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Niente Mondiali, Nicole Bullo: ‘Per me non è la prima volta’

La carriera in rossocrociato della giocatrice si era aperta con la cancellazione del torneo iridato del 2003 in Cina a causa della Sars

Pilastro delle Ladies e della Nazionale (Ti-Press)
30 marzo 2020
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Ha i contorni del déjà-vû per Nicole Bullo ciò che sta capitando un po' in tutto il mondo a causa della pandemia di coronavirus. Una situazione analoga a questa la 32enne di Claro l’aveva infatti già vissuta nel 2003. Allora la minaccia era costituita dalla Sars, che quell’anno aveva mietuto parecchie vittime soprattutto in Asia. Proprio a seguito dell'emergenza, quell'anno i Mondiali femminili di hockey, che avrebbero dovuto svolgersi in Cina, vennero annullati. «Me lo ricordo ancora bene - racconta la giocatrice del Lugano Ladies Team -. Lo ricordo anche perché quello avrebbe dovuto essere il mio primo Campionato del mondo. Avrò avuto 13-14 anni. Noi, quando venne presa la decisione di annullare il torneo, eravamo già in Cina da un paio di giorni, nel pieno dell'ultima fase di preparazione al Mondiale: se non sbaglio ci eravamo anche già allenate sul posto. Oltre a noi della Svizzera, pure la Germania e, se non vado errata, la Russia erano già arrivate sul posto. Svezia, Canada e Stati Uniti, per contro, all'ultimo avevano deciso di non volare in Cina proprio a causa del rischio di contagio della Sars. E furono proprio queste scelte a indurre poi la Federazione internazionale ad annullare il torneo. È vero che a quel tempo ero forse troppo giovane per rendermi conto della portata del rischio, sta di fatto che, contrariamente a quanto sta capitando un po' in tutto il mondo ora, dopo aver appreso dell’annullamento del torneo, anziché far subito rientro in Svizzera, ci eravamo prese del tempo per visitare il posto come turiste».

Non c'era apprensione per la situazione? «No, per nulla. Visti i mei frequenti viaggi con l'hockey, mia madre mi aveva preso un telefono cellulare, che avevo portato in Cina. Tuttavia i modelli di allora non funzionavano ancora benissimo all'estero, e così, per un paio di giorni non ero riuscita a mettermi in contatto con i miei genitori. Poi, quando finalmente avevo sentito mia madre, avevo percepito tutta la sua apprensione, molto più di quella che avvertivamo noi che eravamo sul posto… In Cina vedevamo sì in giro persone con la mascherina sul viso, ma nemmeno la gente del posto sembrava badarci più di tanto, visto che è una cosa abbastanza comune pure nella normale quotidianità. Di per sé, forse anche per l’età che avevo, pur trovandomi in Cina, l'epidemia della Sars l'ho vissuta tutto sommato tranquillamente». Ma con l'amaro in bocca per non aver potuto giocare il Mondiale: «Sì, ero più delusa per quello che per altro. Anche perché, come dicevo, sarebbe stato il mio primo Campionato del mondo. L’ho comunque presa con filosofia: sapevo che di possibilità ne avrei comunque ancora avute parecchie».

Pilastro immancabile della Nazionale

E infatti, dopo quel Mondiale non giocato, Nicole Bullo non ne ha più mancato uno (eccezion fatta per quello del 2015, in cui si era presa una sorta di 'timeout agonistico'). Fino a quello di quest’anno. «Sul piano prettamente sportivo, considerando il grande impegno che tutti ci avevamo messo in questa campagna iridata (noi come giocatrici, ma pure tutto lo staff e la Federazione svizzera), non possiamo non provare una grande delusione per la cancellazione di questo Mondiale».

La delegazione svizzera sarebbe dovuta partire a metà marzo alla volta del Canada (Halifax e Truro le sedi designate per il torneo iridato, che si sarebbe dovuto svolgere da oggi al 13 aprile). «Saremmo dovute arrivare in Canada una settimana prima dell'inizio del torneo in modo da poter ultimare sul posto la preparazione». Poi, però, il 7 marzo, vista la piega degli eventi, l'Iihf non ha potuto far altro che cancellare l'appuntamento. «In cuor mio sentivo che sarebbe andata a finire così. Lavoro per un'agenzia che si occupa di eventi, e vedendo ciò che stava capitando lì, era inevitabile che finisse così anche per il Mondiale». E come l'avete appreso? «A noi giocatrici la notizia l'hanno comunicata i responsabili della Nazionale, via mail. In sé, però, a quel punto già lo si sapeva: la comunicazione alle varie Federazioni nazionali è avvenuta in contemporanea con la pubblicazione delle decisioni sulla pagina internet ufficiale dell'Iihf». In concreto, l'edizione 2020 è stata posticipata di un anno: nel 2021 si giocherà infatti ancora in Canada, come avrebbe dovuto essere quest'anno.

I progetti

Un 'timeout' per decidere il futuro

Ironia della sorte, quello che sarebbe dovuto andare in scena in Canada sarebbe anche potuto essere l’ultimo Mondiale della lunga carriera internazionale di Nicole Bullo, che rischiava dunque di chiudersi come si era cominciata: con un torneo non disputato. «Già, e anche per questo l'annullamento di questa edizione la sto vivendo in modo diverso. Per me è qualcosa di strano… Per la stagione corrente mi ero fissata questo obiettivo; non averlo potuto giocare, pur essendo stata selezionata, mi fa provare come un sentimento di incompiuto. Pensandoci, provo una sensazione di vuoto. Sarebbe stranissimo mettere il punto finale alla mia carriera senza aver potuto giocare l'ultimo grande appuntamento per motivi di forza maggiore, assolutamente indipendenti da me. Proprio per questo sto valutando l'idea di andare avanti: voglio prendermi un 'timeout' per riflettere su quest'eventualità. Del resto, il tempo per farlo non mi manca di certo, vista la prolungata pausa sportiva. Di questo ho anche discusso con l’allenatore della Nazionale, che ci teneva sentirci personalmente dopo la decisione di annullare il Mondiale. Ora come ora non ho ancora deciso: mi prendo qualche settimana per riflettere e farò le mie scelte, anche in base alle mie condizioni fisiche; questo, ad ogni buon conto, potrebbe anche non essere stato il mio ultimo… 'non-Mondiale'». Chissà che allora l'anno prossimo, Nicole Bullo non sia ancora della partita in Canada.