Riva: 'Siamo riusciti a sviluppare il nostro gioco'. Dal Pian: 'Al di là di tutto potevamo anche vincere noi'
Alla fine il Lugano al sua rivincita, per simbolica che sia, se l'è presa. Hanno dovuto attendere oltre sei mesi e mezzo, ma alla fine ce l'hanno fatta a 'vendicare' quell'1-4 interno rimediato nel derby che aveva fatto calare il sipario sulla scorsa regular season e, complice la pandemia di coronavirus, pure sull'intera stagione. Sabato a Biasca, gli uomini di Serge Pelletier hanno restituito lo sgarbo all'Ambrì Piotta in una sfida tutta ticinese ancora una volta giocata in condizioni decisamente particolari. Se a Lugano, a fine febbraio, si era giocato a porte chiuse, a Biasca lo si è fatto di fronte a un numero massimo di spettatori limitato a mille presenze (meno della metà quelle effettive); numeri che non sono certo quelli abituali di una sfida tra Ambrì Piotta e Lugano, che di solito fanno il pienone. «I derby sono sempre partite speciali, indipendentemente dalla posta in palio o da quanti spettatori ci siano sugli spalti: sai che di fronte ci sono i tuoi rivali per antonomasia, ragion per cui sei spinto a dare il massimo - premette il bianconero Elia Riva -. Sabato a Biasca non c'erano moltissime persone, è vero, ma pur sempre di più che nell'ultimo di campionato, e questo ha almeno creato un po' di ambiente, anche se ovviamente non certo quello che c'è di solito, quando lo stadio è gremito fino all'orlo... L'atmosfera che noi giocatori percepiamo, soprattutto quando siamo in panchina tra un cambio e l'altro, è diversa rispetto ai 'sold out' che fanno registrare i derby in tempi normali, ma questo non deve distarci: indipendentemente da quanto pubblico ci sia sugli spalti, il focus deve essere sempre messo sul gioco, non sul contorno. A Biasca sapevamo cosa ci avrebbe atteso, ossia un avversario comunque pronto a lottare con grinta e determinazione, come fossimo già in campionato: era un ottimo test in vista del sospirato ritorno alle compartizioni ufficiali». Il numero 37 del Lugano entra poi nello specifico di questo primo dei due derby amichevoli (l'altro è in programma sabato alla Cornèr Arena, con ingaggio d'apertura alle 20.30) voluti per lanciare al meglio l'inizio della stagione 2020/21: «I primi venti minuti non sono stati molto belli per qualità di gioco di entrambe le squadre. Abbiamo impiegato qualche minuto per entrare nel giusto ritmo della partita. Ma poi, una volta trovata la giusta carburazione, siamo riusciti a sviluppare il nostro gioco e applicare i nostri schemi, senza cercare chissà quali invenzioni, e questo ci ha permesso di fare la differenza».
Il derby di Biasca è stato anche il primo test ufficiale di Kurashev e Carr in bianconero: per entrambi una prestazione più che positiva, condita da un assist il primo e da addirittura una doppietta il secondo. Decisamente niente male come inizio...  «Philipp lo conoscevo già dalle nazionali giovanili e sapevo delle sue doti. È un piacere averlo come compagno di squadra. Carr non lo conoscevo ma, sebbene sia arrivato solo da qualche giorno, già in allenamento mi aveva fatto un'ottima impressione. Sono entrambi ottimi giocatori, e l'hanno dimostrato anche in questo derby: saranno sicuramente rendersi molto utili alla causa della squadra». Tra meno di due settimane si farà finalmente sul serio: a che punto è il Lugano con la sua marcia di avvicinamento alla nuova stagione? «Viaggiamo già su buoni livelli, ma cerchiamo comunque sempre di imparare qualcosa di nuovo di giorno in giorno, al fine di alzare ulteriormente la nostra intensità di gioco».
Giacomo Dal Pian, sul fronte leventinese, torna pure lui sulle sensazioni (ri)provate in un derby: «Ovviamente un derby come questo non è minimamente paragonabile a uno giocato in condizioni normali e con lo stadio esaurito in ogni ordine di posto, ma al di là di questo è stata una bella partita, intensa ed emozionale. Soprattutto ci voleva per noi una partita così, dopo la brutta prestazione offerta il giorno prima in amichevole contro il Friborgo. Ci voleva insomma un derby per trovare quelle emozioni che ci permettessero di reagire a una simile controprestazione: malgrado il risultato non sia stato dalla nostra parte al tirar delle somme, una reazione da parte nostra effettivamente c'è stata. In ogni caso questa partita potevamo anche vincerla noi». Per la compagine di Luca Cereda, il derby è infatti anche servito per verificare la tenuta della squadra nella seconda partita di un doppio impegno ravvicinato. E come è andata? «È evidente che dobbiamo ancora lavorare per trovare la condizione ideale per affrontare un 'back-to-back'. D'altro canto è per questo che ci alleniamo, nella consapevolezza che tra un paio di settimane si giocherà per i punti, e con un ritmo piuttosto serrato delle partite, dunque per allora dovremo aver migliorato anche questo aspetto. Certo è che il ritmo delle partite di campionato sarà sicuramente più alto di questi test amichevoli. Diciamo che il derby in questo senso ha aiutato a renderci conto di quell'intensità che avranno le partite di qui a un paio di settimane». Di tempo per migliorare ce n'è ancora, ma non più molto visto che la marcia di avvicinamento sta appunto volgendo al termine... «Non vediamo l'ora che si cominci a fare sul serio. È stata una lunga attesa e sentiamo tutti la voglia di ricominciare: ogni giorno che passa senti che aumenta l'emozione per l'approssimarsi di un nuovo inizio».
Cresciuto come attaccante, Giacomo Dal Pian per diverse amichevoli estive è stato provato da Cereda in retrovia, prima di trovare la sua abituale collocazione nel derby di sabato: come è andato questo esperimento? «Ovviamente quando gioco davanti è tutto più naturale per me: è una vita che gioco in attacco... Mi reputo comunque un giocatore molto duttile, polivalente: sono reduce da un mesetto come difensore, e sono pronto a rimettermi al servizio in questa posizione qualora la situazione lo dovesse richiedere».Â