Un'indagine indipendente stabilisce che l'Agenzia mondiale antidoping non ha commesso errori nel caso dei 23 positivi alla trimetazidina prima dei Giochi
Il governo di Pechino ha tenuto una conferenza stampa per commentare l’indagine indipendente che scagiona l’Agenzia mondiale antidoping (Ama) dall’accusa di aver favorito 23 nuotatori cinesi in un caso di doping emerso prima dei Giochi di Tokyo, quando gli atleti risultarono positivi a un controllo ma non furono sanzionati. L’indagine indipendente, fortemente voluta dalla stessa Ama, conferma la decisione dell’agenzia antidoping di non squalificare i nuotatori in questione. «Per principio, la Cina ha sempre rispettato rigorosamente le normative internazionali e ha un atteggiamento di tolleranza zero nei confronti del doping» dice in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Affari esteri, Mao Ning.
Le polemiche erano scoppiate dopo le rivelazioni fatte nel mese d’aprile dall’emittente televisiva tedesca Ard e dal New York Times, ma sin dall’inizio l’Agenzia mondiale antidoping aveva ripetuto di non aver commesso alcun errore, nell’accettare la giustificazione delle autorità cinesi, che spiegavano la positività alla trimetazidina riscontrata prima dei Giochi con una ‘contaminazione alimentare’ avvenuta in un hotel.
Ora, il portavoce della commissione che ha svolto l’indagine indipendente, l’ex procuratore pubblico del canton Vaud, Eric Cottier, afferma che «le informazioni contenute nel fascicolo mostrano che l’Ama ha svolto il suo lavoro in modo autonomo, indipendente e professionale, e non vi è alcuna prova del contrario». Il suo rapporto provvisorio, pubblicato il 9 luglio, a due settimane dall’apertura delle Olimpiadi di Parigi, portava già le stesse conclusioni e quindi scagionava già l’Agenzia mondiale antidoping.
Tuttavia, l’Usada, l’agenzia antidoping statunitense, era intervenuta sostenendo che l’inchiesta era stata soffocata, e il capo dell’agenzia a stelle e strisce, Travis Tygart, affermava che le conclusioni di quel rapporto provvisorio confermavano ‘tutte le nostre preoccupazioni’, chiedendo ulteriori indagini. Aggiungendo che «gli atleti puliti danno tutto quello che hanno per raggiungere l’eccellenza e questo rapporto mostra che il regolatore mondiale dell’antidoping non ha offerto loro la stessa cosa in cambio».
Quanto all’Ama, per bocca del suo direttore, Olivier Niggli, le regole antidoping e le procedure amministrative potrebbero venir rafforzate, e la relazione finale dice che ci sono «lezioni da imparare», ha ammesso. Ad esempio, la relazione raccomanda di migliorare le linee guida interne dell’Ama per la gestione dei casi di doping, di comunicare meglio i casi sospetti con le agenzie nazionali antidoping e gli atleti, e di ottimizzare un database chiamato Adams per avvisare i responsabili in caso di ritardo nell’analisi dei test. Un gruppo di lavoro è stato nel frattempo istituito, e presenterà le proprie raccomandazioni a fine anno, ha detto l’Agenzia mondiale dell’antidoping.