Nel calcio moderno non mancano i colpi da giocoliere, ma di certo nelle star fa sempre più difetto la personalità
Un pizzico soltanto di Musiala, una spolveratina di Mbappé, un’illusione di Wirtz, una presa di Bellingham, un’idea di Saka, un precipitato di Sabitzer, una nebulizzazione di Güler e una spruzzatina di Kvaratskhelia. Di Lukaku e Vlahovic, invece, nemmeno il sentore. Se gli Europei in corso in Germania fossero pietanze, non sussiste alcun dubbio che si tratterebbe di piatti destinati a chi, a tavola, è costretto a stare indietro con tutto. O a coloro che si fanno intortare da quegli chef che hanno capito tutto della vita, e meno roba ti mettono nel piatto più te la fanno pagare.
Le uniche specialità servite a cucchiai rasi, fatti due conti, sono stati fin qui unicamente i giovani spagnoli Nico Williams e Lamine Yamal, anche se a ben guardare – in realtà – si è trattato pure in questi casi soltanto di cucchiaini da caffè. I campioni più attesi alla vigilia della kermesse, infatti, si sono poi concessi con una parsimonia che parrebbe esagerata perfino a un guru dell’omeopatia.
Datemi pure del nostalgico, ma sarei disposto a pagare (se solo avessi dei soldi) per poter rivedere un campionato continentale cadere sotto il dispotismo di fuoriclasse come Platini, Zidane, Van Basten, Shearer, Xavi, Villa, o Griezmann, tutta gente capace – in tempi remoti come in epoche recenti – di lasciare sulla manifestazione un segno così profondo da far coincidere una data edizione del torneo col proprio nome e cognome.
Personalmente, non sono riuscito a capire i motivi che impediscono a chi scende in campo di prendersi la scena alla maniera dei grandi mattatori. Qualcuno dice che dipende dalla pressione a cui gli odierni divi devono far fronte, altri sostengono che il mancato spettacolo sia figlio del tatticismo esasperato, mentre non pochi incolpano la stanchezza al termine di una stagione lunga e logorante.
Tutte idee condivisibili, per carità, ma nessuno ipotizza che il busillis possa invece risiedere nella mancanza di carattere degli atleti di oggi. I colpi di classe, non c’è dubbio, li posseggono, e spesso ne fanno sfoggio. Nella maggior parte dei casi, però, lo fanno contro avversari di bassa lega: quando invece il gioco si fa duro – e oltre ai numeri da circo è richiesta anche la personalità – mi pare che i moderni eroi del pallone tendano un po’ a nascondersi, se non addirittura a svanire. E in questo senso, l’annunciato ritiro di Toni Kroos suona davvero come una tragedia: come veder scomparire dai grotti il minestrone, sostituito – l’ho visto coi miei occhi – dal sushi.