L’ultima fatica prima di partire per Ostrava: l’obiettivo è chiudere la fase a gironi il più in alto possibile. E l’Austria tifa per la Svizzera
Sono i dettagli a fare la differenza. Lo si dice spesso, e la riprova la si è avuta nel big-match del girone di Praga tra Svizzera e Canada, chiuso con la prima sconfitta degli elvetici a questi Mondiali. Cosa che di fatto ha portato in casa rossocrociata la seconda e la terza certezza del weekend, in attesa che la sfida con la Finlandia sveli le ultime carte in vista dei quarti di finale di giovedì. Già, perché dopo la certezza della qualifica per la fase successiva del torneo, ratificata con la ‘passeggiata’ di sabato a spese della Danimarca, la sconfitta con il Canada ha partorito altri due verdetti. Ossia quello dell’ormai inarrivabile primato in classifica al termine della fase a gironi e quello che giovedì gli uomini di Patrick Fischer dovranno emigrare a Ostrava.
Al tirar delle somme, a pesare come un macigno sull’esito del confronto con i canadesi, è stata quella carica portata da Kevin Fiala ai danni di Dylan Cozens. Carica che gli arbitri hanno deciso di punire con 5’ e conseguente penalità di partita, sanzione poi confermata anche dopo aver rivisto l’azione al video. Scelta forse condivisibile, ma non scevra di polemiche.
Tra chi è in disaccordo c’è anche Patrick Fischer: «Quella con il Canada è stata una partita intensa. I nostri avversari hanno esercitato tanta pressione, cercando di attaccare in modo particolare Josi. Hanno avuto un powerplay iniziale e hanno segnato un gol: a quel punto il momentum era chiaramente dalla loro parte. Ciò che mi è piaciuto, però, è il fatto che siamo entrati in partita dopo circa 7’ o 8’ e siamo riusciti a fare gioco alla pari ai nostri avversari per tutti i minuti mancanti alla prima sirena. Abbiamo mantenuto la calma, e nel secondo tempo siamo addirittura riusciti a passare in vantaggio. Poi si è verificato quello che, con il senno di poi, si è rivelato l’episodio chiave. A mio avviso quella penalità di 5’ è stata una sanzione severa. E i canadesi hanno sfruttato quella situazione nel migliore dei modi per segnare due volte. Due reti che ci hanno un po’ scosso. Nel terzo tempo ci siamo ritrovati e abbiamo avuto qualche occasione, così come il Canada. È stata davvero una bella partita, con tantissimi tifosi svizzeri (circa 10’000! ndr), giocata ad alta intensità e di buona qualità. I canadesi si sono rivelati ancora una volta una squadra forte, e stavolta sono riusciti a fare meglio di noi. Ma... speriamo di rivederli da qui alla fine del torneo».
Il selezionatore della Nazionale non muove in ogni caso critiche a Fiala per il suo intervento su Cozens: «A essere onesti, secondo me, quello era un check ‘pulito’; un ‘open ice hit’. Gli arbitri lo hanno giudicato come un check contro il ginocchio. Non ho alcun rimprovero da muovere a Kevin. Ma, in ogni caso, nemmeno ne ho verso gli arbitri. A rimuginare su quanto è stato o quanto poteva essere ci facciamo unicamente del male: non sono cose che possiamo più controllare o modificare».
Se anche sabato, contro la Danimarca, il powerplay aveva funzionato, contro il Canada, invece, il gioco con l’uomo in più ha denotato qualche problema... «Non può sempre tutto andare per il verso giusto. Stavolta il ‘Dio dell’hockey’ ha deciso di voltarci le spalle...».
Dopo la sconfitta contro i canadesi, è chiaro che la Nazionale dovrà trasferirsi a Ostrava per i quarti di finale: «Sarebbe stato più comodo se avessimo potuto rimanere qui. Dovremo andare a Ostrava, pazienza, e a ogni buon conto non è questo il punto: ovunque giocheremo, dovremo prepararci al meglio e dare il massimo. A cominciare dalla prossima partita, ossia quella contro la Finlandia».
Dal lungo weekend di Pentecoste, oltre alle prime tre certezze per la Svizzera, sono però scaturite anche diverse nuove incognite, che solo la partita finale di questo girone, quella tra gli uomini di Fischer e la Finlandia potrà verosimilmente dissipare in tutto e per tutto. Perché a Praga in gioco c’è infatti ancora un solo biglietto per i quarti di finale. Che potrebbe finire nelle tasche dei finlandesi, ma anche, e questa sì che sarebbe una clamorosa sorpresa, in quelle dell’Austria. Svizzera permettendo: un successo austriaco nella prima sfida della giornata contro la Gran Bretagna e la concomitante sconfitta nei tempi regolamentari della Finlandia contro la Svizzera promuoverebbe Zwerger e compagni alla fase successiva in virtù dello scontro diretto. Determinante in questo senso è stato il 4-1 con cui l’Austria domenica si è imposta sulla Norvegia, oltre al vittorioso 3-2 di giovedì scorso nel confronto diretto con i finlandesi, campioni olimpici. Mai, in precedenza, un cronista finlandese si era interessato a una partita dell’Austria ai Campionati del mondo, eccezion fatta per gli scontri diretti. A Praga però le cose sono cambiate: al termine della sfida con la Norvegia, nella ‘mix-zone’ ecco farsi avanti anche qualche giornalista finlandese per sentire le impressioni del tecnico Roger Bader e dei giocatori austriaci. Il tutto mentre la Finnish Hockey Association rischia di archiviare un Mondiale a dir poco imbarazzante.
Sarebbe uno smacco da poco per Jukka Jalonen, che in ogni caso lascerà il suo incarico al termine dei Mondiali di Praga: un mesto commiato per uno dei più grandi allenatori finlandesi della storia, campione del mondo a tre riprese (2011 e 2019 a Bratislava, 2022 a Tampere e campione olimpico 2022 a Pechino).
Uno scenario che nemmeno il più ottimista degli austriaci avrebbe immaginato alla vigilia del torneo. Nemmeno Dominic Zwerger, uno dei protagonisti del brillante cammino degli austriaci in quel di Praga: «Sì, è davvero pazzesco!», sottolinea l’attaccante biancoblù.
Insomma, a fare tifo per la Svizzera, per il suo ultimo impegno del girone A, ci sono anche gli austriaci: «La partita contro la Norvegia ha aperto scenari incredibili per noi: da un lato ha ufficializzato la nostra permanenza nel gruppo mondiale, e dall’altra ci ha rilanciati nella corsa ai quarti di finale – rileva ancora Zwerger –. Ora andremo a caccia dei nostri ultimi tre punti di questa fase, poi, la sera, incroceremo le dita sperando che la Svizzera completi il miracolo: per noi sarebbe qualcosa di assolutamente incredibile».
Ad assistere alla transenna Roger Bader c’è un’altra vecchia conoscenza dell’hockey svizzero: Arno del Curto. Qual è il suo ruolo in questa selezione? «È il nostro mentore, in grado di motivarci di giorno in giorno. Parla individualmente con ogni giocatore. Credo che tutti in squadra nutrano profondo rispetto per Arno: è capace di cavare il meglio da ognuno di noi». E a te cosa dice? «Mi dice: “Ora vedo lo Zwergi che conosco dai tempi di Davos (dove il 27enne aveva giocato ai tempi delle giovanili). È questo il giocatore che voglio vedere, quello che devi rimanere”. E poi Arno è di una calma davvero rassicurante. Sulla panchina, in partita, pratica un coaching molto attivo, quasi come un mental coach».
Keystone
L’Austria sogna il miracolo