.