Dopo venti minuti a tutta i bianconeri s’arrendono ai primi della classe, che rigirano la frittata in soli cinquanta secondi. ‘Meritavamo noi di vincere”
Lugano – Cosa sono cinquanta secondi? Non sono nulla, è la risposta più banale. Invece cinquanta miseri secondi possono bastare per buttar via una partita. Al di là di ogni demerito, magari. Come succede ai bianconeri di Luca Gianinazzi nel venerdì che precede il secondo derby, contro un Ginevra capolista che nel primo tempo alla Cornèr Arena soffre le pene dell’inferno, ma che alla fine anche stavolta se ne fa ritorno a casa con tre punti in tasca, frutto della settima vittoria nelle ultime dieci partite.
Il Lugano, però, non può non masticare amaro. Soprattutto perché fino al 49’ la squadra in vantaggio è quella ticinese, e al 48’50’’ incassa il pareggio di Le Coultre nel peggior modo possibile: infatti, quel disco destinato a spegnersi a lato finisce imprevedibilmente per colpire i pattini di Samuel Guerra prima d’infilarsi in rete, lasciando completamente sbigottito il povero Mikko Koskinen. Sbigottiti però, ma in quel caso colpevolmente, lo sono pure Morini, Fazzini, Alatalo e Kaski, ovvero i quattro bianconeri che si ritrovano all’entrata del loro terzo difensivo esattamente cinquanta secondi dopo, e nessuno di loro trova il modo perlomeno di frenare la discesa di uno scatenato Hartikainen, che s’inventa il gol partita al 49’40’’ addirittura mentre sta per cadere. È uno schiaffo micidiale alle speranze di successo di un Lugano che nel primo tempo fa tutto giusto, schiacciando persino il Ginevra nel terzo e arrivando a costruirsi uno strameritato doppio vantaggio che, però, non riuscirà a gestire. Infatti il Servette rialza la testa nel periodo centrale sfruttando un’altra leggerezza bianconera, con il solito Kaski che va a fare pressione nell’angolo mentre alle sue spalle non c’è copertura, mentre Praplan e Omark non aspettano altro che andar via in contropiede a segnare il gol che rilancia una sfida che verrà poi rivoltata come un calzino nel terzo tempo. «Sfortunata l’autorete di Guerra? Io non credo nella sfortuna – dice, schietto, Luca Gianinazzi –. Nello sport va così. Ci sono degli episodi e a volte le cose vanno nel verso giusto, altre invece no. I primi venti minuti sono stati forse i migliori che abbiamo disputato finora, si è visto l’hockey che vogliamo portare in pista. Credo che sull’arco dei 60 minuti meritavamo di vincere, ma purtroppo non sempre le cose vanno come vorresti. Dobbiamo perseverare, quando le cose non vanno nella direzione giusta l’unico modo è continuare a lavorare. Dopo il 3-2 abbiamo reagito, con tutte le nostre forze, e abbiamo continuato le rotazioni con tutti e quattro i blocchi: se Stoffel non ha giocato molto è soltanto perché gli hanno dovuto dare dei punti di sutura al volto».
Un capolavoro di primo tempo, per un Lugano che è solo un lontano parente di quella squadra fiacca, quasi depressa di un paio di settimane prima, che stava in pista con la lingua di fuori. E il pubblico se ne accorge: pur se a quel punto il risultato è ancora sullo 0-0, a metà primo tempo dagli spalti si leva spontaneo un lungo applauso. E non sarà l’unico. Mentre sul ghiaccio tutti continuano a spingere. Anche chi non segna da tempo immemore. Come Calvin Thürkauf, il cui ultimo acuto risale alla doppietta contro il Kloten a fine settembre. A dire il vero, sull’appoggio dalla blu di Riva al 11’27’’, sembra proprio essere il centro numero 97 a toccare il disco. Invece alla fine gli arbitri accordano la paternità di quella rete a Kris Bennet, il bomber ‘low cost’ che era destinato a finire in orbita con i Rockets, e invece a Biasca gioca due sole partite prima di mettere le tende a Lugano (dove di reti ne ha già totalizzate sette). Di che fare invidia a un Josephs che, pur a lungo assente per infortunio, fin qui non ha ancora segnato, al pari di Herburger. Mentre il povero Fazzini è in paziente attesa dal 7 ottobre e dal provvisorio 1-0 a Berna in una serata che, ricorderanno in molti (a cominciare beninteso da Chris McSorley…), finì davvero male. A proposito di pazienza: arrivato a Lugano col pedigree del difensore dallo slap devastante, in quindici partite – quindi oltre un quarto di regular season – Oliwer Kaski deve ancora segnare lo straccio di una rete. Ma chissà, dopo un assist (in seconda) contro lo Zurigo, e un altro (sempre in seconda) contro il Ginevra, magari, prima o poi...
Lugano - Ginevra Servette (2-0 0-1 0-2) 2-3
Reti: 11’27’’ Bennett (Riva, Kaski) 1-0. 14’45’’ Zanetti (Arcobello, Granlund) 2-0. 31’49’’ Omark (Praplan, Smirnovs) 2-1. 48’50’’ Le Coultre (autorete Guerra) 2-2. 49’40’’ Hartikainen (Richard) 2-3.
Lugano: Koskinen; Alatalo, Mirco Müller; Riva, Kaski; Guerra, Wolf; Villa; Granlund, Arcobello, Zanetti; Josephs, Thürkauf, Bennett; Fazzini, Marco Müller, Morini; Stoffel, Herburger, Vedova; Gerber.
Ginevra Servette: Descloux; Tömmernes, Jacquemet; Maurer, Karrer; Le Coultre, Völlmin; Chanton; Winnik, Filppula, Miranda; Rod, Richard, Hartikainen; Omar, Smirnovs, Praplan; Derungs, Jooris, Antonietti; Berthon.
Arbitri: Kohlmüller (Ger), Stolc (Sln); Cattaneo, Wolf.
Note: 4’623 spettatori. Penalità: 2 x 2’ contro entrambe le squadre. Tiri in porta: 37-20 (20-5, 6-8, 10-7). Lugano privo di Carr, Andersson, Patry, Walker, Fatton (tutti infortunati), Connolly (ammalato) e Werder (squalificato); Ginevra Servette senza Bertaggia, Pouliot (entrambi infortunati), Mayer e Cavalleri (entrambi in soprannumero). Al 57’33’’ time out chiesto dal Lugano, che gioca senza portiere fino al termine. Premiati a fine partita, quali migliori giocatori in pista, Marco Zanetti e Gauthier Descloux.