I bianconeri si godono il successo sul Kloten e i 61 punti in classifica prima della pausa. ‘Pian pianino stiamo andiamo nella direzione in cui volevamo’
Lugano – Le luci della ribalta, stavolta, sono tutte per Lukas Klok, ragazzotto di Ostrava con la vocazione per la difesa e che, a quanto pare, nelle ultime settimane ha saputo affinare anche il fiuto del gol. Tanto da segnarne quattro in un solo weekend: due venerdì a Zugo, altrettanti sabato contro il Kloten. Uno più bello, e soprattutto più pesante dell’altro. «Sinceramente non ricordo se m’era già successo, in vita mia, di segnare tanto. Quel che so, è che non ne avevo mai realizzato uno nella porta vuota» spiega, alludendo al definitivo 4-1 della BossarArena. Prima di specificare, come fanno tutti (ed è buona norma in uno sport come l’hockey che è davvero disciplina di squadra), che ciò che conta sono solo i tre punti. Tre punti che nella fattispecie diventano sei dopo il successo ai danni di un Kloten che mai prima d’ora i bianconeri avevano battuto in stagione. In una partita, tra l’altro, sbloccata proprio dallo strabiliante assolo dello stesso Klok, al 26’07’’: il difensore legge benissimo la situazione, e con pazienza prima, e sangue freddo poi, raddrizza in men che non si dica un sabato che pareva aver preso improvvisamente una brutta piega, dopo i due gol di Ruotsalainen. Il primo dei quali, tuttavia, giustamente annullato dal coach’s challenge bianconero, vista la presenza di Loosli nell’area di porta. «Lukas ha vestito la maglia della Repubblica Ceca alle Olimpiadi, ed è senz’altro un buon giocatore – dice Luca Gianinazzi –. Mi aspettavo che arrivasse un buon difensore a Lugano, e siamo contenti di avere lui qui con noi: le sue doti principali sono difensive, ma è chiaro che se fa una cavalcata del genere accende il sorriso in panchina».
Il coach bianconero non deve temere: nonostante i sette punti in dieci partite (a titolo di paragone, il suo enigmatico predecessore Oliwer Kaski ne aveva totalizzati quattro in venti uscite), il difensore ceco arrivato dal Rögle a metà gennaio non sembra deciso a chiedere promozioni all’attacco. «No no, sto bene dove sto – risponde Klok, ridendo –. Ovviamente mi piacerebbe continuare ad andare in gol così, ma se al posto mio dovesse segnare qualcun’altro ne sarei ugualmente contento. Ciò che mi preme è che continuiamo a vincere».
Guardando al ruolino di marcia del Lugano in queste ultime settimane, con ben sette vittorie vittorie nelle ultime dieci partite, qualcuno si chiederà se la tregua di Carnevale, per così dire, arrivi al momento giusto. «In verità c’è sempre un motivo per reclamare e dire che la pausa arriva al momento sbagliato – dice Gianinazzi –. Dobbiamo fare i conti con otto giocatori che saranno impegnati con le rispettive nazionali, quindi non sarà la situazione ideale per lavorare, ma potremo comunque approfittarne per recuperare le energie e fare un buon lavoro in vista di un finale di stagione che sarà una battaglia».
Tuttavia, dopo i sei punti del weekend il Lugano può guardare all’immediato futuro con un po’ più di serenità . Anche se il coach bianconero vede le cose molto più concretamente. «Sembra una banalità , ma puoi fare tutti i calcoli che vuoi: se, se e ancora se. Avessimo vinto tutte le partite, adesso saremmo primi, ma ka verità è che con i se e i con i ma non si va lontano. Quindi restiamo con i piedi per terra, focalizzandoci sul presente e sapendo che se giochiamo in un certo modo abbiamo la possibilità di vincere. Quando ho assunto questo ruolo, ormai tre mesi fa credo (era l’8 ottobre, ndr), una delle cose che predicavamo era: pazienza. Era un momento difficile, per la squadra e in generale per tutta l’organizzazione, e pian pianino dire che adesso stiamo andando nella direzione in cui vogliamo andare».
Insomma, quasi quattro mesi dopo a Lugano c’è una nuova parola d’ordine: «Qual è? Competizione, direi. Restano poche partite (otto in totale, tra la ripresa il 14 febbraio e sabato 4 marzo, ndr) e ogni sera dovremo competere per vincere, questa è la cosa importante. Perché non hai alcun controllo sui risultati delle partite, ma ciò che puoi controllare è il processo che ti porta fin lì, ecco perché è importante competere, per vincere».
Un po’ come è successo sabato contro il Kloten, dall’1-1 di Klok in poi. «In verità , già nel primo tempo eravamo messi bene sul ghiaccio, ma avevamo giocato in maniera troppo cervellotica – conclude Gianinazzi –. Capita quando pensi troppo invece di usare l’istinto. Alla fine, nello sport in generale, se non giochi con l’istinto diventa tutto complicato: infatti tu vuoi avere una struttura di gioco che sia nel tuo inconscio, così da poter giocare il più possibile affidandoti all’istinto».