Ciclismo

Dopo il Giro, Pogacar vuole anche il Tour

Scatta il 29 giugno da Firenze l'edizione numero 111 della Grand Boucle. Oltre allo sloveno e a Vingegaard, presenti tutti i migliori del mondo del pedale

In sintesi:
  • Lo sloveno Tadej Pogacar, dopo il Giro conquistato in maggio, vuole imporsi anche alla Grande Boucle
  • È dal 1998 che nessuno riesce a centrare la doppietta Giro-Tour: l'ultimo fu Marco Pantani
  • Interessante e impegnativo il tracciato che, in tre settimane, porterà la carovana da Firenze a Nizza
28 giugno 2024
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In cerca di una doppietta che manca ormai dal 1998, quando a centrare l'accoppiata Giro-Tour fu Marco Pantani, Tadej Pogacar è senz'altro il grande favorito della Grande Boucle che comincerà domani, 29 giugno, a Firenze. Il suo più grande rivale – cioè il danese Jonas Vingegaard, vincitore negli ultimi due anni – si presenta alla partenza in una forma tutta da verificare: in teoria si è del tutto ripreso dai postumi della caduta rimediata in aprile nei Paesi Baschi, ma a certificare il suo completo recupero sarà soltanto la strada. In compenso, a cercare di limitare l'azione dello sloveno e della sua fortissima squadra – la Uae - saranno presenti tutti i migliori attori del ciclismo odierno.

Per la prima volta nella storia, sarà l'Italia - nazione che ama il pedale - a ospitare il Grand départ, per la precisione Firenze, culla del Rinascimento. Un'altra novità sarà la sede in cui la corsa si concluderà: al termine delle canoniche tre settimane di fatica, i corridori taglieranno l'ultimo traguardo non a Parigi come da tradizione, ma in quel di Nizza. La capitale, infatti, il 21 luglio sarà già alle prese coi preparativi per gli imminenti Giochi olimpici (apertura il 26 luglio). L'ultima frazione sarà dunque una crono dal Principato di Monaco a Nizza.

Di prestigio, come detto, la lista di partenza, che vede iscritti - oltre a Pogacar e Vingegaard – atleti come Remco Evenepoel e Primoz Roglic, possibile outsider per il successo finale, ma anche campioni del calibro di Mathieu van der Poel e Wout Van Aert, che punteranno alle vittorie di tappa. È la prima volta che questi sei moschettieri saranno tutti presenti alla medesima corsa: e si tratta davvero di un caso fortunato, tenuto conto di tutti i gravi incidenti in gara che hanno costellato la scorsa primavera. A mancare, insomma, sarà soltanto Julian Alaphilippe, per il dispiacere dei francesi, che già si sentono orfani di Thibaut Pinot, che si è ormai ritirato. Per vedere di nuovo un enfant du pays vincere il Tour, dunque, bisognerà ancora aspettare almeno un altro anno.

C‘è molta curiosità innanzitutto sul 24enne Evenepoel – campione del mondo a cronometro e iridato su strada nel 2022 -, che prenderà parte alla sua prima Grande Boucle. Di più libertà rispetto al passato godrà poi Primoz Roglic che, avendo cambiato squadra (è passato alla Bora), non dovrà più sottostare alle gerarchie che regnavano alla Visma, dove il suo capitano era un pezzo da 90 come Vingegaard. Lo sloveno era andato vicino al trionfo nella classifica generale già quattro anni fa, quando la maglia gialla gli fu sfilata dal connazionale Pogacar proprio nell'ultima prova contro il tempo.

Il danese Vingegaard, campione nelle ultime due edizioni, potrebbe centrare una strepitosa tripletta: a causa di una spaventosa caduta nei Paesi Baschi a inizio aprile (fratture multiple a costole e clavicola e pneumotorace) è però restato ben tre mesi senza correre, e ciò non gioca certo a suo favore. Più probabile, almeno secondo i pronostici della vigilia, sarà vedere sul gradino più alto del podio Pogacar, che vuole come detto abbinare il Tour al Giro conquistato in maggio. Un exploit, riuscito soltanto a sette uomini nella storia, che non si verifica da ben 26 anni, quando a ottenerlo fu l'italiano Pantani. Gli altri campioni a esserci riusciti sono mostri sacri come Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Roche e Indurain. La missione, per Pogacar, è già compiuta a metà: ha infatti stradominato il Giro, che ha chiuso con addirittura 10 minuti di margine sul più vicino inseguitore. Non che gli manchino, ben inteso, le capacità per imporsi anche in Francia: il Tour lo ha già vinto infatti nel 2020 e nel 2021, ma nelle due ultime stagioni ha dovuto arrendersi a Vingegaard, che in montagna si è dimostrato più forte di lui. In compenso, lo sloveno è molto più performante del danese a cronometro, e in calendario ci saranno ben due prove contro il tempo: staremo a vedere.

A far pendere la bilancia a favore di Pogacar c’è anche il fatto che la Visma - la formazione di Vingegaard - non è più tiranneggiante come lo scorso anno, quando conquistò tutti e tre i più grandi giri a tappe. Anzi, nel 2024 pare perseguitata dalla sfortuna, mentre lo sloveno è la punta di diamante di un autentico Dream Team che annovera campioni del calibro di Yates, Ayuso e Almeyda. L'unica incognita, per il 25enne Tadej, sarà la sua capacità di adattamento alle alte quote, che mal sopporta, specie quando fa molto caldo. Quest'anno infatti si salirà parecchio, specie in occasione della 19a frazione, quando il gruppo si ritroverà a dover scalare in successione il Col de Vars (2'109 m) e la Cime de la Bonnette (punto più alto del Tour coi suoi 2'802 m) prima di arrampicarsi verso il traguardo posto a Isola 2000. Salite tagliagambe saranno pure i celebri Galibier (2'642 m, da affrontare nella quarta tappa) e il Tourmalet (2'115), in cartellone quando la carovana raggiungerà invece i Pirenei.

Esplosive si annunciano già le prime due frazioni: sabato si avrà il maggior dislivello dell'intera storia del Tour per quanto riguarda il primo giorno di gara (3'700 metri), e anche domenica non si scherzerà, con la doppia ascensione del Colle di San Luca. Altre tappe interessanti saranno la crono lungo i vigneti fra Nuits-Saint-Georges e Gevrey-Chambertin – da affrontare il giorno dopo il Galibier, oltre a una frazione molto promettente nel Massiccio Centrale verso Le Lioran e ovviamente il percorso di attraversamento dei Pirenei. A fare l'ultima selezione saranno poi le conclusive tappe alpine e l'impegnativa crono fra Montecarlo e Nizza, che come detto assegnerà il trofeo domenica 21 luglio: gli organizzatori sperano che si riveli entusiasmante come quella che vide duellare Laurent Fignon e Greg Lemond, sugli Champs-Elysées 35 anni fa.