Grazie a quattro gol in un tempo, il secondo, la selezione di Sam Hallam costringe i rossocrociati alla resa, nella sera del debutto agli Swiss Games
Comincia con una sconfitta l'avventura della Nazionale agli Swiss Ice Hockey Games di Friborgo. Nonostante all'inizio sia proprio la Svizzera la squadra più ispirata in fase offensiva, tanto che nei primi tre minuti del confronto la Svezia non ha ancora superato metà pista, e quando riesce a farlo si becca subito una penalità, a De la Rose per sgambetto. Il primo powerplay rossocrociato è davvero bello da vedere, e le prime due occasioni portano la firma di Herzog, che davanti alla gabbia di Johansson prova a imitare la finta tanto cara a Derek Grant dello Zurigo, e di Lehmann. La risposta svedese è affidata alla conclusione di Bengtsson, che prima di concludere ha tutto il tempo che vuole: Charlin interviene ma il puck gli sfugge e Marti è costretto a salvare sulla linea. Poi, al nono, seconda occasione con l’uomo in più per i rossocrociati, quando Fröden sgametta Jäger dietro la porta. Il secondo powerplay è decisamente meno brillante rispetto al primo. Poi, al 12’36’’, arriva la doccia fredda: Malgin la combina grossa, colpendo con una gomitata al volto Fröden, tra l’altro suo compagno di squadra allo Zurigo, che s’era liberato davanti a Charlin, senza però riuscire a centrare la porta. Lo svedese s’accascia al suolo, mentre l’attaccante solettese s’accomoda in panchina, e poi da lì direttamente negli spogliatoi, poiché naturalmente gli arbitri gli infliggono una disciplinare di partita. Anche se prima di eclissarsi si rivolge alla panchina svedese, scusandosi sportivamente per il suo gesto. Ancora più imperdonabile, però, è ciò che fa poco dopo Andrighetto, che va ad arpionare Strömwall, regalando agli scandinavi addirittura 2 minuti tondi tondi a 3 contro 5. Ma in quei 120 secondi in doppia inferiorità numerica gli uomini di Fischer sono a dir poco encomiabili, e nonostante si prodighino gli svedesi di Sam Hallam riescono a racimolare un solo tiro pericoloso, che si stampa sulla faccia esterna del palo, tra gli applausi convinti di un invero poco nutrita Bcf Arena.
A differenza del primo periodo, il secondo comincia decisamente al piccolo trotto, con la Svizzera che prova a rendersi minacciosa, ma la prima vera occasione è per gli ospiti, dopo un puck sanguinoso perso in uscita di terzo da Herzog, ma Wallmark non sfrutta l’opportunità. Molto più opportunista poco dopo Jakob De la Rose, in powerplay, autore al 26’30’’ di una deviazione che non lascia scampo a Charlin, anche se pure in quell’occasione gli elvetici possono recitare il mea culpa, perché la bastonata di Egli ai danni di Bromé è davvero ingenua, oltre che inutile. Meno inutile, ma non per questo inevitabile, è la penalità inflitta a Thürkauf al 31’30’’, col capitano del Lugano che tenta di rifarsi dopo aver perso il disco: purtroppo per la Svizzera, bastano ventitré secondi agli svedesi per trovare il raddoppio, con una sberla dalla distanza su cui Charlin nulla può: è il 2-0 al 31’53’’. Ma il peggio deve ancora arrivare: passano appena 17 secondi e gli scandinavi segnano anche un terzo gol, con Oscarsson e Hartmann che se ne vanno via allegramente, facendosi beffe di Charlin nonostante il tuffo in extremis dello zurighese Marti. A quel punto ‘Fischi’ chiama il timeout, ma a dire il vero quei trenta secondi non sembrano aver cambiato granché le cose, visto che i rossocrociati inizialmente si fanno schiacciare, L’occasione per riaprire il match arriva a 4 minuto e mezzo, quando per una volta sono gli ospiti a finire in panchina, e quando il gol arriva (ingiustamente) viene annullato, perché dopo il tocco di Hofmann che si spegne sul palo gli arbitri sono convinti che il puck sia rimasto sotto il corpo del portiere Johansson, e quando Simion lo deposita nella porta vuota, gli arbitri avevano già fischiato… Oltre al danno, anche la beffa: la Svezia prova ad alleggerire la pressione, e invece trova addirittura il 4-0, in shorthand, con una conclusione nell’angolino ancora di Bromé, su cui Charlin non può arrivare.
Alla ripresa delle ostilità, nel terzo tempo, ‘Fischi’ decide di buttare tutto all'aria, riunendo in prima linea Thürkauf, Hofmann e Andrighetto, mentre in seconda ci sono Senteler, Simion e Herzog, così da ricomporre il terzetto degli ultimi mondiali. Ed è proprio il centro dello Zugo a crearsi l'occasione migliore, ma a tu per tu con Johansson non riesce a concretizzare, e sulla ripartenza la Svezia va addirittura vicina al 5-0, ma Ejdsell trova solo il palo. Il merito della Svizzera nel terzo periodo è quello di crederci e di contunare a spingere, e a furia di provarci, al 55'09‘’, arriva anche il gol, di Dario Simion. Poi, quando Carlsson viene spedito in panchina per ostruzione, a tre minuti dalla fine, ‘Fischi’ toglie anche il portiere, provando a giocarsela a 6 contro 4, ma nonostante in fondo Thürkauf e compagni meriterebbero di meglio, il risultato non cambierà più.
Svizzera - Svezia (0-0 0-4 1-0) 1-4
Reti: 26’30’’ De la Rose (Wallmark, Sandin/esp. Egli) 0-1. 31’53’’ Wallmark (Sandin, Fröden/esp. Thürkauf) 0-2. 32’10’’ Hartmann (Oscarson, Lindholm) 0-3. 37’23’’ Bromé (Olofsson/esp. Fröden) 0-4. 55'09‘’ Simion (Jäger) 1-4.
Svizzera: Charlin; Kukan, Glauser; Egli, Jung; Marti, Karrer; Heldner; Andrighetto, Malgin, Herzog; Hofmann, Thürkauf, Simion; Lehmann, Jäger, Bertschy; Biasca, Senteler, Riat; Schmid.
Svezia: Johansson; Carlsson, Bengtsson; Ollas, Heed; Lennström, Nilsson; Borgman; Ejdsell, Wallmark, Hartmann; Bromé, Olofsson, Fröden; Wingerli, De la Rose, Strömwall; Lindholm, Oscarson, Sandin; Brännström.
Arbitri: Kaukokari (Fin), Wuorenheimo (Fin); Fuchs (S), Stalder (S).
Note: 4‘467 spettatori. Penalità: 6 x 2’ + 1 x 5’ e penalità disciplinare di partita (Malgin, al 12’36’’) contro la Svizzera; 5 x 2’ contro la Svezia. Tiri in porta: 24-32 (11-6, 12-12, 2-14). Svizzera senza Frick e Bader (entrambi a riposo). Al 32'10‘’ timeout chiesto dalla Svizzera. Al 43'55‘’ palo colpito da Ejdsell. Svizzera senza portiere dal 57'09‘’ 59'25‘’. Premiati a fine partita, quali migliori giocatori in pista, Andrea Glauser e Lucas Wallmark.