L'edizione numero 11 della Grande Boucle, che scatterà il 29 giugno da Firenze, ha in cartellone ben tre tappe nel Belpaese
Cent’anni fa il Tour de France lo vinceva un italiano, quel pioniere fu Ottavio Bottecchia che, dopo aver sfiorato il successo nell’edizione precedente, arrivò finalmente a Parigi in maglia gialla, simbolo del primato. Nel centenario di quell’evento, la corsa a tappe più prestigiosa al mondo partirà dunque quest’anno dall’Italia per la prima volta nella sua lunghissima storia: siamo infatti giunti all’edizione numero 111.
Accadrà domani, 29 giugno, con lo start dato a Firenze e l’arrivo previsto in quel di Rimini. Si proseguirà con la tappa Cesenatico-Bologna, poi con la Piacenza-Torino e infine, dopo essere partita da Pinerolo, la carovana arriverà in Francia, con traguardo a Valloire. Insomma, ben tre tappe e mezzo in Italia: mai in precedenza la Grand Boucle era stata ospite del Belpaese per così tanti giorni.
Chissà come vivranno gli italiani questo weekendone di giallo estivo, abituati invece al rosa di maggio del Giro d’Italia? L’affetto e la passione della gente per le strade si sentiranno ugualmente? O saranno magari addirittura maggiori?
A Firenze si omaggerà Gino Bartali, nato precisamente a Ponte a Ema, dove oggi c’è un museo a lui interamente dedicato. Ginettaccio di Tour de France ne ha vinti due, a distanza di dieci anni, nel 1938 e nel 1948. Andrà però ricordato anche Gastone Nencini, venuto al mondo qualche chilometro più in là: lui a Parigi trionfò invece nel 1960. In città oggi due piazze, vicinissime fra loro, portano il nome di questi campioni.
Saranno fra l’altro presenti al via ben tre nipoti di Bottecchia, i fratelli Domenico e Franco Bottecchia e il cugino Renato Zarpellon, la cui nonna paterna era la sorella di Caterina, la moglie del ciclista che in carriera vinse due volte il Tour, per poi morire giovane dopo un incidente misterioso, capitato lungo una strada non distante da dove viveva.
Sulla morte di Bottecchia, che era vicino agli ideali socialisti di Turati, esistono ancora delle ombre fasciste: il caso non è mai stato definitivamente risolto, e anche in famiglia girano versioni discordanti. È un vero peccato che il Tour non passi per le sue zone, cioè quella terra di confine tra il Veneto – dove è nato – e il Friuli, dove venne a mancare. Ma, evidentemente, non è stato possibile trovare un accordo tra organizzazione e istituzioni locali.
La puntata di Cesenatico sarà dedicata invece a Marco Pantani, che nel 1998 emozionò tutti – appassionati e non – con la doppietta Giro d’Italia e Tour de France. Anche il povero Marco ha avuto, come Bottecchia, una vita breve e una morte fitta di piccoli misteri: venne trovato senza vita nel 2004 nella camera di un residence riminese.
Domenica si passerà anche per Ravenna, città nella quale è nato Michele Gordini, un altro protagonista del ciclismo eroico. Gareggiò con Bottecchia, e gli fu amico. Pur senza mai vincere il Tour, seppe entusiasmare i francesi, Gordini ebbe una vita da leggenda, con due mogli e diciassette figli.
Combatté nella Prima Guerra Mondiale e conobbe Ernest Hemingway: apparve fra l’altro – come personaggio – in alcune pagine di Addio alle Armi. Fino al 9 luglio, in Piazza del Popolo, ci sarà una mostra a lui dedicata.
Oggi, suo figlio Bartolomeo Gordini è uno dei più apprezzati maestri italiani di boxe: ricorda molto il Clint Eastwood di Million Dollar Baby, e quando si entra nella sua palestra di provincia sembra di essere a Cuba.
Lunedì si passerà da Tortona, città natale del re degli ultimi, vale a dire Luigi Malabrocca: nessuno – finché quella speciale classifica non venne abolita – ha conquistato più maglie nere di lui. Non lontano sorge Castellania Coppi, unico comune in Italia che ha preso nome da uno sportivo.
Lì tutto è dedicato al Campionissimo, dal museo al municipio, dal ristorante in piazza a una cantina di vini gestita da alcuni suoi eredi. Infine, per chiudere questa edizione speciale de Le Tour Italia – con questo nome c’è anche un sito internet ufficiale – si transiterà dal Sestriere.