Claudio Grisi, giocatore di lungo corso del Chiasso ne è ora diventato l’allenatore in Terza Lega. ‘Per me è anche una questione di orgoglio’.
Il Chiasso è ripartito quest’anno dopo la retrocessione dalla Terza Lega, chiudendo al terzo posto la stagione regolare ed eliminando nei quarti di finale il Nivo per 2-0 (vincendo 14-2 e poi 3-1). Il nuovo allenatore Claudio Grisi, può dunque essere soddisfatto: «Gara 2 è stata più dura, ma ce lo aspettavamo, sapevamo che loro in gara 1 non avevano certo disputato la loro miglior partita. Non abbiamo iniziato al meglio la stagione, anche a causa dell’assenza del portiere titolare, per cui ci siamo dovuti affidare ai portieri dell’U20, poi siamo riusciti a compattare il gruppo, a raggiungere un buon terzo posto e passare i quarti di finale in due partite non era certo semplice, per cui sono molto soddisfatto».
Dopo la retrocessione dello scorso anno si è dunque dovuti ripartire, ma ora si può guardare avanti con rinnovato ottimismo: «Non è stato facile, perché si arrivava da diversi anni di risultati non proprio positivi, in parte per un gruppo un po’ scarno, un po’ per svariati motivi. Essere riusciti a ricreare l’ambiente e a rimpolpare la rosa con diversi U20 è un motivo di orgoglio. Soprattutto perché si tratta quasi interamente di ragazzi cresciuti a Chiasso, che hanno fatto magari delle esperienze a Lugano o ad Ambrì e che poi sono tornati e i risultati si vedono».
Tra le novità dell’anno anche la presenza di Grisi in panchina "promosso" dagli U20: «Per me è stato un passaggio quasi naturale, dopo tanti anni trascorsi con gli U20 anche da parte mia c’era lo stimolo di provare questa nuova prospettiva e prendendo in mano la prima squadra, anche se dopo una relegazione, era anche una questione di orgoglio personale quella di riportare quello spirito che c’era già quando io vestivo la maglia rossoblù, quindi compattare un gruppo di ragazzi che è lì ormai da sette-otto anni. Inoltre vogliamo provare a risalire in Seconda Lega».
Come cambia il lavoro da fare tra una categoria e l’altra? «La Seconda Lega richiede già che ogni giocatore dedichi un po’ di tempo in più all’hockey, anche in estate ci vuole una preparazione fisica più mirata e, anche a causa delle numerose trasferte oltre Gottardo, ci vogliono più impegno e dedizione. Dopo tantissimi anni tra Prima e Seconda Lega, anche una trasferta a Sonogno è sicuramente meglio che andare il mercoledì a Coira».
Un tassello importante del club è il settore giovanile, com’è la situazione su quel fronte? «Gli U20 si allenano parzialmente con la prima squadra e in campionato si trovano alle spalle di quel gruppetto di cinque squadre che punta alla promozione nella categoria Top, per cui si stanno sicuramente comportando bene. Gli U17 A sono invece primi in classifica e stanno puntando a salire nei Top, mentre gli U15 navigano tra il terzo e il quarto posto, in quanto i numeri in squadra sono abbastanza ridotti e di sicuro non stanno facendo male. Scendendo alle categorie U13, U11 e U9 riscontriamo dei buoni numeri, soprattutto adesso che sono stati riproposti i Tornei Internazionali Giovanili U11 e U9 c’è stata una bella partecipazione di pubblico, dopo il lockdown non avevamo più visto la pista così attiva, con tante squadre e tanti genitori a seguire i propri figli. Per quanto concerne la scuola hockey, offriamo ogni anno dei corsi di pattinaggio, da cui troviamo diversi iscritti per la scuola hockey. Considerando anche la concorrenza tra i vari sport questa è stata veramente una buona annata».
Da Chiasso sono passati diversi giocatori ora professionisti, segno del buon lavoro svolto: «Penso che sia un bello stimolo. Da Chiasso, magari anche tramite collaborazioni con ragazzi che da Lugano sono venuti per trovare più spazio, siamo riusciti a portare ragazzi in National League, in Swiss League. Se un ragazzo è volenteroso può dunque farcela anche partendo da un club piccolo come il Chiasso».
Prima di intraprendere il percorso da allenatore Claudio Grisi è stato per molti anni, assieme al fratello Mauro, colonna portante della prima squadra chiassese… «Sono ricordi bellissimi, perché si era creato un gruppo di amici che si è ritrovato assieme in prima squadra e abbiamo giocato assieme per quindici anni. E ancora adesso la nostra amicizia esula dall’hockey e ci ritroviamo assieme per cenare. È ciò che dico anche ai ragazzi, l’hockey è sicuramente importante e bellissimo, ma è anche l’occasione per stringere delle amicizie che vanno al di là e che proseguono per tutta la vita. E questo è l’aspetto più bello dello sport amatoriale».
La sua esperienza è quindi ampiamente sufficiente per formulare dei consigli per il futuro dell’hockey minore: «Secondo me bisogna cercare – come Hc Chiasso, ma non solo – di fare più pubblicità nelle scuole, dalle scuole dell’infanzia alle medie. È vero che l’hockey in Svizzera è molto visibile in televisione, ma lo è per i club di lega nazionale, per il bacino che ha il Ticino è importante fare sapere che ci sono altri posti in cui si può iniziare a giocare, come può essere Chiasso, in maniera sana, ma comunque con la possibilità di andare lontano».