Formula 1

Verstappen sempre più campione del mondo

Vincendo in Ungheria, l’olandese si avvicina ulteriormente al bis iridato. Mentre Ferrari e Sauber vanno in crisi

Il campione in carica continua a guardare tutti dall’alto in basso
(Keystone)
1 agosto 2022
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Ancora una prestazione sagace e lungimirante di Max Verstappen, che con la sua Red Bull si incammina in pieno comfort a vincere il secondo Mondiale piloti consecutivo e anche quello costruttori. Il suo team funziona alla perfezione, lui è sereno e concentrato come mai lo avevamo visto nel passato. Non si stressa sulle piccole mancate soddisfazioni delle pole del sabato, che oramai considera per la Ferrari la soddisfazione degli stupidi, lui mira alla gara, al risultato concreto, alla performance vera, quella che genera punti. E li macina, domenica dopo domenica, piaccia o non piaccia; veramente bravo.

Il secondo pilota da ammirare è Lewis Hamilton. Anche lui mostra alla Rossa che correre in F1 non è fare sceneggiate da ragazzini dell’oratorio, ma applicazione quotidiana e a volte silente. È partito con una monoposto che, a causa di pance uniche nel Mondiale, ha creato problemi superiori alle attese, relegando per certo tempo il team dominatore delle gare delle ultime stagioni a gruppo d’imbranati. In Mercedes hanno però lavorato sodo, nel silenzio, in modo costante e ora lentamente si sono avvicinati ai due team leader per prestazione del mondiale e, a nostro parere, saranno al secondo posto della classifica costruttori nel finale di questo 2022.

La gara di ieri ha confermato che Red Bull e Mercedes-Benz saranno i team da seguire, specie se si dovessero ripresentare situazioni di temperature della pista piuttosto fresche, nelle quali la Ferrari soffre molto. Il Gran premio si è rivelato assai divertente e i sorpassi molto coraggiosi, pur su un tracciato dalla riconosciuta complessità d’azione, date anche le carreggiate strette, frutto di una costruzione e concezione d’altri tempi. Alcuni passaggi hanno divertito il pubblico, confermando come queste nuove monoposto rendano il combattimento un po’ più fattibile che non in passato.

Disastro Ferrari

Il disastro della Ferrari è il disastro di Binotto e delle sue bugie. Basterebbe avere il coraggio di dire la verità e cioè che montare le dure a Leclerc sia stato un errore madornale, frutto d’incapacità sostanziale di conduzione del management del muretto da oramai troppe gare. Ocon e le Alpine avevano fatto la stessa scelta, bastava monitorare i loro tempi per rendersi conto che chiamare Leclerc al pitstop con quel cambio sarebbe stato pari a un suicidio assistito, anziché pensare che fosse un colpo di genio. Binotto si è permesso di dire, e ha obbligato i piloti a farlo, che ci fosse un problema incompreso nelle prestazioni della monoposto. Balle, balle rosse di vergogna. Negli stint in cui Leclerc e Sainz hanno potuto girare in normalità i tempi erano sempre ottimi, spesso i migliori della gara. Un vero team leader si presenta in conferenza stampa, si scusa con i tifosi e il pubblico tutto e dice semplicemente di avere commesso un errore. Ma la verità in Ferrari non esiste, da sempre sono gli altri e il mondo intero a essere in errore, mai loro. Un atteggiamento che nel tempo ha reso a molti media insopportabile questo modo di concepire le corse.

Il Gran premio ungherese ha offerto a tutti almeno altri tre insegnamenti: il primo è che la Ferrari in prova è campionessa del mondo, ma in gara no; il secondo è che ha due ottimi piloti, che sta distruggendo psicologicamente; il terzo è che le dimissioni di Binotto sarebbero il gesto corretto per l’incapacità di gestione della stagione, o almeno servirebbe l’assunzione di un vero team leader. Fatevi questi due nomi: Toto Wolff e Christian Horner e poi paragonateli a Mattia Binotto. La risposta è servita.

Preoccupa molto l’involuzione anche della Sauber, che aveva addolcito le domeniche dei tifosi elvetici nelle prime gare di questo Mondiale e che ora invece è alle prese con una crisi di risultati che lasciano l’amaro in bocca. Il ritiro di Bottas unito alla perdita di performance di Zhou sono la conferma del fatto che urgono rimedi. I pessimi rapporti personali tra Vasseur e Binotto non sono un mistero per nessuno, i contatti in corso con Audi possono essere un tema di parziale destabilizzazione, ma "il Sergente" deve lo stesso trovare il bandolo di una matassa contorta. Noi qualche domanda ce la facciamo sempre: come mai improvvisamente la Haas va così bene con i propulsori Ferrari e la Sauber no? Quanto c’entra la frattura avvenuta tra Stellantis e la Ferrari con la rinuncia alle motorizzazioni di Maranello sulle Maserati di serie? Quanto ha in più la Haas che addirittura pubblicizza l’assunzione di un motorista nel team, luogo di lavoro Maranello e non negli Stati Uniti? Qualcosa davvero non appare chiaro e la speranza è che presto dalla scuderia di Hinwil arrivi una risposta, in gara per cominciare.