Ai rigori, in un venerdì tutto grinta e abnegazione, il Lugano strappa due punti al capolista Servette. ‘Fiero della mia squadra”, dice Luca Gianinazzi
Lugano – Tutti in piedi, di scatto. Quando il rientrante Mikko Koskinen, senza fare una piega, tra l’altro, sbarra la strada a un Teemu Hartikainen che pare aver dimenticato a casa la bacchetta magica, e se ne torna in panchina con una smorfia in viso dopo aver tirato un rigore qualunque: Lugano 4, Servette 3. Due punti d’importanza capitale, è il men che si possa dire, per una squadra che, apparentemente senza accorgersene, è capace di offrire il meglio come il peggio di sé.
Incerottato o no, dall’alto dei suoi sei infortunati e dell’ammalato Pouliot, il Servette resta il Servette, ovvero la squadra che sin dalle prime giornate domina il campionato, farcita all’attacco di gente dalle mani d’oro e che, senz’altro cosciente delle tante assenze, decide di mettere subito in pista un forechecking asfissiante. Apparentemente di peggio non potrebbe esserci, per un Lugano a volte tutt’altro che preciso nella gestione dei dischi. Invece pian piano si capisce che i bianconeri stavolta hanno la rabbia in corpo, a immagine dell’espressione grintosa di Daniel Carr al 14’07’’, dopo il gol dell’1-0: una rete che il numero 7 vuole a tutti i costi, e dopo averla cercata alla fine la trova, prima di andare a incitare la curva.
Eppure, il compito che attende gli uomini di Gianinazzi pare davvero arduo, perché la maggior parte degli episodi sembra piuttosto premiare la squadra di Cadieux, che in avvio di tempo centrale beneficia di 1’42’’ a 5 contro 3 che sfrutta grazie a Praplan, nonostante poco prima con un miracoloso intervento Koskinen pareva aver respinto quell’assalto. E nonostante anche nel secondo periodo sia più spesso il Lugano nel terzo del Servette che non il contrario, un tiro della domenica di Smirnovs al 30’17’’ riporta nuovamente gli ospiti avanti. La differenza, stavolta, sta probabilmente nel fatto che i bianconeri non smettono mai di lottare, nemmeno nei momenti più bui. «Tanta cattiveria sportiva e lo spirito di squadra ci hanno portato a vincere questa partita – dice l’attaccante Marco Zanetti –. Ci abbiamo creduto sempre, anche se abbiamo per due volte dovuto rimontare il loro vantaggio. Pur rimaneggiato il Ginevra rimane una squadra molto forte, ed è stata una battaglia durata fino all’ultimo rigore. Ma non possiamo fermarci troppo a pensare a questi due punti: a Davos ci attende un’altra prova determinante, che non possiamo sbagliare, in un campionato folle, con molte squadre vicinissime, che lottano per i preplayoff».
Il più soddisfatto di tutti, però, è probabilmente Luca Gianinazzi. «Sono fiero della mia squadra – dice il coach bianconero –. L’attitudine e l’energia erano quelle giuste. Siamo stati ripagati da una bella e importante vittoria, in una partita non facile, in cui abbiamo dimostrato carattere. Stavolta alla Cornèr Arena si respirava un’energia positiva, tutta la pista ci ha aiutati: una spinta in più che la squadra ha sentito. È chiaro, io capisco che il tifoso è arrabbiato se la propria squadra perde, ma oggi in pista era fantastico: un’emozione speciale».
L’ANNOTAZIONE
Forse non c’è bisogno di sputar sangue, come purtroppo è costretto a fare il povero Thürkauf al 7’38’’, centrato al volto dal puck con cui Hartikainen intende liberare il terzo ginevrino. Sta di fatto che dopo il depressivo primo tempo di Rapperswil, il Lugano è chiamato a dimostrare tutta la sua volontà di soffrire per provare ad agguantare un posto nei preplayoff. Ma è chiaro, quando le cose non vanno come uno vorrebbe, anche i gesti più semplici appaiono impossibili e il destino, beffardo, sembra fare apposta per complicare la vita. Così, quando per qualche motivo i puck gli sfuggono di mano, il Lugano va a recuperarli fin dietro la porta avversaria (encomiabile è l’esempio di Zanetti, ma non è il solo): del resto è così che arrivano le occasioni, e quando va bene anche i gol. Certo che, però, diventa dura quando di fronte c’è una squadra a cui tutto riesce, con una media di due punti a serata, che in tutto il primo tempo tira in porta sole quattro volte e due di quelle quattro conclusioni si trasformano in reti. Fortuna per il Lugano che qualcuno ha inventato il coach’s challenge, così Gianinazzi può cortesemente invitare i linesman a rivedere l’azione, che è viziata da fuorigioco, e quei due gol ospiti tornano a essere uno. Ed è giusto così, perché un 1-2 al ventesimo sarebbe stato bugiardo, siccome le statistiche degli ‘expected goals’ a quel momento indicano un 1,5 in favore del Lugano e di un misero 0,3 per il Servette.