L’Ajoie stavolta nulla può: Luca Cereda e l’Ambrì hanno di che festeggiare. ‘Ma nel powerplay la chiave è l’intensità, e in futuro dovremo metterne di più’
Ambrì – La prima pausa dedicata alla Nazionale porta in dote tre punti tondi tondi. Oltre a un Inti Pestoni davvero piuttosto pimpante, al termine di qualche giorno in rossocrociato sul ghiaccio tedesco di Krefeld. Tuttavia, non sarà il trentenne topscorer biancoblù, autore di nove gol nei primi due mesi di campionato, a decidere la partita contro un Ajoie che, se non proprio non una bestia nera, cominciava a diventare una specie di mezzo tabù, ricordando che dei sei punti in palio nelle due prime uscite con i neopromossi i ragazzi di Luca Cereda ne avevano totalizzati appena due.
Stavolta, invece, finisce come doveva finire. Cioè con un successo che non fa una piega, pur in una serata condita da appena due segnature, oltretutto con emozioni distribuite col contagocce. Al termine di sessanta minuti in cui, oltre allo shutout di Damiano Ciaccio (il primo della stagione, alla sua decima titolarizzazione dal primo minuto) spiccano il gol e l’assist collezionati da un Dario Bürgler che con le sue otto segnature in ventitré partite adesso insidia seriamente quella che pareva essere l’incontrastata leadership offensiva del suo topscorer. La trentatreenne scafata (e scaltra) ala destra svittese dapprima concretizza il velocissimo uno-due con l’ispirato Johnny Kneubuehler al 19’07”, sfruttando un disgraziato appoggio di Rouiller in uscita dal terzo giurassiano che viene addomesticato da Isacco Dotti; poi, in powerplay, al 23’33”, Bürgler non si attarda col disco, aprendo il gioco sulla blu per Yanik Burren, la cui sventola di prima intenzione non lascia scampo alcuno al pur solido Viktor Östlund (a ennesima dimostrazione di quanto successo possa avere concludere al volo dalla distanza...).
Quei due gol in quattro minuti a cavallo della prima pausa sembrano levare definitivamente il fiato a un Ajoie che vorrebbe, ma invece non può. Semplicemente perché non riesce praticamente a crearsi grosse occasioni nitide davanti a Damiano Ciaccio, indubbiamente anche a causa della propria imperizia, ma soprattutto perché l’Ambrì salvo rarissime eccezioni sostanzialmente non gli concede un metro. E forse non c’è miglior ammissione d’impotenza della scelta di Gary Sheehan nell’epilogo di partita, quando il tecnico canadese nonostante due sole reti di scarto esita a lungo prima di richiamare Östlund in panchina per poter schierare un sesto giocatore, e quando si decide mancano quindici miseri secondi alla sirena...
DOPOPARTITA
C’è felicità nel corridoio che porta allo spogliatoio dell’Ambrì dopo il ritorno dei tre punti. «Sicuramente è stata una vittoria frutto del lavoro che abbiamo fatto – dice il ventiquattrenne difensore arrivato da Berna –. Durante la pausa per la Nazionale abbiamo beneficiato di qualche giorno libero e questo naturalmente ha finito col pesare sul piano del ritmo. Ma sapevamo che contro l’Ajoie avremmo dovuto lavorare sodo. Grazie a una buona prestazione di Ciaccio ci sono bastate due reti per portare a casa questa vittoria. Tuttavia, questo è sicuro, in futuro dovremo diventare più efficienti davanti alla porta. Ma in inferiorità numerica abbiamo pure fatto un buon lavoro, ed è grazie a ciò che hanno fatto i nostri attaccanti in boxplay che stasera non abbiamo incassato».
Anche Johnny Kneubuehler ha fatto la sua parte ieri sera. «Contro l’Ajoie non è mai facile, l’avevamo già visto nelle prime due partite – dice l’attaccante numero 11, eletto migliore in pista dei suoi –. Siamo contenti di aver segnato per primi, era importante. In generale possiamo dirci contenti, anche perché dopo una pausa è sempre difficile ritrovare subito il ritmo. Di sicuro, personalmente mi trovo molto bene con Heim e Bürgler: siamo veloci e sul ghiaccio mettiamo molta intensità».
Anche Luca Cereda si dice contento di come sono andate le cose. «È stata una vittoria solida, la nostra – spiega il tecnico di Sementina –. Non abbiamo concesso tanto all’avversario. Gli special team hanno funzionato meglio, ma nel powerplay, e non solo nel boxplay, la chiave è l’intensità: in futuro dovremmo metterne di più, perché la voglia di fare c’è. Quindi non piangiamoci addosso se non segniamo, ma piuttosto rimbocchiamoci le maniche. Poi, naturalmente, ci sono gli alti e bassi, e dobbiamo accettarli. Vale anche per i nostri stranieri, che danno il massimo». K.W.