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Il realismo di Charlin. ‘Non si può sempre far bella figura’

Numero uno del campionato con il Langnau, il portiere ginevrino giovedì ha vissuto undici minuti da incubo. ‘Ho avuto un calo, ma il livello qui è alto’

Contro la Svezia, il ginevrino sognava un risultato migliore
(Keystone)
13 dicembre 2024
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Prima che iniziasse la tappa svizzera dell'Euro Tour, contro la Svezia, giovedì a Friborgo, Patrick Fischer e Lars Weibel avevano ammesso che la situazione dei portieri li preoccupa meno di due anni fa. Certo, la successione di Leonardo Genoni e Reto Berra è una questione delicata, ma con nomi del calibro di Akira Schmid e Connor Hughes (il primo sotto contratto con i Golden Knights di Las Vegas, il secondo a Montreal), o ancora il bernese del Davos Sandro Aeschlimann, il friborghese del Kloten Ludovic Waeber o il ginevrino del Langnau Stéphane Charlin, la Nazionale non dovrebbe trovarsi in affanno, quel giorno che i due colossi di Zugo e Friborgo decideranno di ritirarsi.

Anche se, a giudicare da cos'è successo giovedì sera contro gli svedesi, quando Charlin ha incassato ben quattro gol in undici minuti (chiudendo il match con una percentuale di parate dell'87,5%), qualcuno sarà forse rimasto sorpreso, pensando che in campionato, con il Langnau, il 24enne lanciato dal Servette – dove, tra l'altro, farà ritorno la prossima stagione – ha subito la miseria di 29 reti in 18 partite, ciò che fa di lui il miglior portiere di tutta la Lega, con il 95,21% di ‘save’. «Devo ammettere di aver avuto un periodo di difficoltà nel secondo tempo, però qui è davvero un altro livello» confessa Charlin, il cui nome è già finito sul taccuino degli scout Nhl (e a Friborgo, fino a domenica, di emissari delle franchigie nordamericane ce ne saranno davvero parecchi). «È vero, in quegli undici minuti ho accusato un calo, ma sul serio qui gli attaccanti sono migliori. È chiaro, come giocatore hai voglia di far bella figura ogni volta che metti piede in pista, ma a volte, purtroppo, non ci si riesce. Prima della partita ho fatto in modo di motivarmi per offrire la miglior prestazione possibile, ma una volta che il match è finito devo fare in modo di non ripensarci troppo. Semmai sto già cercando di capire dove posso migliorare: bisogna essere resilienti».

Del resto, secondo tempo a parte, Charlin ha destato senz'altro una buona impressione. E la Nazionale pure. «Credo che se togliessimo quei famosi undici minuti, abbiamo fatto una buona partita contro una squadra di qualità come la Svezia – conclude Charlin –. Quindi non ci sono soltanto cose da buttare. Specialmente pensando al terzo tempo, in cui abbiamo dominato. Però, se ripenso al primo tempo, quando abbiamo perso il ‘momentum’ dopo aver superato ben due minuti interi a cinque contro tre... L'intenzione era quella di ripartire con ben altro slancio, dopo aver resistito alla penalità di partita inflitta a Malgin».