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‘Trecento occasioni non ci bastano per segnare’

Il Lugano non punge e concede troppo al Davos. Klok: ‘Non dobbiamo per forza dare spettacolo, va bene anche vincere 1 o 2-0, giocando male’

Ancora una volta si finisce con i volti tristi
16 gennaio 2023
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Lugano – Il Lugano per lunghi tratti fa la partita, ma per un motivo (scarsa precisione e convinzione) o per l’altro (la buona difesa e un po’ di sfortuna) non riesce a segnare. Il Davos invece sfrutta alla perfezione gli spazi che la difesa bianconera gli concede, per realizzare quattro reti e portarsi a casa i tre punti. E in fondo il commento è lo stesso di molte altre partite del Lugano di quest’anno, effetti della vittoria a Ginevra, insomma, non se ne sono visti. Arriva così la terza sconfitta casalinga consecutiva, con un solo gol segnato e undici subiti (per un totale di ventidue gol subiti nelle ultime cinque uscite).

«Non abbiamo giocato male, ma loro hanno segnato già al primo powerplay – commenta il neoacquisto Lukas Klok – e poi ne hanno fatti ancora un paio, mentre noi non abbiamo sfruttato quelle occasioni che ci avrebbero dato fiducia. Abbiamo lottato fino alla fine, ma cercando di recuperare abbiamo commesso qualche errore in più dietro. Dobbiamo partire dalla difesa, andrebbe benissimo anche vincere 1 o 2-0, sono sempre tre punti, non bisogna pensare di fare spettacolo sempre e di segnare come a Ginevra».

Il 27enne ceco ha già mostrato alcune buone cose, nonostante i tanti impegni degli ultimi giorni e il lungo viaggio di rientro da Ginevra: «Sono un difensore two-way, partendo però da un buon lavoro difensivo, perché quando ci si aggiunge all’attacco qualcun altro deve coprire, nel possibile cerco comunque di aiutare gli attaccanti. Anche se non è ancora funzionato. In fase difensiva invece cerco di essere forte nei duelli, vincere i dischi e farli girare il più veloce possibile. Ma anche i compagni mi stanno dando una mano, liberandosi per il passaggio. È bello giocare bene con il disco, ma dobbiamo segnare di più, va bene anche giocare male ma vincere. In Svezia spesso per viaggi più lunghi di tre ore si prendeva l’aereo, non era male. Ma alla fine sono abituato a giocare tre volte alla settimana. Siamo tornati sabato e dopo un po’ di riposo abbiamo svolto un breve allenamento, per cui giocare ieri non è stato un problema».

L’ambientamento procede bene, il metro arbitrale è però un aspetto per il quale Klok (e non solo) dovrà ancora attendere un po’ per comprenderlo appieno: «Sono molto felice di essere qui, tutti sono positivi ed è stato facile integrarmi, con tutti che mi aiutano. Sto anche cercando di conoscere gli arbitri, la loro linea e i limiti, ma l’hockey rimane uno sport molto veloce e in cui è normale che anche gli arbitri commettano degli errori, non do la colpa a nessuno per un fischio anticipato. Sull’1-0 forse era fuorigioco, ma hanno preso quella decisione al video, speriamo che la prossima volta la fortuna sia dalla nostra».

Per Luca Gianinazzi la colpa della sconfitta è «degli episodi che non abbiamo gestito bene, l’emblema è il 2-0. Sull’arco dei sessanta minuti abbiamo creato, infatti abbiamo tirato più di loro dal secondo tempo via, il problema è che ultimamente abbiamo bisogno di trecento occasioni per segnare. Poi a ogni nostro errore veniamo castigati. A livello di gioco non eravamo così lontani da loro, ma dobbiamo riuscire a gestire meglio i sessanta minuti. Non conta solo se si inizia in vantaggio o in svantaggio».

Fatto è che la situazione di classifica è sempre piuttosto tetra: «Quando le cose sono così complicate, dobbiamo continuare a cercare la "medicina" giusta per guarirci, per un attimo sembra fare effetto, ma poi torniamo alla partenza. A furia di picchiare la testa il muro andrà giù, mi sembra l’unica soluzione per sperare di fare qualcosa ancora in questa stagione. Quando le cose vanno male si ha la tendenza a vedere le cose negative e non quelle positive. Quando gli episodi giocano contro, l’unica cosa da fare è combattere attraverso di questi».

Positivo invece, come detto, il primo weekend di Klok: «È entrato bene in squadra, nonostante tre giorni complicati, si è già mostrato per quello che è, un difensore roccioso»

L’Annotazione

Ce ne fosse uno come lui

A Silvano Corti, Alfio Molina, Bernard Côté, Andy Ton e Bruno Rogger si sono aggiunti nella Hall of Fame del club anche Fredy Lüthi, protagonista del "Grande Lugano" di fine anni Ottanta e inizio anni Novanta e Glen Metropolit, uno dei membri del Lugano campione nel 2006 e poi tornato, con immutata classe, sulle rive del Ceresio negli ultimi anni della sua carriera. Metropolit ha ora in mano, assieme a Waltteri Immonen il Davos, avversario di giornata dei bianconeri. Ebbene la sua classe sarebbe sicuramente servita per scardinare la difesa avversaria. Per lui invece una giornata dalla soddisfazione doppia.