laR+ Euro 2024

Pare un classico, ma non lo è

Molto forti a livello di club, Inghilterra (1 Mondiale) e Spagna (1 iride e 3 Europei, ma quasi tutti di recente) non sono ritenute grandissime Nazionali

11 luglio 2024
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Sembra un grande classico del calcio europeo, Inghilterra-Spagna. Ebbene, non lo è, a dispetto di certi numeri. Matematica e storia, d’altronde, sono materie molto diverse. Non solo è la prima volta che spagnoli e inglesi si incontrano in finale, ma è anche una delle prime volte in generale in competizioni ufficiali d’alto livello. Il motivo è semplice. Spesso, in passato, le due squadre non andavano molto avanti.

Basti considerare che fino al 2008, anno del primo trionfo spagnolo dell’era Xavi e Iniesta, le due Nazionali si erano portate a casa solo un trofeo a testa, giocando - tra l’altro - la competizione in casa: gli inglesi il Mondiale del 1966 (tra le proteste, per giunta, per il gol-non gol di Hurst ai tedeschi dell’Ovest), gli spagnoli l’Europeo del 1964, battendo in finale l’Unione Sovietica, la stessa squadra che si erano rifiutati di incontrare per questioni politiche nell’Europeo precedente (il primo della storia), d’altronde tra il Caudillo Franco e i comunisti non correva buon sangue.

Insomma, quarantaquattro anni di digiuno per gli spagnoli. Un digiuno che per gli inglesi non è ancora terminato. Non è un caso che le due avversarie dell’epoca nemmeno esistano più come nazione: una dissolta, l’altra tornata a essere unita. In mezzo ci sono qualificazioni mancate, tornei giocati male o semplicemente attraversati senza essere mai davvero tra i migliori, i favoriti.

Ad alterare la nostra percezione sull’idea del grande classico del calcio europeo sono i due campionati nazionali: il più ricco, la Premier League, e il più appariscente, la Liga, che per anni ha messo in vetrina i due supercampioni di inizio millennio, Cristiano Ronaldo e Messi, a sfidarsi nelle due grandi squadre del Paese, Real Madrid e Barcellona. Poi ci sono i numeri dei trofei internazionali vinti dai club. Incontestabili, ma che dicono solo un pezzo di verità sulle due Nazionali. In questa classifica (che considera Coppa Campioni/Champions League, la defunta Coppa delle Coppe, Coppa Uefa/Europa League e la giovanissima Conference League), la Spagna è prima con 41 vittorie, seguita proprio dall’Inghilterra con 33. I due Paesi, dal 2000 ad oggi, hanno quasi monopolizzato l’albo d’oro: 12 successi in Champions League per la Spagna (8 del Real, 4 del Barcellona) e 6 per l’Inghilterra (con quattro squadre diverse: Manchester City, Chelsea, Liverpool e Manchester United); 12 per le spagnole anche in Europa League (ben 7 del Siviglia), 4 delle inglesi a cui va aggiunta la Conference League 2023.

I due Paesi si sono anche alternati al primo e al secondo posto nel ranking Uefa (dove ora è seconda l’Italia, dietro agli inglesi) per 16 delle ultime 20 stagioni.

Ma, come si diceva, la storia è un’altra cosa. Nel caso di Inghilterra-Spagna è iniziata il 15 maggio 1929 allo stadio Metropolitano di Madrid. All’epoca, gli inglesi erano considerati i maestri del gioco (d’altronde l’avevano inventato loro) e l’evento fu ritenuto talmente importante da diventare la prima partita di calcio trasmessa via radio in Spagna. Fu una gara epica, con in porta per i padroni di casa il mitico Zamora: finì 4-3 per gli spagnoli, con gli inglesi per due volte in vantaggio, prima 2-0, poi 3-2. Ma nei dieci minuti finali Rubio e Goiburu ribaltarono il risultato: entrambe le reti vennero celebrate con un’invasione di campo. In Spagna non si parlò d’altro per settimane, in Inghilterra la notizia fu quasi ignorata. Meglio nascondere una sconfitta con una Nazionale nata da nemmeno dieci anni, se il tuo esordio ufficiale è datato 1872, quasi mezzo secolo prima (contro la Scozia, che è anche il primo incontro della storia tra due Nazionali). Il tempo della rivincita arrivò nel 1931, ad Highbury, con gli inglesi a seppellire di reti la porta di Zamora: finì 7-1.

