Il Lugano lotta generosamente a Friborgo, ma si arrende alle assenze e alla malizia burgunda. LaLeggia: ‘Nonostante la rosa ristretta lo sforzo era buono’
Friborgo – L’esito finale è quello che più o meno tutti si attendevano, il merito del Lugano è quello di rimandare il più possibile l’emersione della differenza di livello tra i bianconeri e il Friborgo. Già perché non ce ne vorrà Patry, ma il suo rientro non può certo compensare l’assenza di Joly costretto a rimanere a casa per la sospensione provvisoria, per la bastonata involontaria all’arbitro Stricker, comminatagli dopo la partita con il Kloten. In queste condizioni agli uomini di Gianinazzi non c’è nulla da rimproverare: «Abbiamo lottato bene, anche se dopo ogni sconfitta rimane quella sensazione che avresti potuto fare di più – riconosce Joey LaLeggia – vorremmo sempre vincere, ma lo sforzo è stato buono, nonostante la ristrettezza della rosa».
Insomma se contro Langnau e Kloten il Lugano era riuscito a venire a capo delle assenze, i burgundi si sono rivelati essere un osso troppo duro: «Sono una buona squadra, ma li abbiamo già battuti due volte, non ci siamo dunque certo dati per sconfitti in partenza».
La partita si dirama su un ritmo piuttosto lento, con il Lugano dà l’impressione di badare prima di tutto a difendersi, anche se in qualche occasione finisce per mettersi in difficoltà da solo (un esempio su tutti l’“assist” perfetto di Alatalo, in 5 contro 4, a Walser, al quale ci mette una pezza Koskinen. In avanti inizia invece a emergere, com’è normale che sia un po’ di stanchezza da parte degli uomini migliori. Il riadattato attaccante numero 16, si conferma comunque a suo agio anche in questa posizione, con un paio di buoni spunti e il premio di miglior giocatore dei suoi.
Il Friborgo non è invece trascendentale (escluso il solito Sörensen e un Bykov instancabile, mentre risulta particolarmente sottotono DiDomenico), ma è solido e smaliziato quanto basta.
A condannare il canadese e soci, le reti a cavallo della seconda sirena di Wallmark e Bykov, il figlio d’arte che non riceverà, è notizia proprio di ieri, un nuovo contratto dal club con cui ha giocato tutta la carriera: «È dura concedere un gol così a pochi secondi dalla sirena (12,5 per la precisione, ndr), nell’ultimo minuto si cerca sempre di concentrarsi prima di tutto sull’aspetto difensivo, è qualcosa di cui faremo tesoro. Il Gottéron inoltre è stato molto bravo e solido, non ho mai avuto l’impressione che riuscissimo a macinare il nostro gioco».
Eppure nella prima parte di periodo centrale avevate avuto qualche opportunità, soprattutto con quel contropiede al 28’ mancato da Gerber e i due successivi tiri a botta sicura di Patry e Alatalo, bloccati da un difensore con Berra fuori causa. E nemmeno il powerplay è riuscito a dare quell’aiuto di cui ci sarebbe stato bisogno: «Chiaramente in superiorità numerica vogliamo sempre segnare, ma dobbiamo dare i meriti a Berra e al boxplay friborghese che si sono molto ben disimpegnati».
Sul 2-0 Il portierone finlandese sposta infatti la sua gabbia con il pattino, ma non certo per causare un’interruzione, bensì per spostarsi al centro e fermare un tiro dello stesso numero 95, anche se era ormai chiaro che gli ospiti non ne avevano più: «Quella porta tra l’altro si era già spostata in precedenza un paio di volte. Poi non conosco il regolamento a menadito, ma sono sicuro che un portiere grande come Mikko e con una vasta esperienza in National Hockey League non l’abbia spostata volontariamente. Voglio anche difendere il mio compagno di squadra, lui sa quello che fa e per me quella non era penalità».
Adesso vi attende l’Ajoie, sicuramente un impegno più malleabile – anche se non da sottovalutare, come dimostra la vittoria al supplementare di ieri a Berna – oltretutto dopo aver goduto di un giorno di pausa tra una partita e l’altra, che potrà farvi molto bene: «Adesso guardiamo avanti, finora abbiamo sempre giocato bene prima di una pausa del campionato, ottenendo delle vittorie. Sicuramente il giorno di riposo ci aiuta».