Al Lugano non basta una partita in crescendo all'esordio sul ghiaccio di Zugo. ‘Quando iniziamo a voler far troppo in attacco ci facciamo sorprendere’
Bastano due minuti e nove secondi allo Zugo per segnare il primo gol della nuova stagione di National League. Neanche a farlo apposta, la rete porta la firma di un ticinese, quel Dario Simion che la prossima stagione tornerà a Lugano dopo undici stagioni al di là delle Alpi e che nell’occasione apre le marcature in powerplay. Tuttavia, parte del merito (si fa per dire) il valmaggese dovrebbe dividerla con il trentaduenne Jiri Sekac, possente attaccante approdato alla Cornèr Arena dal Losanna nel corso dell’estate che nel primo periodo della BossardArena più che per la sua classe s’illustra per la sua indisciplina, finendo per ben due volte sulla panchina dei cattivi nei primi dieci minuti di gioco, e in entrambe le occasioni il puck finirà alle spalle dell’incolpevole Schlegel.
Indisciplina a parte, l’impressione è che nella prima mezz’ora le cose vadano un po’ troppo in fretta per il Lugano, che moltiplica le sbavature e non riesce a evitare la pressione degli uomini di Tangnes, i quali sembrano divertirsi a infierire. Il provvisorio 2-1 di Mirco Müller, con uno slap dalla distanza, all’11’51’’, è un fuoco di paglia: non passa nemmeno un minuto e mezzo e lo Zugo è già sul 3-1, con una conclusione chirurgica di Martschini. E, probabilmente, senza il miracolo di Schlegel ancora su Martschini a due secondi dalla prima pausa, la partita si sarebbe chiusa lì. Invece, anche per merito del suo portiere apparso davvero in serata di grazia (basti dire che prima di metà partita sbatterà la porta in faccia di nuovo allo scatenato Martschini, ad Herzog, Hofmann e di nuovo a Simion), il Lugano avrà ancora la sua da dire. Trovando il modo di arginare le manovre di uno Zugo che si trova a memoria, e oltre a essere molto aggressivo sul portatore del disco, sfrutta ogni minima lacuna avversaria per far valere la sua velocità. A suonare la carica per i bianconeri, costretti nell’occasione a far senza capitan Thürkauf (infatti deve scontare la penalità di partita rimediata in gara 7 della serie playoff con il Friborgo, per uno ‘slew footing’ ai danni di DiDomenico) è il tentativo di un Arcobello apparso invero un po’ isolato nel terzo blocco: da quel momento in poi, cioè dal trentatreesimo, il Lugano si farà preferire, e il 3-2 di Joly frutto proprio della cocciutaggine del québecois, oltre che dell’illuminante servizio di Carr, rilancerà del tutto la partita. Il lineare crescendo bianconero proseguirà anche nel periodo conclusivo e meriterebbe di sfociare in un epilogo migliore, invece a Dan Tangnes basta chiedere un timeout a nove minuti dal termine per frenare l’impeto ticinese, tanto che gli svizzerocentrali riusciranno a difendere sino alla fine il gol di margine senza troppo soffrire. «Abbiamo giocato quasi metà del primo tempo in boxplay incassando due gol, è stato davvero un inizio in salita – spiega Luca Gianinazzi a fine gara, ai microfoni della Rsi –. Per noi è un insegnamento su quali cose dobbiamo fare meglio per darci la chance di riuscire a vincere le partite. Se prendiamo le fasi a 5 contro 5 questa partita l’avremmo vinta 2-1, mentre la perdiamo 2-0 negli special team, e lì sicuramente dovremo fare uno step. Poi c’è la disciplina nel gioco di squadra: quando iniziamo a voler far troppo offensivamente o a giocare troppo in maniera individuale in attacco ci facciamo prendere in contropiede. Dobbiamo aggiustare il tiro già prima della sfida di domani contro il Davos». C.S.