Verstappen davanti alle due Ferrari nella griglia della qualifica sprint. Tutti a Spielberg con un occhio rivolto al presente e l’altro al futuro.
Spielberg è la casa di Red Bull. Il grande finanziamento che ha portato questa pista al livello che tutti conosciamo e apprezziamo è figlia di un munifico sponsor quale è Dieter Mateschitz, che in questa porzione di Stiria ha messo mano all’A1 Ring progettato da Hermann Tilke a metà anni Novanta e che necessitava di revisione e un nuovo concetto. Red Bull voleva che il tracciato fosse un luogo per le famiglie, la cui visuale fosse pressoché completa da qualsiasi angolazione, ricca di spazi per camper e roulotte e che il verdeggiante proscenio della Stiria ne uscisse arricchito e meglio conosciuto. La missione è pienamente riuscita e se avrete un giorno la possibilità di andarci di persona ne resterete affascinati nel complesso, pur se non per la qualità del disegno tecnico del tracciato, anche per via della brevità del percorso.
Ma parliamo ora di corse e piloti. Oggi le libere erano determinanti, in quanto domani si corre la qualifica sprint che designa lo schieramento per domenica, e anche se non è amata da tutti – semmai spesso è oggetto di critiche – resta un momento di battaglia migliore che non il giro secco. Ha dominato ancora una volta Verstappen, seguito nell’arco di un decimo di secondo da Leclerc e Sainz che confermano la bontà del progetto delle rosse, specie in qualifica. Quarto Perez, poi retrocesso dai commissari per sorpasso della linea gialla (al suo posto è stato promosso Russell). Si sono viste assai bene ancora una volta le Haas, mentre le Mercedes sono state meno brillanti, con Hamilton che è andato duramente a sbattere a muro e partirà nono domenica, danni permettendo.
Lo scorso weekend la notizia dei primi punti mondiali di Mick Schumacher ha fatto il giro del mondo: la commozione della sorella Gina Maria, l’affetto di milioni di fan, suoi e del papà. Un percorso emotivamente molto complesso il suo: essere un predestinato con tutti i vantaggi del caso, ma anche sottoposto a giudizi impietosi. La commistione tra le sue capacità e il valore oggettivo di marketing che rappresenta per la F1 rimangono temi assai delicati da affrontare. La sua Haas – e lo conferma anche ieri Magnussen – riceve il propulsore evoluzione della Ferrari, e non siamo certi che sia il medesimo di cui gode la Sauber. I pessimi rapporti personali tra Vasseur e Binotto non agevolano certo la fluidità delle relazioni, anche per questioni tecniche.
Alcune annotazioni, infine. Ieri la Q3 è stata fermata due volte per due uscite a muro sia di Russell sia, come detto, di Hamilton. I due episodi ci dicono che i due piloti abbiano dovuto spingere molto per portare la proprio monoposto a una prestazione accettabile. La seconda è la capacità innata di Verstappen di caricarsi emotivamente in modo autonomo: anche ieri solo negli ultimi secondi ha beffato i due ferraristi che stavano sognando una prima fila tutta rossa.
Quanto al futuro, nel 2026 entrano in vigore le nuove regole e motori per la F1, e c’è un poco di ritardo nell’emanazione del protocollo attuativo a causa di mille conflitti in corso. Ieri Helmuth Marko ha confermato che Volkswagen Group entrerà sia con Audi, sia con Porsche. Quest’ultima sarà la partner tecnica di Red Bull, con probabile annuncio ufficiale in autunno per i motivi sopra descritti. In assenza del capitolato tecnico le due marche a piena ragioni non se la sentono di chiudere contratti rilevanti in termini di denaro e carico temporale.
Ci si domanda invece ove vada Audi: noi possiamo solo sperare che un accordo con Sauber possa essere trovato. Altri contatti sono in corso e vertono sull’interruzione di filiere di fornitura di power unit Amg nel settore commerciale, quindi McLaren e Aston Martin. Tema un poco a incastro, a dire il vero.