Quarta vittoria nelle ultime cinque partite per i bianconeri di Luca Gianinazzi, con ben tredici gol segnati e sei soli subiti nelle ultime tre uscite
Lugano – Gli applausi a scena aperta, la standing ovation a un Daniel Carr che non vede l’ora di tornare quello di prima, ma soprattutto altri tre punti dal peso non indifferente, per una classifica che ritrova infine un po’ di colore dopo essere impallidita d’un botto nelle prime settimane d’autunno. Merito dei risultati, certo, che però – come si ostina (giustamente) a ripetere Luca Gianinazzi – sono figli delle buone prestazioni. Come, appunto, quella offerta contro degli Orsi sì un po’ sdentati, ma che al di là delle assenze e della graduatoria singhiozzante possono davvero contare su uno squadrone. Nonostante la novità dell’arrivo in panchina di uno come Tony Söderholm, sul ghiaccio di Lugano al Berna rimangono solo le briciole, in una partita in cui Granlund e compagni col disco fanno un po’ ciò che vogliono, dall’alto di una combattività, di un’energia e di una determinazione davvero esemplari. Questo indipendentemente dal fatto che il momento chiave del match arrivi solo a metà partita, dopo uno scontro fortuito tra Ennis e Alatalo che spiana la strada al canadese degli ospiti e all’opportunista Sven Bärtschi, che però nell’occasione si fa rubare un gol già fatto dal prodigioso Koskinen: sulla prosecuzione dell’azione, Morini troverà poi il modo per mettere nuovamente il puck alle spalle di un peraltro insicuro Wütrich, portando così lo ‘score’ dal possibile 3-2 al 4-1 in meno di quaranta secondi. «Non so se questa sia la miglior partita che abbiamo disputato da quando alleno il Lugano, ma nel secondo tempo li abbiamo messi davvero in difficoltà – dice un’entusiasta Luca Gianinazzi –. Abbiamo giocato in maniera veloce, come vogliamo fare: sapevamo che il Berna fosse una compagine molto ben organizzata, soprattutto difensivamente. Il nostro obiettivo era non lasciargli il tempo di organizzarsi. Nel terzo tempo, poi, siamo stati soprattutto molto compatti nella zona neutra, togliendo loro la velocità nel gioco. È stata una bella prova di maturità, la nostra: abbiamo ritrovato quel feeling che dà sicurezza, e la chiave di tutto questo è la preparazione. Quando sei preparato bene, aumenta la fiducia. C’è molta convinzione in quello che facciamo».
E i risultati si vedono: non soltanto per i quattro successi nelle ultime cinque uscite, ma pure perché nelle ultime tre partite i bianconeri hanno totalizzato ben tredici reti subendone solo sei. A proposito di reti: ora che è tornato Carr, sul fronte degli stranieri d’attacco Gianinazzi ha l’imbarazzo della scelta... «Bennett a Biasca? Lui sa quale ruolo ha nella nostra squadra e l’accetta: è un professionista serio, e i suoi 26 tiri nelle ultime due partite dimostrano il suo impegno. Chiaro, adesso non è contento, ma so benissimo che quando lo rimetterò sul ghiaccio ci darà sicuramente una mano».
Quanto atteso fosse il ritorno di Daniel Carr lo si capisce sin dal prepartita, alla presentazione delle due squadre, quando l’impianto audio che fa anche un po’ le bizze annuncia «il ritorno del numero 7» e dagli spalti si leva spontaneo un fragoroso applauso. Tralasciando qualche minuto sul ghiaccio di Rapperswil alla prima amichevole della stagione, erano praticamente otto mesi che Carr non giocava più una partita vera, cioè dalla sera di giovedì 31 marzo, in questa stessa Cornèr Arena dove si concluse l’avventura del Lugano in gara 4 dei quarti con lo Zugo. Partita che tra l’altro Carr portò a termine senza punti e un bilancio di -1, nel secondo terzetto offensivo completato da Thürkauf e Josephs. Anche stavolta in linea col trentunenne dell’Alberta c’è il possente numero centro 97, mentre l’altra ala è Marco Zanetti: in pista per la prima volta dopo 29’’, al secondo ‘shift’ della serata Carr va al tiro una prima volta dopo un minuto e tre secondi e a fine partita le statistiche dicono che si sarà ripetuto altre tre volte, chiudendo il match con un totale comunque non indifferente di 15’43’’ in pista. Poi la sua linea non sarà stata la più dominante, né lui stesso sarà stato tra i giocatori più in vista: quel che gli serve è però solo un po’ di pazienza. Ancor prima della logica, lo dicono le cifre, quelle della passata stagione, che con 31 punti in 35 partite si commentano da sole.