Reduce da un martedì da topscorer (la sua prima volta in assoluto) Traber passa il testimone a Loeffel. ‘Ma cosa porti in testa è relativo’
Da Mark Arcobello a Romain Loeffel. Passando per... Tim Traber. Cosa hanno in comune i tre, oltre ovviamente al fatto di giocare tutti per il Lugano? Semplice: tutti e tre hanno avuto, o avranno nel futuro più prossimo (il difensore numero 58 dei bianconeri lo avrà domani sera contro il Bienne), l’onore, o l’onere, di indossare il casco giallo distintivo del miglior realizzatore della squadra. Se però nel caso dello statunitense, già abituato a farlo tanto a Berna nel suo passato, e pure alla Cornèr Arena la scorsa stagione, non si tratta di una grossa novità, diverso è il discorso per gli altri due: sebbene Loeffel sia un difensore con uno spiccato senso del gol, vederlo nei panni del topscorer, in virtù del maggior numero di reti segnate (due) rispetto agli altri compagni appaiati a quota tre punti, è sicuramente più singolare. E lo è stato forse ancora di più il vedere Tim Traber in questi panni martedì a Porrentruy, per la partita contro l’Ajoie. «A essere sincero è stata la mia prima volta in carriera – sottolinea lo stesso 28enne bianconero –. Proprio per questo l’ho vissuta come una serata speciale, iniziata in modo particolare per me e finita poi nel migliore dei modi per tutta la squadra». ‘Pesava’ di più quel casco giallo sulla testa rispetto al solito? «Non particolarmente: non è che ho ravvisato maggiore pressione rispetto a qualsiasi altra partita di regular season. In fondo, il casco giallo è qualcosa che ti infili in testa e che poi, quando sei in pista, non vedi più. Semmai sono i tuoi compagni di squadra o gli avversari a notarlo. E, in ogni caso, non conta quello che porti in testa o quanti punti porti in dote: ciò che importa per davvero è quello che fai sul ghiaccio in quella partita, non nelle precedenti. Ciò detto, non nascondo che prima di iniziare la partita un po’ di eccitazione alla prospettiva di scendere sul ghiaccio nei panni del miglior realizzatore della mia squadra c’era: non è una cosa che capita tutti i giorni, soprattutto a me. L’ho vissuto come un momento speciale, forse il più alto sin qui nella mia carriera; qualcosa di cui essere sicuramente più contento che preoccupato che magari gli avversari mi prendessero di mira».
A Traber non è tuttavia bastato il punto contabilizzato anche a Porrentruy per potersi confermare il topscorer dei bianconeri anche per la partita col Bienne: con la sua doppietta messa a segno contro i giurassiani, Loeffel gli ha infatti sfilato il casco giallo. Traber si può comunque consolare con un primato tutto suo all’interno dello spogliatoio. Il numero 21 è infatti l’unico dei bianconeri a essere andato a punti in tutte e tre le partite sinora disputate dal Lugano: un assist nella prima stagionale contro il Rapperswil, un gol contro il Langnau e ancora un assist contro l’Ajoie. Come inizio di stagione non c’è male, soprattutto considerando che il passato campionato, nelle trenta partite in cui Pelletier l’aveva schierato, aveva raccolto unicamente due punti (frutto di altrettante reti: una contro il Friborgo e una contro il Davos). «In estate mi sono preso il tempo per focalizzarmi su diversi aspetti del mio gioco, per capire come potessi migliorare. Ho lavorato sodo, e qualcosa è effettivamente migliorato. Ma so anche che devo continuare a farlo pure in futuro: non è adesso il momento per rilassarmi. Sì, posso essere contento del mio inizio di stagione, ma al tempo stesso la strada è ancora lunga: so di aver preso da direzione giusta, ma adesso devo continuare camminare».
La nuova stagione di Tim Traber si è dunque aperta sotto buoni auspici. Proprio quel che ci voleva dopo un campionato non molto fortunato sul piano personale: minutaggio sul ghiaccio modesto e infine, anche l’infortunio che l’ha costretto a saltare il finale della stagione regolare e pure i playoff. «Con l’arrivo di McSorley alla transenna, effettivamente le cose sono cambiate per me. Del resto ogni volta che arriva un allenatore nuovo, nello spogliatoio si respira un’aria diversa. E ognuno cerca di moltiplicare gli sforzi per mostrare all’ultimo arrivato le sue qualità per guadagnarsi un posto fisso nella squadra, o un po’ più di ghiaccio. Per tutti è insomma stata una nuova partenza, che ognuno ha affrontato con il giusto entusiasmo». Esattamente quello che servirà per affrontare due avversare toste come Bienne e Ginevra Servette, che costituiscono il menu di Traber e compagni per il weekend. «Esatto. Di fronte avremo due top-team e il nostro focus deve essere puntato su queste sfide, che sulla carta si presentano come le più ostiche di questo inizio di stagione». Cosa è cambiato in particolare tra il sistema predicato da Pelletier e quello di McSorley? «Il maggiore cambiamento lo abbiamo avuto nel gioco difensivo, dove i tiri bloccati sono aumentati. E ognuno dà una mano agli altri in fase di copertura. Ogni volta che andiamo sul ghiaccio per un cambio lo facciamo pensando che quello è il più importante di tutti: è così che si deve giocare per vincere. Se vogliamo essere una delle migliori squadre del campionato, dobbiamo cercare di faro a ogni cambio, indipendentemente da chi sia sul ghiaccio. Ognuno ha il suo compito e ognuno deve dare il 110 per cento per portarlo a compimento».
Le sette reti segnate martedì a Porrentruy sono sicuramente un bel modo per introdurre il big-match col Bienne... «Sette reti sono tante, ma non è un risultato realistico: la norma sarà quella di partite sempre tirate, per cui dovremo continuare a cercare di fare leva sulle cose che sappiamo fare bene e al tempo stesso lavorare sugli aspetti che ancora presentano margini di miglioramento».