Gestito da Giovanni Croce, il ritrovo ticinese è il crocevia dei moltissimi tifosi al seguito dell'Ambrì Piotta in quel di Davos
Davos il giorno dopo. La prima giornata della novantatreesima edizione della Coppa Spengler è ormai alle spalle. Una giornata che a visto la Vaillant Arena e le sue adiacenze smettere per una volta i colori gialloblù per vestire quelli biancoblù dell'Ambrì Piotta. E quello biancoblù è stato un autentico fiume in piena, con tifosi che sin dalla tarda mattinata e fino a notte fonda hanno animato le adiacente della 'cattedrale' dell'hockey per eccellenza e le sue adiacenze. E quella che si risveglia il giorno dopo la prima è una Davos che, ancora, come lingua madre ha l'italiano.
Per capire come è andata la prima giornata di torneo facciamo una capatina a 'Casa Biancoblù', dove ci accoglie il suo responsabile, Giovanni Croce, gerente da sette anni del ristorante Da Elio. «La prima giornata è andata benissimo – racconta entusiasta il faidese –. La sera. dopo la partita dell'Ambrì, qui c'era il pienone». Cosa ha spinto Giovanni Croce a imbarcarsi in quest'avventura nel cuore della Spengler? «La voglia di fare qualcosa per significare questa edizione, speciale e unica vista la presenza dell'Ambrì Piotta. Certo, non è evidente passare da una pizzeria come la mia a questo locale, decisamente più spartano ma che dà un bel daffare...», aggiunge tirando un sospiro per rifiatare tra un'ordinazione e l'altra. La clientela? «Beh, con il nome che abbiamo (Casa Biancoblù) è inevitabile che gran parte della clientela sia per gran parte, se non unicamente, ticinese (e fra gli avventori della prima serata c'era anche il presidente biancoblù Filippo Lombardi, ndr). Proprio per questo abbiamo predisposto una carta di pietanze tutte rigorosamente tipiche del Ticino. Ciò anche con l'intento di avvicinare altre persone alla nostra cultura gastronomica». E il piatto che va per la maggiore? «La prima serata abbiamo propsoto qualcosa di tipicamente leventinese: i 'fitri' di Anzonico, ed è stato un successone, seguito da puré e brasato e da un dolce di Sosto».
Come lo sta vivendo Giovanni Croce il torneo? «A dire il vero la prima partita dell'Ambrì l'ho guardata dalla tele qui nella sala del ristorante: qui, durante tutto il torneo è un viavai di persone. Mi sarebbe stato impossibile seguirla dagli spalti, anche se mi sarebbe piaciuto». Con lui, nella sala della Casa Biancoblù, a muoversi fra i tavoli è uno staff tutto ticinese. E ci sono anche diversi dei suoi cinque figli: «I più piccoli li abbiamo mandati in vacanza dai nonni, ma gli altri tre sono tutti ingaggiati: ognuno di loro ha i suoi turni qui in sala. Perché... le bocche da accontentare a Casa Biancoblù sono davvero tante!».que