Di difficile attuazione la proposta avanzata dal presidente biancoblù Filippo Lombardi. Werder (Ceo Hc Lugano): ‘Sono diversi gli ostacoli’
L’impennata di casi di coronavirus preoccupa un po’ tutti. Mondo dell’hockey compreso. Complice anche la comparsa della variante Omicron, nelle ultime settimane sono tornati prepotentemente d’attualità quegli scenari che si credevano ormai definitivamente superati. Dove il ritmo della regular season era fortemente influenzato dalle condizioni (di salute) delle squadre. E dove espressioni quali ‘quarantena preventiva’, ‘quarantena’ e ‘contagi’ erano all’ordine del giorno. Se al giro di boa di metà stagione regolare il massimo campionato ci è comunque arrivato tutto sommato indenne, con quasi tutte le partite programmate disputate regolarmente, la ripresa dopo la pausa di metà dicembre dedicata alla Nazionale è stata caratterizzata da diversi rinvii e, soprattutto, dagli stop per quarantena imposti ad Ambrì Piotta (con i biancoblù alle prese con una quindicina di giocatori positivi) e Ginevra Servette (con i romandi che hanno potuto riprendere gli allenamenti solo martedì).
A livello federativo ci si sta dunque adoperando per contenere il più possibile i disagi evitando così di ritrovarsi a dover fare i conti con realtà già vissute due stagioni fa (stagione ‘cancellata’ dopo la fine della regular season) o lo scorso campionato (da autunno inoltrato in avanti partite a porte chiuse). E c’è chi ventila pure l’idea di congelare il massimo campionato per due mesi, sfruttando anche la pausa di un mese per i Giochi olimpici, sperando che nel frattempo la situazione epidemiologica si stabilizzi. L’idea l’ha buttata là, alla trasmissione di Teleticino Matrioska, il presidente dell’Ambrì Piotta Filippo Lombardi. Una semplice ‘boutade’ o uno scenario verosimile? «Al di là della situazione sanitaria, che preoccupa ovviamente tutti quanti, e questa è una premessa che va sempre fatta, ci sono alcune date nel nostro campionato che sono praticamente imprescindibili – tiene a precisare Marco Werder, Ceo dell’Hc Lugano –. Su tutte, la data di riferimento è quella dell’ingaggio d’apertura dei prossimi Campionati del mondo, ossia il 13 maggio 2022. In base agli accordi presi con la Federazione internazionale di hockey, i dieci giorni che precedono quella data devono essere dedicati all’ultima tappa della marcia di avvicinamento alla rassegna iridata delle varie selezioni. E già in questo caso, come Federazione svizzera abbiamo dovuto negoziare un giorno in quanto l’eventuale gara 7 della finale è in calendario per giovedì 5 maggio. Ne consegue che oltre quella data il campionato non può comunque andare in nessun caso. Allo stesso modo, calcolando i tempi necessari per disputare quarti di finale, semifinali e finale al meglio delle sette partite, oltre che i pre-playoff, e considerando che la stagione regolare quest’anno si articola su 52 giornate, di tempo utile per piazzare un ulteriore mese di stop non ce n’è. Come se non bastasse la vedo impraticabile la via di sacrificare nuovamente qualcosa del campionato, togliendo magari parte delle giornate di regular season, accorciando o annullando i playoff: ciò significherebbe ancora una volta non attenersi (per forza maggiore, certo, ma tant’è) a quelle che erano state le promesse fatte ai tifosi, agli sponsor e a tutti gli addetti ai lavori, partner tv in primis, dando origine a difficoltà immense, per non parlare dei problemi di programmazione in tutti quegli stadi multifunzionali che non hanno come unico ospite una squadra di hockey, ma devono fare i conti con una pianificazione variata e già programmata».