Spagnoli e inglesi si incontrarono ancora solo 19 anni più tardi, al Mondiale del 1950 (il primo a cui partecipò l‘Inghilterra, che snobbò le prime tre edizioni perché non riteneva gli avversari alla sua altezza). Quel Mondiale, giocato in Brasile, è famoso per il Maracanazo, la vittoria in rimonta degli uruguaiani sui padroni di casa. Ma quella competizione fu un evento traumatico anche per gli inglesi, sconfitti 1-0 dai dilettanti degli Stati Uniti: una notizia era talmente incredibile che quando a Londra arrivò il dispaccio dal Sudamerica tutti videro nello “zero” un errore di battitura e si convinsero che fosse finita 10-1 per loro. Gli inglesi avrebbero ancora potuto qualificarsi battendo la Spagna con tre gol di scarto, persero invece 1-0 (gol del mitico Telmo Zarra).

Tra il 1960 e il 1980 gli inglesi infilarono una serie di sette vittorie consecutive contro la Spagna, di cui tre in gare ufficiali: l’andata e il ritorno del playoff per entrare all’Europeo del 1968 (poi vinto dall’Italia con l’Inghilterra terza) e il 2-1 dell’Europeo del 1980, non particolarmente storico in quanto entrambe, a quel punto del torneo, erano già eliminate.

La Spagna ruppe infine la maledizione nel 1981, vincendo per 2-1 un’amichevole giocata a Wembley. L’anno dopo le due squadre si ritrovarono contro proprio al Mundial spagnolo: finì 0-0, risultato che spense le ultime speranze inglesi di passare il turno, dando il pass per le semifinali alla Germania Ovest.

Dopo essersi a lungo perse di vista, Inghilterra e Spagna tornano a sfidarsi nei quarti di finale di Euro ’96 a Wembley. Finì 0-0, con gli inglesi poi vincitori ai rigori. In campo, al centro della difesa, c’era l’attuale ct Southgate, che pochi giorni più tardi sbaglierà in semifinale un rigore decisivo contro i tedeschi.

Passano altri 22 anni e sette amichevoli (4 successi spagnoli, 2 inglesi e un pareggio) prima di rivedere, nella neonata Nations League, le due squadre contro in una gara ufficiale. Sulla panchina c’è già Southgate (subentrato ad Allardyce nel 2016), quando l’8 settembre 2018, a Wembley, la Spagna vince 2-1. Un mese e una settimana dopo, il 15 ottobre, a Siviglia, gli inglesi si prendono la rivincita per 3-2 con doppietta di Sterling e gol di Rashford, due che avrebbero ancora l’età per essere a Euro 2024: era però un’altra Inghilterra, con in campo solo 5 dei possibili protagonisti della finale di domenica (Pickford, Trippier, Alexander-Arnold, Walker e Kane). Ma soprattutto era un’altra Spagna, con un altro allenatore, Luis Enrique (De la Fuente lo sostituirà dopo il flop del Mondiale in Qatar, con gli iberici eliminati ai rigori dal Marocco negli ottavi di finale) e letteralmente un’altra squadra. Di tutti quelli scesi in campo nel 2018, a Berlino potrebbero rivedersi i soli Nacho e Morata (che giocò solo 18 minuti).

All’Olympiastadion, domenica, sarà la seconda finale consecutiva per gli inglesi (dopo la dolorosa sconfitta a Wembley contro l’Italia di tre anni fa), la quinta in totale per gli spagnoli, che due finali di fila le hanno giocate e vinte nel 2008 e 2012. I primi, in caso di vittoria, potrebbero alzare una coppa che finora hanno visto solo tra le mani degli altri; se invece dovessero spuntarla i secondi si tratterebbe del quarto titolo (per ora, con loro, a tre, c’è la Germania). La Spagna, a quel punto, diventerebbe la Nazionale più vincente della storia degli Europei.